Un articolo diviso in sei parti, sullo spunto della degustazione di un dram di whisky, che approfondisce il tema del significato dell’assunzione di alcol dal punto di vista medico.
Il linguaggio è privo di termini strettamente ‘corporativi’, vuole solo fornire informazioni accurate e precise nel descrivere il percorso dell’alcol nel corpo umano, con le sensazioni, le emozioni e i processi chimici e fisici che provoca.
Con la simpatia di un piacere condiviso e la consapevolezza di conoscere però bene l’alcolico amico.
In sintesi, un viaggio che coinvolge corpo e mente, non per arrivare a una conclusione, ma per presentare il paesaggio che lo accompagna. Senza giudizi.
Giulio Pezzo, specialista in medicina interna, ha una grande passione per il whisky, che si è esaltata nella visita delle distillerie di Islay.
Un dram di whisky: il dubbio, l’equilibrio:
Un dram di whisky: il dubbio, l’equilibrio – Parte seconda
- Whisky, ‘acqua di vita’
- Benefici e rischi
- Cinema, cultura e… realtà
- E se bevo troppo… la dipendenza
Segue la parte prima
Whisky, ‘acqua di vita’
Senza dimenticare la problematica sul consumo di alcol, cerchiamo quali sostanze ritenute ‘benefiche’ sono presenti nella nostra “acqua di vita”, così nominata da irlandesi e scozzesi per le sue proprietà medicinali. Negli USA, durante il proibizionismo (1920-1933), il whisky è stata l’unica bevanda alcolica consentita a condizione di avere una prescrizione medica: elemento, questo, strettamente correlato al territorio e alle motivazioni politiche e commerciali di quel periodo storico.
Come nel vino, anche nel whisky ritroviamo il resveratrolo1 ma, come già detto, in quantità talmente basse che l’azione dell’alcol sovrasta gli effetti positivi.
Gli antiossidanti come appunto il resveratrolo, combattono i radicali liberi (la prima causa di invecchiamento cellulare) e seguendo questa linea poiché la nostra bevanda alcolica contiene anche un antiossidante chiamato acido ellagico, il whisky potrebbe potenzialmente aiutare a ridurre il rischio di cancro.
E ancora, la nostra bevanda contiene acido folico, vitamina B6, B12 e niacina, fondamentali per la salute del cuore e del sistema nervoso. Inoltre, ha un effetto antinfiammatorio, grazie alla presenza di polifenoli, che proteggono il cuore e riducono il rischio di malattie cardiovascolari. Rispetto ad altre bevande alcoliche, il whisky è poi a basso contenuto calorico ed è privo di grassi e colesterolo, non contiene carboidrati e quindi non influenza i livelli di zucchero nel sangue.
Combattuti fra leggende metropolitane ed evidenze scientifiche, possiamo così definire alcune possibili proprietà benefiche del whisky che in modo entusiastico possono essere riassunte nel detto popolare americano “tutto quello che non cura il whisky non può essere curato”. Affermazione forte e, forse, assai discutibile.
Benefici e Rischi
Analizziamo quindi quali possano essere i rischi e I benefici. Naturalmente in questo ambito non prendiamo in considerazione tutte le sostanze presenti nella testa della distillazione di whisky, cioè nella parte iniziale del liquido che si ottiene quando si fa bollire il wash (il mosto fermentato) in un alambicco. Le conseguenze mediche dell’ingestione di queste sostanze possono essere gravi e variare secondo la quantità e la qualità degli alcoli: fra le più conosciute la cecità determinata dal metanolo. Per evitare questi rischi, i produttori di whisky scartano la testa della distillazione.
Un primo beneficio del whisky è collegato alla memoria: gli antiossidanti contenuti nel nostro whisky aiutano a migliorare la salute del cervello, sempre a patto che l’alcol che vi giunge non sia in quantità eccessiva. Il nostro fegato, se sottoposto a un carico eccessivo di alcol, non riesce a metabolizzarlo completamente, lasciandone in circolo un quantitativo che sovverte e inficia l‘equilibrio dei nostri organi e apparati.
Navigando negli scritti si trova che uno dei possibili benefici del whisky sulla salute umana è collegato alla salute del sistema nervoso.
Secondo uno studio del 2005 del Beth Israel Deaconess Medical Center, gli adulti che consumano moderatamente bevande alcoliche manifestano un’incidenza bassa di demenza. Da qui potremmo estrapolare, in una visione più che ottimistica, che un consumo moderato di whisky potrebbe ridurre la demenza, migliorando le funzioni cognitive: deduzione estrema molto pericolosa, che potremmo accettare solo come ipotesi di lavoro e che va del tutto dimostrata e comprovata scientificamente.
Un altro beneficio è la prevenzione dell’ictus ischemico.
Questo è tra i più interessanti, poiché mentre un consumo equilibrato aiuterebbe a ridurre la sua incidenza, un consumo eccessivo può addirittura aumentare la possibilità dell’ictus.
L’ictus può essere di due tipi: ischemico o emorragico, a seconda che l’arteria cerebrale sia ostruita o ridotta in condizioni non buone. L’ictus è la manifestazione clinica di una problematica cerebrale, la cui causa può essere determinata da un trombo/embolia (ostruzione solida nel primo caso oppure gassosa nel secondo) o da una emorragia cerebrale, mentre un’occlusione a livello delle arterie coronariche del cuore può determinare un infarto cardiaco.
E qui interviene l’alcol in grado di modulare l’azione della coagulazione del sangue in diversi modi, secondo la quantità e la frequenza con cui viene consumato.
In generale, l’alcol può interferire con il processo di coagulazione in due modi: riducendo il numero di piastrine nel sangue, interferendo con la produzione di cellule del sangue nel midollo osseo e riducendo l’aggregazione piastrinica, cioè la capacità delle piastrine di attrarsi e impilarsi una all’altra.
Questo significa che, se consumato in dosi adeguate, l’alcol può fluidificare il sangue. Potrebbe, quindi, ridurre il rischio di formazione di coaguli che possono ostruire le arterie e causare malattie cardiache (infarto miocardico) e ictus cerebrali provocati da ostruzioni nei vasi sanguigni (ictus ischemico).
Tuttavia, questo effetto è di breve durata e si manifesta solo con dosi moderate di assunzione di alcol.
Ma eccedere con l’alcol potrebbe voler dire aumentare il rischio di sanguinamento per il tipo di ictus causato da emorragia cerebrale (ictus emorragico).
L’alcol e il colesterolo sono due sostanze che hanno una relazione complessa e non del tutto chiara. Alcuni studi suggeriscono che un consumo moderato di alcol, in particolare di vino rosso, possa avere effetti benefici sul colesterolo buono (HDL) e sulla salute cardiovascolare. Ma un consumo eccessivo o cronico di alcol può aumentare il colesterolo cattivo (LDL) e i trigliceridi, causando danni al fegato, al cuore e ad altri organi.
L’alcol ingerito viene metabolizzato dal fegato e convertito in colesterolo e trigliceridi: quindi, maggiore è il consumo di alcol più elevati sono i livelli dei trigliceridi e del colesterolo. Inoltre, i trigliceridi in eccesso iniziano ad accumularsi nel fegato, causando la steatosi epatica. Che, a sua volta, altera il funzionamento del fegato c non è più in grado di eliminare il colesterolo in eccesso, con il conseguente aumento dei livelli nel sangue.
Cinema, cultura e… realtà
Come non ricordare aspetti, che definirei romantici, di racconti o di immagini di pellicole, di film di un dopotutto recente passato, dove l’unico mezzo per calmare il dolore, in assenza di antidolorifici, era l’uso del whisky?
O ricordare l’abitudine, tuttora ancora presente nella nostra cultura, di proporre un bicchiere di una bevanda alcolica, di qualcosa di ‘forte’ di fronte a una improvvisa situazione emozionalmente importante.
Usato con moderazione, il whisky può ridurre lo stress e calmare i nervi: la combinazione di rallentamento dell’attività cerebrale e aumento della circolazione è essenziale per il raggiungimento della tranquillità.
Al contrario di come molti pensano, non è necessario berne grandi quantità per beneficiare dell’effetto. In situazioni particolarmente stressanti, un tranquillo equilibrato consumo moderato di whisky aiuta a calmare i nervi.
Inoltre, l’alcol ha un effetto complesso sulla digestione, che dipende dalla quantità, dal tipo e dal momento in cui viene consumato: può stimolare l’appetito e le secrezioni gastriche, rendendo più facile la digestione dei cibi, sempre se assunto in quantità modiche prima o dopo i pasti.
Per contro, se assunto in quantità elevata o a digiuno può rallentare lo svuotamento dello stomaco, prolungare il tempo di digestione creando pesantezza, gonfiore e sensazioni di bruciore. Per chi soffre già di reflusso gastroesofageo, colite o colon irritabile, può provocare un peggioramento della sintomatologia delle malattie. E infine, può interferire con l’assorbimento di nutrienti come vitamine e minerali.
Una ricerca condotta nel 1998 mostra poi che l’equivalente di uno shot di whisky alla settimana aumenta il livello di antiossidanti nel corpo, sviluppando le difese del corpo: è innegabile che l’alcol possa aiutare, per esempio, a uccidere i batteri in gola.
Per chi pratica sport intenso, l’eccesso di whisky può sortire tre effetti indesiderati.
Il primo interessa l’idratazione, poiché l’alcol provoca un aumento della minzione ,con maggior tendenza alla disidratazione corporea (già compromessa dalla sudorazione per l’attività sportiva). In secondo luogo, il consumo serale di whisky può modificare significativamente i cicli del sonno, limitando il riposo notturno e compromettendo certi flussi ormonali. Infine, ricordiamo che l’alcol etilico è un potente ipoglicemizzante, ragion per cui il consumo di whisky prima o dopo l’attività sarebbe responsabile del peggioramento della prestazione atletica e della capacità di recupero nel breve termine.
E se bevo troppo… la dipendenza
Come non ricordare, infine, tutto quello che un’ingestione scriteriata di alcol causa al nostro cervello e alla nostra psiche.
A breve termine l’alcol può provocare euforia, disinibizione, alterazione della percezione e del giudizio; a lungo termine l’alcol può causare dipendenza, disturbi psichiatrici come depressione, ansia, psicosi e demenza.
Il problema enorme del consumo cronico di alcol riguarda il suo possibile abuso: l’alcolismo è caratterizzato da alterazioni comportamentali, fisiche e psichiche causate dal consumo continuativo o periodico di quantità elevate, i cui effetti interferiscono pesantemente con la salute e la vita lavorativa, relazionale e sociale della persona.
È una vera e propria dipendenza2: infatti, una brusca interruzione del suo consumo causa una sindrome da astinenza caratterizzata da tachicardia, tremori, nausea e vomito, agitazione, allucinazioni e convulsioni. L’alcolismo è una malattia cronica e recidivante, che richiede un trattamento adeguato e personalizzato: nei casi più lievi la sindrome si presenta clinicamente con ansia, ipertensione, tachicardia e tremori, soprattutto alle mani. Ma nei casi più gravi si manifestano allucinazioni visive e uditive, fino a giungere al delirium tremens (tremori diffusi, stato confusionale, vistosa sudorazione, allucinazioni e tachicardia). La dipendenza si manifesta quando il consumo di bevande alcoliche diventa eccessivo, compulsivo e incontrollabile, nonostante i danni che provoca alla persona e al suo ambiente.
Come tutte le droghe, l’alcol può portare anche alla morte: se la concentrazione di etanolo nel sangue supera il limite di 4 grammi per litro sopraggiunge il coma etilico, con arresto cardiocircolatorio o arresto respiratorio.
Chi è dipendente ha sviluppato una tolleranza alla sostanza, ha bisogno di dosi sempre maggiori per ottenere lo stesso effetto e una dipendenza fisica, cioè prova sintomi di astinenza se interrompe o riduce l’assunzione di alcol.
La valutazione fra potenziali danni e benefici di un sospirato dram di whisky continua a essere posizionata su una difficile linea di equilibrio, che risente di molteplici aspetti, non ultimo, dell’ambiente, degli amici, dell’umore in cui mi trovo quando decido di bere.
Tutto questo mi può far valutare le informazioni, che vi ho appena fornito, come utili o del tutto prive di forza per un cambiamento di rotta.
Un dram di whisky.
Rimane il dubbio… la ricerca di un equilibrio.
Continua … parte terza
1 Il resveratrolo è una sostanza classificata come antiossidante, dalle proprietà benefiche sul sistema cardiovascolare: aumenta la circolazione sanguigna aiuta il cuore a rimanere in buona salute.
2 La dipendenza si manifesta quando il consumo di bevande alcoliche diventa eccessivo, compulsivo e incontrollabile, nonostante i danni che provoca alla persona e al suo ambiente.