Segnali di pericolo

Segnali di pericolo

Vietata la pubblicità Jack Daniel’s nella metropolitana di Londra

Negli ultimi anni la pubblicità di alcolici è stata oggetto di un acceso dibattito: da un lato c’è chi sostiene che tali pubblicità siano irresponsabili e promuovano il consumo eccessivo di alcol, con gravi conseguenze per la salute e la sicurezza, dall’altro c’è chi sostiene che la pubblicità di alcolici sia un diritto legittimo delle aziende e non abbia un impatto significativo sul consumo. Prendiamo spunto dal recente caso che ha visto l’ASA (Advertising Standards Authority) vietare, in terreno inglese, una pubblicità di Jack Daniel’s per aver promosso, secondo il loro giudizio, un consumo irresponsabile di alcolici. L’ASA è l’organizzazione responsabile nel Regno Unito della regolamentazione di tutte le pubblicità su tutti i media e applica i codici pubblicitari che sono scritti dal Committees of Advertising Practice (CAP).

L’immagine del poster in questione è difficile da reperire, ma si può ricostruire sulla base dei vari articoli comparsi sulla stampa inglese e su quella di settore. Il manifesto incriminato, molto ben costruito da un punto di vista pubblicitario, a tema invernale, era esposto nel novembre 2023 nella metropolitana di Londra e mostrava un gruppo di persone sedute a un tavolo con dei bicchieri in mano. L’attenzione viene focalizzata su diversi punti: in primo piano un bicchiere di Jack Daniel’s, in seconda posizione si vede la preparazione di un cocktail con il whiskey americano versato nel mixer e quindi nei bicchieri degli amici – giovani – attorno al tavolo.

 

 

Il testo che lo accompagnava, in bella evidenza, era: “Shorter days mean we can skip to the good part” (liberamente tradotto in ‘Giornate più brevi, significa che possiamo saltare direttamente alla parte buona’). Nonostante al piede del manifesto fosse stampato il testo “Jack Daniel’s make it count” (‘fa che conti’) e la frase “Remember the good parts. Please drink responsibly“ (‘Ricorda le cose belle. Bevi responsabilmente’), è stato presentato un ricorso.

 

Il reclamo

La motivazione alla base era che non si trattava di un annuncio equilibrato, di un messaggio responsabile perché suggeriva che l’alcol dovesse avere la priorità nella vita, incoraggiando allo stesso tempo comportamenti imprudenti, poco saggi, come bere a un’ora troppo precoce del giorno.

Entriamo nel merito della questione, mettendo a confronto la valutazione dell’ASA e la risposta di Jack Daniel’s. In UK, il Codice CAP (Codice di condotta pubblicitaria del Regno Unito) stabilisce che la comunicazione di marketing per alcolici deve essere socialmente responsabile e non deve contenere nulla che possa indurre le persone ad adottare stili di consumo non idonei. Richiede inoltre che la comunicazione di marketing non implichi che l’alcol possa avere la priorità nella vita o che bere alcolici possa superare la noia.

L’ASA ha ritenuto che l’attenzione della pubblicità fosse focalizzata sull’alcol, enfatizzata dalla grande immagine in primo piano di un bicchiere stretto in mano e della bottiglia di Jack Daniel’s in evidenza al di sotto, mentre altre persone a loro volta reggevano un bicchiere. Il claim: “Giornate più corte, si può passare direttamente alla parte buona” è stato ritenuto dall’ASA un riferimento alla fine dell’ora legale britannica e al ritorno al GMT (tempo medio di Greenwich), che significa meno ore di luce solare e un tramonto più precoce. Inoltre, i consumatori avrebbero probabilmente interpretato “la parte buona” come riferita al consumo di alcolici, in particolare Jack Daniel’s. Suggerendo che le “giornate più corte” permettessero ai consumatori di “passare direttamente alla parte buona” della giornata – in altre parole, la sera, quando è socialmente accettabile bere alcolici – la pubblicità implicava che il resto della giornata fosse noioso e un periodo da sopportare. L’ASA ha ritenuto che “la parte buona” sarebbe probabilmente considerata come una parte della giornata a cui dare maggiore priorità e bere.

Ecco, in sintesi, le critiche dell’ASA alla pubblicità Jack Daniel’s, esposte alla fine di febbraio 2024:

  1. Promozione del consumo di alcol in modo irresponsabile
  • Il poster raffigurava una compagnia di ragazzi con bicchieri di Jack Daniel’s in mano e la frase “Giorni più brevi significa che possiamo saltare alla parte buona”. L’ASA ha ritenuto che questo messaggio potesse incoraggiare un consumo eccessivo di alcol, associandolo al divertimento e alla spensieratezza.
  • L’immagine di un gruppo di persone che beve allegramente, senza alcun riferimento al consumo responsabile, è stata considerata un incentivo al bere, in particolare per i giovani.
  1. Mancanza di equilibrio
  • Il poster non presentava alcuna informazione sui rischi derivanti dal consumo di alcol, come ad esempio i danni alla salute o la dipendenza. L’ASA ha rilevato che questo squilibrio informativo poteva indurre i consumatori a sottovalutare i pericoli legati all’alcol.
  1. Target di riferimento inappropriato
  • Il poster era affisso in un contesto urbano, con un’alta probabilità di essere visto da minorenni. L’ASA ha ritenuto che il messaggio promozionale e l’immagine accattivante potessero risultare particolarmente attraenti per i giovani, aumentando il rischio di un consumo di alcol precoce e dannoso.

In conclusione, il poster del Jack Daniel’s è stato bannato per la sua promozione irresponsabile del consumo di alcol, la mancanza di informazioni sui rischi e il potenziale richiamo per i minorenni. È importante sottolineare che la critica non riguarda il prodotto in sé ma il modo in cui è stato pubblicizzato in questo caso specifico.

 

 

La Risposta di Jack Daniel’s

Brown-Forman Beverages Europe Ltd, azienda proprietaria del marchio Jack Daniel’s, ha affermato che la pubblicità faceva parte di una campagna che mirava a mostrare gruppi di persone in diversi scenari, che si godevano al massimo la vita di tutti i giorni. Hanno sottolineato che l’annuncio ritraeva un’occasione sociale tra amici e che le bevande alcoliche presentate non erano eccessive in numero o dimensione. Pertanto, non ritenevano che la pubblicità suggerisse che le persone si stessero impegnando in stili di consumo irresponsabili o eccessivi.

Jack Daniel’s ha dichiarato che il testo “Giornate più corte, si può passare direttamente alla parte buona” faceva riferimento al trascorrere del tempo con gli amici, come dimostrato dall’annuncio. Hanno inoltre affermato che, con la diminuzione delle ore di luce solare, si ha la sensazione che la sera arrivi prima e ritenevano che la giornata lavorativa di un individuo terminasse prima, consentendo più tempo per socializzare con gli amici. Hanno spiegato che il testo “Ricorda le cose belle. Bevi responsabilmente” aveva lo scopo di informare i consumatori sull’importanza del bere responsabile, e che poiché l’eccesso di consumo poteva portare a perdita di memoria, non si doveva esagerare con il prodotto.

In definitiva, Jack Daniel’s e i suoi sostenitori contestano il bando, affermando che:

  • Viola la libertà di espressione commerciale: l’azienda sostiene che il poster non viola le norme pubblicitarie e che il messaggio non incoraggia il consumo irresponsabile di alcol.
  • Si basa su una responsabilità individuale: i consumatori sono adulti e sono in grado di prendere decisioni responsabili sul consumo di alcol. Il poster non è rivolto ai minorenni e non vi è alcuna prova che esso possa indurre i giovani a bere.
  • Non è supportato da prove: Jack Daniel’s contesta l’affermazione dell’ASA che il poster sia irresponsabile e che incoraggi il consumo eccessivo di alcol. L’azienda sostiene che non vi sono prove a sostegno di questa tesi e che il divieto del poster si basa su mere ipotesi.

A sostegno di questa posizione, Jack Daniel’s cita la sua Carta dei valori: “Ci impegniamo a commercializzare i nostri prodotti in modo responsabile e rispettoso. Crediamo che i consumatori siano adulti in grado di prendere decisioni informate sul consumo di alcol“.

 

Le interpretazioni non ufficiali del poster incriminato

Dopo le valutazioni ufficiali delle due parti diamo un’occhiata a ciò che risulta dai commenti in proposito, nel web e sulla stampa. Le letture sono contrastanti: c’è chi vede il poster come un modo per promuovere il consumo responsabile di alcol, l’immagine di persone che si godono un drink insieme suggerisce che il Jack Daniel’s è una bevanda sociale che può essere gustata con gli amici. Il testo, “Giorni più brevi significa che possiamo saltare alla parte buona“, potrebbe essere interpretato come un invito a rilassarsi e godersi la compagnia degli altri dopo una lunga giornata.

In contrapposizione, l’annuncio viene visto come un modo per incoraggiare il consumo eccessivo di alcol. L’immagine di una bottiglia di Jack Daniel’s che viene versata nei bicchieri vuoti suggerisce che il bere è un modo per sfuggire alle preoccupazioni della vita quotidiana e il testo potrebbe essere interpretato come un invito a ubriacarsi per dimenticare i problemi. L’uso della frase “saltare alla parte buona”, potrebbe implicare che il bere è un modo per sfuggire alle preoccupazioni della vita quotidiana, necessario per divertirsi o per vivere esperienze positive, in assenza di qualsiasi riferimento ad attività alternative al consumo di alcol.

In sintesi, l’interpretazione di questo annuncio rimane soggettiva.

 

In conclusione

Alcuni sostengono che la decisione dell’ASA sia stata troppo rigida e che il poster non fosse in realtà dannoso, altri invece hanno applaudito la decisione, affermando che era necessario un intervento per contrastare la pubblicità irresponsabile di alcol. Il dibattito evidenzia la complessità del tema e la necessità di trovare un equilibrio tra la libertà di espressione commerciale e la tutela della salute pubblica.

 

Una famosa pubblicità di whisky del 2019, con un uomo che salta da una scogliera, è stata vietata per aver promosso “comportamenti a rischio”.

 

La Pubblicità degli alcolici nel mondo

La pubblicità di alcol è un tema controverso con diverse implicazioni etiche, sociali e di salute pubblica. Le legislazioni e i costumi relativi a questo tipo di pubblicità variano considerevolmente tra Europa, America, Stati Uniti, Asia e Italia: eccole a confronto.

In Europa, la pubblicità di alcol è soggetta a diverse normative volte a limitarne l’impatto negativo. La Direttiva europea sulla pubblicità audiovisiva del 2010 stabilisce alcune restrizioni generali, come il divieto di pubblicità rivolta ai minori o che associ il consumo di alcol al successo sociale o sportivo. Diversi paesi hanno apportato modifiche sulle politiche pubblicitarie dal 2022, quando, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiesto un giro di vite sulla pubblicità degli alcolici, affermando che qualsiasi quantità di consumo di alcolici non è sicura per la salute. Alcuni Stati membri europei hanno adottato normative ancora più restrittive: ad esempio in Francia è vietata la pubblicità di alcolici in televisione prima delle 20, mentre in Svezia ne è vietata qualsiasi forma di pubblicità su radio e televisione. L’Irlanda a partire dal 2025 vieterà la pubblicità di alcolici prima delle 21, per ridurre l’esposizione dei giovani all’alcol ed è in prima linea nella richiesta di etichette più informative sulle bevande alcoliche. L’Unione Europea sta valutando l’introduzione di etichette allarmanti per vini, birre e superalcolici, simili a quelle già presenti sui pacchetti di sigarette. La proposta di etichette allarmanti ha incontrato la resistenza di alcuni Stati membri, tra cui l’Italia e la Francia, grandi produttori di vino. Questi paesi temono che le nuove etichette possano danneggiare il loro settore vitivinicolo.

Il Regno Unito negli ultimi tempi ha chiaramente cambiato la sua posizione su questo tipo di pubblicità. The Independent, giornale online britannico, ha riferito che il 27 luglio 2023 il governo scozzese stava prendendo in considerazione il divieto totale della pubblicità di alcolici.  O ancora, come si legge nel gennaio 2024 nella comunicazione del Belgio alla Commissione europea dove notifica il decreto sulla pubblicità sulle bevande contenenti alcol (2024/0032/BE). L’autorità belga vuole vietare la pubblicità di bevande alcoliche (tutte quelle con una percentuale superiore allo 0,5%) su ogni mezzo di comunicazione, fisico e digitale, destinate principalmente ai minori.

Negli Stati Uniti, la legislazione sulla pubblicità di alcol è meno restrittiva rispetto all’Europa. Il Federal Trade Commission (FTC) ha emanato alcune linee guida per la pubblicità di alcol, ma non esiste un divieto generale. Negli USA spesso è più aggressiva e diretta rispetto all’Europa ed è comune associare il consumo di alcol a immagini di sesso, divertimento e successo.

Nel mondo arabo è generalmente vietata in conformità con le leggi islamiche che proibiscono il consumo di bevande alcoliche. Tuttavia, in alcuni paesi arabi, come il Libano e la Tunisia, la pubblicità è tollerata con alcune restrizioni.

In Cina è regolata da diverse leggi e normative. Il governo cinese ha recentemente adottato misure per limitare la pubblicità di alcolici online e sui social media.

In Giappone la pubblicità è relativamente libera, ma esistono alcune restrizioni, come il divieto di associare il consumo di alcol alla guida di veicoli.

In America Latina la legislazione varia da paese a paese. In alcuni paesi, come il Brasile, la pubblicità di alcol è soggetta a restrizioni simili a quelle europee, mentre in altri paesi, come il Messico, è più libera.

In Italia è regolata da diverse norme a livello nazionale, europeo e internazionale, che hanno come obiettivo principale è quello di proteggere i consumatori, in particolare i minori e i gruppi vulnerabili, dai potenziali danni derivanti dal consumo eccessivo o inappropriato di alcol. Alcune delle principali norme in materia sono:

  • La direttiva 2010/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa ai servizi di media audiovisivi, che stabilisce le regole generali per la pubblicità degli alcolici in televisione e in altri mezzi audiovisivi, come internet e i social media. La direttiva prevede che la pubblicità degli alcolici non sia diretta ai minori, non incoraggi il consumo eccessivo o irresponsabile, non associ l’alcol al successo sociale o professionale, alla guida o allo sport, e non sminuisca i rischi per la salute legati all’alcol.
  • Il codice di autodisciplina della comunicazione commerciale, adottato dall’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) in Italia, che si applica a tutti i mezzi di comunicazione commerciale, compresa la pubblicità degli alcolici. Il codice prevede che la pubblicità degli alcolici rispetti i principi di verità, correttezza, lealtà, socialità e tutela dei consumatori, e che non contenga messaggi ingannevoli, offensivi, discriminatori o contrari al buon costume. Inoltre, il codice stabilisce che la pubblicità degli alcolici non sia trasmessa in orari e programmi destinati ai minori, non li rappresenti o li coinvolga, non esalti le proprietà alcoliche dei prodotti, non li presenti come indispensabili per il benessere o la felicità, e non li metta in relazione con situazioni di rischio o violenza.
  • Il codice europeo di autoregolamentazione della pubblicità degli alcolici, adottato dalla European Alcohol and Health Forum (EAHF), che riunisce le parti interessate del settore alcolico, della società civile, delle istituzioni e degli esperti. Il codice si basa sui principi della direttiva 2010/13/UE e si propone di promuovere una comunicazione commerciale responsabile e rispettosa dei consumatori.

Le differenze legislative e di costume tra le diverse aree del mondo riflettono le diverse concezioni del consumo di alcol e del suo ruolo nella società. In Europa e in America Latina è visto come un piacere da godere con moderazione, mentre negli Stati Uniti e in Giappone è spesso un modo per divertirsi e socializzare. Nel mondo arabo, il consumo di alcol è proibito dalla religione islamica e la pubblicità è vista come una forma di promozione di un comportamento immorale, mentre in Cina il consumo di alcol è associato a (mĭan zi), che si traduce approssimativamente come “rispetto” o “onore”. Le diverse legislazioni e i costumi relativi alla pubblicità hanno un impatto significativo sul consumo di alcol e sui suoi effetti sulla salute pubblica.

Tornando al tema iniziale, mi domando quale possa essere la posizione più corretta dell’uomo della strada, di chi vive in questa società con queste abitudini, questo stile di vita, queste pressioni pubblicitarie. Non mi sento in grado di fornire risposte adeguate se non leggendo e navigando in Internet, raccogliendo pareri di persone assai più competenti, di professionisti del settore.

Tutti teniamo in considerazione, sicuramente, la netta presa di posizione dell’Organizzazione mondiale della sanità (2022) sulla politica di tolleranza nel consumo di alcol e le conseguenti risposte sulla pubblicità di settore di diverse nazioni, già prima citate.  Nel piano di prevenzione del cancro della Commissione Europea presentato a febbraio 2023, l’abuso di alcool viene indicato come uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo della malattia.  La strategia riconosce l’importanza di un approccio olistico alla prevenzione del cancro, che includa non solo la medicina e la scienza, ma anche l’agricoltura, l’ambiente e il clima. L’obiettivo è ridurre l’esposizione ai fattori di rischio noti, come il fumo, l’alcol, l’inquinamento atmosferico e le sostanze chimiche nocive. La Commissione punta ad aumentare il sostegno agli Stati membri e alle parti interessate per ridurne del 10 per cento il consumo nocivo di alcol entro il 2025, sia rivedendo la legislazione dell’UE sulla tassazione degli acquisti transfrontalieri di alcolici da parte di privati, sia rivedendo la sua politica di promozione delle bevande alcoliche proponendo una indicazione obbligatoria dell’elenco degli ingredienti e della dichiarazione nutrizionale sulle etichette delle bevande  e delle avvertenze sanitarie sulle etichette attese prima della fine del 2023.

Di contro, proviamo a leggere anche alcune dichiarazioni e preoccupazioni nate nel mondo dei produttori di alcolici. A ottobre 2023, WineBusiness, the Homepage for the Industry, una famosa home page per l’industria del vino, ha riportato che a una conferenza su Stile di vita, Dieta, Vino e Salute diversi relatori hanno espresso la convinzione che future repressioni rappresentino una minaccia esistenziale per l’industria del vino e dei superalcolici. Sebbene Christopher Snowdon, capo dell’economia dello stile di vita presso l’IEA, Institute of Economic Affairs, abbia sostenuto che un divieto totale della pubblicità di alcolici “non avrebbe alcun effetto sul consumo di alcolici in generale“, il divieto è ancora sul tavolo. Professionisti del settore del vino e dei superalcolici, come il presidente di ViniPortugal, Frederico Falcão, hanno definito queste normative “attacchi” da “fondamentalisti “. Alla conferenza, i professionisti del settore vinicolo hanno espresso preoccupazione per il nuovo approccio che i Paesi stanno adottando nei confronti del consumo di alcolici: “Lo chiamiamo il progetto di de-normalizzazione” ha affermato alla conferenza Ana Isabel Alves, Direttore Esecutivo dell’Associazione Portoghese per il Vino e i Superalcolici.

 

Cos’è il Progetto di de-normalizzazione

Negli ultimi anni è emerso un nuovo movimento che mira a contrastare la cultura che tende a normalizzare e banalizzare il consumo di bevande alcoliche chiamato “de-normalizzazione del mondo degli alcolici”, che si propone di rendere le persone consapevoli dei rischi e dei danni associati all’alcol e promuovere un consumo responsabile e moderato.

Esistono diverse strategie per de-normalizzare il mondo degli alcolici: aumentare la consapevolezza dei rischi per la salute legati all’alcol, in particolare tra i giovani, diffondere informazioni accurate sugli effetti dell’alcol sul corpo e sul cervello, promuovere un consumo responsabile e moderato, contrastando l’idea che l’alcol sia necessario per divertirsi o socializzare.

E ancora, a livello legislativo e sociale: introdurre o rafforzare le normative sulla pubblicità e la vendita di alcol, limitando l’esposizione dei minori e le strategie di marketing aggressive, aumentare le tasse sulle bevande alcoliche per disincentivare il consumo eccessivo, promuovere alternative all’alcol per eventi sociali e attività ricreative.

Nell’ambito di un cambiamento culturale: proporre rappresentazioni positive dell’alcol nei media e nella cultura popolare, incoraggiare un dialogo aperto e onesto sui rischi e i danni dell’alcol a livello individuale e sociale, promuovere stili di vita sani che non includono necessariamente l’alcol come elemento centrale.

Ana Isabel Alves, ancora, ha sottolineato e concluso: “La nuova narrativa mira a rendere le bevande alcoliche meno socialmente accettabili, come con il tabacco“.

 

Restrizioni su pubblicità del tabacco e degli alcolici: un parallelismo possibile?

In questa supposizione della Alves possiamo scorgere diverse analogie tra le restrizioni applicate al mercato pubblicitario del tabacco e quelle del mercato degli alcolici, in termini di valutazione dei danni alla salute, di protezione dei minori, di promuovere la responsabilità sociale e la salute pubblica.

Le aziende produttrici hanno la responsabilità di non incoraggiare il consumo da parte di persone che potrebbero essere danneggiate. Tuttavia, esistono ancora alcune differenze: in generale, le restrizioni sulla pubblicità del tabacco sono più severe rispetto a quelle del alcol: in alcuni paesi la pubblicità del tabacco è completamente vietata, mentre quella dell’alcol è solo limitata.

 

 

Possiamo affermare che nella percezione sociale il consumo di tabacco è generalmente visto come più dannoso del consumo di alcol, e questo può influenzare il sostegno pubblico alle restrizioni sulla pubblicità. Il rapporto tra il mercato pubblicitario del fumo e degli alcolici è complesso e controverso, con forti legami economici e influenze reciproche, nonostante i rischi per la salute associati a entrambi i prodotti.

La pubblicità gioca un ruolo chiave nel rafforzare la brand awareness, influenzare le abitudini di consumo e contrastare le politiche di controllo del tabacco e dell’alcol. In conclusione, il rapporto tra il mercato pubblicitario del fumo e degli alcolici è complesso e richiede un’attenzione costante da parte delle autorità competenti, della società civile e dei cittadini: la tutela della salute pubblica e la promozione di stili di vita sani devono essere la priorità assoluta.

 

Conclusioni

Affrontando come semplici uomini della strada, come anonimi cittadini, il problema “come deve essere gestita la pubblicità sugli alcolici” potremmo trovarci a dover valutare diversi aspetti, che potrebbero essere condizionati:

  • dalle nostre considerazioni personali, frutto del nostro stretto e personale modo di pensare. Se riteniamo che il consumo di alcol sia un problema serio, potremmo essere più inclini a supportare restrizioni più severe sulla pubblicità. Se, invece, riteniamo che il consumo di alcol sia un piacere da godere con moderazione, potremmo essere più favorevoli a una maggiore libertà di espressione per le aziende produttrici di alcol;
  • dalle nostre conoscenze sui rischi del consumo di alcol: se siamo consapevoli dei rischi associati al consumo eccessivo di alcol, (danni alla salute, dipendenza e incidenti stradali), potremmo essere più inclini a supportare restrizioni più severe sulla pubblicità. Al contrario, non essendo informati sui rischi, potremmo essere più propensi a essere influenzati dai messaggi pubblicitari che associano l’alcol al divertimento e al successo.
  • dalle nostre esperienze personali: se abbiamo avuto esperienze negative con il consumo di alcol, come ad esempio problemi di salute o dipendenza, potremmo essere più incline a supportare restrizioni più severe sulla pubblicità. Se invece abbiamo avuto esperienze positive con il consumo di alcol, come ad esempio il consumo moderato in occasioni sociali, potremmo essere più favorevoli a una maggiore libertà di espressione per le aziende produttrici.
  • dalle nostre opinioni sul ruolo del governo nel suo ente preposto: se riteniamo che il governo debba intervenire per proteggere la salute pubblica, potremmo essere più inclini a supportare restrizioni più severe sulla pubblicità di alcol. Nel caso invece ritenessimo che il governo debba avere un ruolo limitato nella vita dei cittadini, potremmo essere più favorevoli a una maggiore libertà di espressione.

E in questa direzione, l’etichettatura delle bevande alcoliche è un tema controverso che coinvolge l’Unione Europea (Ue). Mentre alcuni sostengono l’importanza di informare i consumatori sui rischi del consumo di alcol, altri temono che etichette troppo allarmistiche possano penalizzare l’industria. In sintesi, l’Ue sta cercando di trovare un equilibrio tra informare i consumatori e non penalizzare eccessivamente l’industria delle bevande alcoliche. La discussione continua, e sarà interessante vedere come si evolverà nel prossimo futuro.

In definitiva, per ognuno di noi la posizione più corretta da considerare è quella che riteniamo sia più in linea con i nostri valori e le nostre convinzioni personali. È importante informarsi sui rischi del consumo di alcol e sulle diverse posizioni sul tema della pubblicità di alcol ed è importante essere consapevoli del fatto che la pubblicità di alcol è solo uno dei tanti fattori che influenzano il consumo di alcol, ma non la sola.

Tutte queste considerazioni confluiscono in una valutazione finale che definisce la consapevolezza di un bere responsabile che valuti attentamente anche le spinte pubblicitarie che ci inducono volontariamente o involontariamente a farlo ed è importante che i legislatori, i media e i cittadini siano consapevoli dei rischi associati al consumo di alcol e che si adoperino per promuovere una cultura del bere responsabile. Il dibattito sul caso jack Daniel’s è ancora in corso e non è chiaro se l’azienda americana deciderà di intraprendere azioni legali contro l’ASA. In conclusione, il caso del poster del whiskey evidenzia la complessità del tema della pubblicità di alcol e la necessità di trovare un equilibrio tra la libertà di espressione commerciale e la tutela della salute pubblica.

Non esiste una risposta facile: la decisione di vietare o meno la pubblicità di alcol è una decisione delicata che deve essere presa caso per caso, tenendo conto di una varietà di fattori. Inoltre, ricordiamo che il consumo di alcol può avere gravi conseguenze negative sulla salute e sulla sicurezza: ed è fondamentale che i consumatori siano consapevoli dei rischi e che assumano un comportamento responsabile quando bevono. La decisione dell’ASA è un importante monito per le aziende che producono bevande alcoliche: la pubblicità deve essere responsabile e non deve incoraggiare stili di consumo pericolosi. L’invito ai consumatori è quello di essere critici di fronte a pubblicità di alcolici e a riflettere sui messaggi che veicolano sia in maniera manifesta, sia nascosta.

Segnali di pericolo: soliti dubbi… la solita ricerca di un equilibrio.

 

Bibliografia:

  • Codice di Autoregolamentazione per la Pubblicità dei Prodotti Alimentari e delle Bevande del 1997: https://www.gazzettaufficiale.it

 

 

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