Mi trovo a passare da Jacksonville, nel Nord della Florida. Una di quelle città americane utili solo per passarci una notte e spezzare i lunghi trasferimenti. In un motel, o – meglio ancora – in uno dei tanti whiskey bar.
Così pensavo, e così ho fatto. Sbagliando di grosso, non sul whiskey bar che era fantastico, ma sulla inutilità dell’esperienza.
Faccio conoscenza al bancone del bar, il nuovo amico ‘mericano è interessato alla mia t-shirt brandizzata Whisky Club Italia. Si indossavo una t-shirt, perché qui ho trovato 28°C, cinquanta in più rispetto al gelo del Kentucky di pochissimi giorni prima. La vera notizia è che non ho ancora preso il raffreddore, merito sicuramente della dieta americana ricca di vitamine 🙁 .
Gli racconto delle nostre attività, gli dico che la mia esplorazione in Florida è dedicata ad un altro distillato, il rum, e alle tante piantagioni di canna da zucchero. E, jeez, lui non perde un secondo e parte a cannone a raccontarmi la vera storia di Bill McCoy.
Il famoso contrabbandiere – rum-runner o bootlegger che lo si voglia chiamare – impegnato a dissetare gli americani durante il Proibizionismo, ha fatto le sue fortune prima alle Bahamas, poi davanti alla costa del New Jersey. Ma era in realtà originario di questa parte degli Stati Uniti, avendo sviluppato le sue abilità di marinaio nel tratto di costa della Florida compreso tra Jacksonville, Daytona e St.Augustine.
Mi piacerebbe farla breve, ma non riesco, ci abbiamo tirato notte.
Piero Angela avrebbe scritto
William Frederick McCoy, detto Bill, è nato il 17 agosto 1877 a Syracuse, NY, da William B. e Mary Elizabeth McCoy.
Ha frequentato la Pennsylvania Nautical School a bordo della USS Saratoga a Philadelphia, PA, diplomandosi tra i migliori della sua classe. Ha poi servito per diversi anni come secondo e quartiermastro a bordo di varie navi della Marina. Nel 1900, la famiglia McCoy si trasferì a Holly Hill, una piccola città appena a nord di Daytona, in Florida.
William e suo fratello Ben gestivano una azienda di servizi di barche a motore, un cantiere navale a Daytona e uno a Jacksonville. Nel 1918, McCoy si era creato una reputazione come abile costruttore di yacht. A partire dal 1920, con la loro attività in difficoltà e il proibizionismo in vigore, i fratelli entrarono nel business del rum, contrabbandando liquori dalle Bahamas verso la “Rum Row“, un tratto di mare al di fuori del limite delle tre miglia, da Montauk, Long Island, ad Atlantic City, New Jersey.
Nel novembre 1923, McCoy fu arrestato dalla Guardia Costiera degli Stati Uniti, anche se in acque internazionali, e alla fine si dichiarò colpevole e scontò nove mesi in una prigione del New Jersey. Da quel momento in poi McCoy e suo fratello continuarono l’attività di costruzione di barche in Florida.
William McCoy morì il 30 dicembre 1948 sulla sua imbarcazione Blue Lagoon a Stuart, Florida, all’età di 71 anni, per complicazioni cardiache dovute ad un avvelenamento alimentare.
Il buono, il brutto e il cattivo
Non ce ne voglia il compianto Piero nazionale, ma noi la storia la scriviamo in modo diverso, parlando di tre protagonisti.
Il brutto, lo Stato Federale Americano, che con il XVIII emendamento e il Volstead Act, aveva sancito nel 1920 il bando sulla fabbricazione, vendita, importazione e trasporto di alcool; il Nobile Esperimento come lo chiamavano loro, il Proibizionismo come preferiamo appellarlo noi, che ci sentiamo privati dei nostri diritti fondamentali.
Il cattivo, Al Capone, che durante i “ruggenti anni venti” aveva creato la sua fortuna attraverso la violenza – il gangsterismo – e i proventi illeciti del traffico di alcol, di pessima qualità, importato principalmente dal Canada.
Poi c’è lui, il buono, Bill McCoy, che divenne noto come uno dei pochi contrabbandieri gentiluomini dell’era del proibizionismo. Sempre attento a vendere distillati di qualità, mai tagliati con alcol a basso costo, era apprezzato per la sua correttezza.
Sappiamo come finisce il film, tutti e tre tentano di mettere le mani sul bottino, sino al triello finale. Diverso l’epilogo nel mondo reale. Con la fine del proibizionismo, abrogato nel 1933, il bottino se lo guadagnerà tutto il Brutto, che potrà tornare ad incassare quantità esagerate di accise.
La goletta «Tomoka»
Bill e il fratello avevano intuito il potenziale per il commercio legale di alcol al largo, appena fuori la linea delle tre miglia che contrassegnava il limite territoriale dell’America.
Bill convinse il fratello a vendere la loro attività e, con i soldi dei primi fruttuosi commerci clandestini, ad acquistare la goletta “R.Henry Marshall”, poi ribattezzata “Tomoka“, un 130 piedi a cui poi avrebbe apportato modifiche per aumentarne potenza e agilità. Iscrisse l’imbarcazione nel registro Britannico e Francese, allo scopo di evitarne il sequestro.
L’imbarcazione, a pieno carico, veniva posizionata all’inizio delle acque internazionali delle Bahamas e accoglieva, come fosse un negozio galleggiante, le numerose imbarcazioni degli americani intenzionati ad acquistare liquori. Bill si era specializzato nella vendita di whisky di alta qualità.
Mi viene in mente, a questo punto, l’approfondimento che avevamo fatto durante il #whiskytasting Glenrothes, quando avevamo dato a McCoy il merito della prima importazione dello scotch Cutty Sark negli USA, cosa che avrebbe trascinato il brand – nato nel marzo 1923 – sino a diventare lo scotch whisky più venduto in America. La reputazione del capitano McCoy nel trattare solo i migliori liquori ha fatto sì che Cutty Sark, in soli pochi mesi, venisse soprannominato “The Real McCoy“.
Dopo il successo iniziale, il tentativo di McCoy di allargare la flotta fallì per colpa degli equipaggi inesperti, una nave venne sequestra e un’altra rimase gravemente danneggiata. McCoy, quasi in bancarotta, decise di rischiare e di avvicinarsi alla costa del New Jersey. Li trovò acquirenti impazienti e, con un solo viaggio, rimise in sesto i suoi conti.
Tutto continuò bene per tre anni, sino al giorno in cui gli agenti federali e la guardia costiera decisero di superare il limite territoriale delle 3 miglia e, dopo qualche colpo di arma da fuoco, di sequestrare l’imbarcazione Tomoka, trovando a bordo solo 200 casse di whisky delle 4.200 che erano state inizialmente caricate.
I giorni del rum-runner Real McCoy erano giunti al termine.

Gli Smuggler Ham Sack
Ok proteggere la goletta nelle acque internazionali, ma come facevano gli avventati clienti a non farsi beccare durante il loro viaggio di ritorno verso la terraferma?
Prima di tutto la velocità, piccole agili imbarcazioni che erano in grado di dribblare facilmente le grandi motovedette. Poi, come sempre, il genio di Bill, che ha inventato il sacco di prosciutto del contrabbandiere, nome derivato dalla forma del pacco e dalla tela utilizzata, simile a quella di un prosciutto confezionato.
Il Sack consisteva in una pila piramidale di 6 bottiglie, 3+2+1, protette da paglia e avvolte strettamente in un robusto telo di juta riempito di abbondante sale. La forma piramidale consentiva un efficace stivaggio e un veloce trasbordo da una imbarcazione all’altra.
In caso di avvicinamento delle vedette delle autorità, i sacchi venivano buttati a mare e precipitavano immediatamente sul fondo per il peso del sale. Gli agenti non trovavano nulla a bordo e si allontanavano.
A questo punto era sufficiente attendere che l’acqua del mare sciogliesse il sale per vedere ritornate a galla tutte le bottiglie.
Geniale.


Il verbale della cattura
Il 23 novembre 1923, il cutter della Guardia Costiera Statunitense Seneca, ebbe l’ordine di catturare Bill McCoy e la Tomoka, anche se in acque internazionali. L’articolo del New York Times che riportava la cattura e l’accusa di McCoy descriveva l’incidente:
Il rapporto mostrava che il Tomoka era stato abbordato per la prima volta dal tenente comandante Perkins del cutter della Guardia Costiera Seneca, che ordinò all’equipaggio di tacere. La prua della goletta Tomoka fu quindi rivolta verso il mare e quando il comandante del cutter notò il movimento, esplose un colpo d’arma da fuoco sulla prua del Tomoka. Che rispose al fuoco con una mitragliatrice installata sul ponte di prua. I mitraglieri corsero al riparo quando i proiettili della Seneca cominciarono a cadere così vicino al loro bersaglio che gettarono degli spruzzi sul ponte della Tomoka.
McCoy così ha descritto l’inseguimento che ha portato alla sua cattura:
Quando la Tomoka fu abbordata dalla Seneca, sotto la copertura dei suoi cannoni, salpai immediatamente e fuggii con la parte delle guardie che erano salite a bordo – un tenente, un nostromo e tredici marinai – e solo su loro richiesta li rimisi a bordo della Seneca. Mi sono arreso dopo che il Seneca mi aveva sparato contro proiettili da quattro pollici.
Quando gli è stato chiesto quale difesa avesse intenzione di adottare durante l’udienza prima del processo, McCoy rispose:
Non ho storie da raccontare. Ero al di fuori del limite delle tre miglia, vendendo whisky, un whisky maledettamente buono, a chiunque volesse comprarlo.
Invece di un lungo processo, Bill McCoy si dichiarò subito colpevole. Rimase libero su cauzione fino al 1925 quando scontò nove mesi di carcere nel New Jersey. Ma un guardiano comprensivo gli permise di trascorrere la maggior parte del tempo in un albergo, dove era libero di andare e venire a suo piacimento.
Al momento del rilascio, scoprì che la concorrenza della mafia era troppo forte per lui. Tornò in Florida e investì i suoi soldi nel settore immobiliare. Lui e suo fratello continuarono l’attività di costruzione di barche e viaggiarono spesso su e giù per la costa.
Dallo shop
Come accompagnare questa lettura se non con un paio di dram del rum The Real McCoy? Pensato e realizzato a Barbados dalla distilleria Foursquare, rispetta il santo credo del contrabbandiere gentiluomo: qualità e nessun ingrediente aggiuntivo.