Weekly Dram 24.20
Dati i legami con l’impero britannico, sicuramente non stupisce che anche l’Australia abbia una lunga storia legata alla distillazione del whisky.
Partendo dalla prima distilleria (legale) aperta nel 1822, oggi se ne contano sul territorio oltre 300, sebbene quelle presenti con imbottigliamenti propri siano molte meno, nell’ordine della cinquantina. La storia del whisky australiano ha subito un po’ gli stessi travagli di quella del Regno Unito, essendone rimasta collegata a doppio filo fino agli anni ’80, quando ci fu la chiusura della quasi totalità delle distillerie che erano di proprietà britannica.
La rinascita inizia nel decennio successivo, grazie alle pressioni di Bill Lark sul governo australiano perché togliesse il limite minimo (piuttosto alto) imposto alle quantità di distillato prodotto, aprendo di fatto la strada alle distillerie artigianali come quella che lui aprì nel 1992, portando il suo stesso nome.
Oggi la maggior parte delle distillerie è concentrata in Tasmania, ma le si trovano sparse un po’ per tutto il continente, e oggi vi parlo di Starward, con sede a Melbourne, il cui progetto nasce nel 2007 con l’intenzione di produrre whisky al 100% australiano, ivi incluse le botti di invecchiamento provenienti dalle numerose case vinicole locali.
Lo Starward Nova è un po’ il biglietto da visita della distilleria, nato nel 2018 e da allora parte integrante del loro portafoglio, essendone l’imbottigliamento più venduto.
STARWARD NOVA
Australian Single Malt Whisky
41% abv, botti ex vino
Prezzo intorno ai 60 euro
Avvicinando il bicchiere al naso si sprofonda in una ciotola piena di frutti di bosco: mirtilli, lamponi e fragoline impiastricciano le narici con le loro note dolcemente acidule. Melograno. C’è un substrato non molto spesso di caramello e malto, assieme a una lieve nota balsamica. Non molto incisivo ma gradevole.
Al palato ha un corpo leggerino con un’iniziale sferzata di pepe e zenzero che presto declina nella stessa partitura dell’olfatto, con sentori fruttati e aciduli, ampia presenza di tannini e malto in sottofondo. Non molto persistente, nel tempo crescono delle pennellate amarotiche e compare un’impressione di cioccolato.
Finale di media lunghezza e secco, con frutti rossi, melograno, mandorle, cioccolato e tocchi erbacei.
Considerando la maturazione tutta in vino rosso ci si aspetterebbe qualcosa di più deciso, nel bene o nel male, mentre invece ti trovi nel bicchiere un whisky ben caratterizzato e senza eccessi. Non offre grandi profondità, ma nemmeno vorrebbe farlo, si può giusto accusarlo di mancare di un po’ di mordente e che potrebbe applicarsi di più.