Route Des Esclaves di Guadeloupe /1

Route Des Esclaves di Guadeloupe /1

Strade senza fine: la Route Des Esclaves nell’arcipelago di Guadeloupe

Parte 1 – Marie Galante

Ci sono luoghi di Marie Galante in cui arrivi e senti di dover fare silenzio assoluto, anche se il brum brum del Fiorino ti precede di qualche centinaio di metri: uno spiazzo verde di canna che sta ricrescendo, buoi al pascolo, quieti e solenni, ed i ruderi di un mulino, uno dei famosi cento e più, appena dopo la salita di Mayolette, venendo da Vieux Fort. Oltre la curva e in cima a quel dislivello, uno dei tanti dell’isola piatta che piatta non è affatto, mille occhi ti guardano, chiedono disperatamente la tua attenzione, e, in certi giorni, specialmente al tramonto, ti fanno anche piangere.

 

 

Mayolette è uno dei luoghi cruenti dell’isola, così come Morne Rouge, Mont Massacre, Habitation Trianon, la Mare au Punch, Habitation Murat, Vieux Fort e l’Indigoterie: una così piccola isola, ed una serie infinita di cammini campestri e rovine, nei quali, se sei minimamente sensibile, anche senza conoscerne la storia, senti che, anche senza nessuno attorno, non sei sola mentre cammini. Molto spesso la sensazione, come mi accade a Mayolette, è talmente forte che voglio tornarvi prima possibile per sentirla ancora, per provare ad ascoltare più attentamente il vento, lasciare la macchina sul ciglio e farmi attraversare.

 

 

Secondo una storia abbastanza nota e d’altronde molto narrata, a Marie-Galante, l’abolizione definitiva della schiavitù nel 1848 fu celebrata per tre giorni e tre notti attorno allo stagno dell’Habitation Pirogue, nei pressi dell’omonimo lieu dit, vicino a Grand Bourg. Nonostante la dichiarazione ufficiale, le violenze sull’isola si protrassero per alcuni anni ancora, più crude che mai, perché gli ex proprietari si erano visti sottrarre d’un colpo le loro preziose risorse, e, con esse, i guadagni: in particolare, un fatto cruento avvenne nella notte tra il 24 e il 25 giugno 1849, un anno dopo l’abolizione della schiavitù, durante le prime elezioni legislative alle quali parteciparono i nuovi liberti.

Fin dal mattino gli elettori si radunarono attorno al municipio di Grand Bourg, anche allora capitale dell’isola, aspettando con impazienza l’apertura per poter finalmente esercitare i loro nuovi diritti. Si opponevano allora due liste antagoniste: quella di Schœlcher e Perrinon, abolizionisti, e quella di Bisset e Richard, contro l’abolizione, questi ultimi sostenuti da Théophile Botereau e Roussel Bonneterre, rampollo, egli, di un’antica famiglia di Marie-Galante, proprietaria dell’Habitation Pirogue, ma anche sindaco di Grand Bourg: detto sindaco chiese al suo arrivo la distribuzione delle schede agli elettori, ma alcuni “nuovi” elettori diffidenti, visto il personaggio, preferirono aspettare l’arrivo del segretario del comitato repubblicano, Jean-François Germain, liberto. Durante lo svolgimento della routine elettorale, proprio quest’ultimo, che è appunto un ex schiavo liberato, si accorse di una falsifica di molte schede elettorali e le stracciò: venne per questo immediatamente arrestato e imprigionato nel carcere di Grand-Bourg. In pratica, aveva scoperto che le uniche schede distribuite ai nuovi liberti, la maggior parte dei quali era analfabeta, erano in realtà già scritte col nome di Bisset e Richard, sostenitori del sindaco in carica, per cui tutta l’elezione non era altro che una truffa per poter tornare al passato.

L’evento dell’arresto eccita la folla assetata di giustizia, che muove, con tutte le armi disponibili, verso il municipio di Grand Bourg: il sindaco invita le truppe a sequestrare le urne e chiudere il processo elettorale, ma viene a sua volta seguito dalla popolazione infuriata, finché presso Morne Tartenson, il capitano delle truppe, esasperato dalle grida, dagli insulti e dai blocchi di manifestanti infuriati lungo la strada, ordina ai suoi uomini di sparare. Moltissimi perdono la vita in quegli scontri, la maggior parte dei quali sono persone inermi che avevano preso parte alla manifestazione e schiavi liberati.

La rivolta, a causa di quel fatto così grave, non si fermò, e fu così che per rappresaglia il municipio di Grand Bourg fu bruciato, insieme ai suoi occupanti. Gli schiavi liberati dell’Habitation Pirogue e di altre Habitations allora, sull’onda della rivolta, scaricarono nello stagno adiacente a Pirogue tutta la produzione annuale di zucchero e rum: da quel momento, quello stagno, “mare” in francese, è chiamato “Mare au Punch”.

Il sindaco e la sua famiglia riuscirono a fuggire, e le rivolte continuarono: dopo questi drammatici eventi, Morne Tartenson venne chiamato Morne Rouge in omaggio e in ricordo al sangue versato. Fu solo nel 1920 che i discendenti di quegli schiavi liberati divennero proprietari di una Sucrerie a Marie-Galante, quella di Grande Anse.

 

 

Ancor oggi, presso la Distillerie Poisson, vicina alla Sucrerie di Grande Anse ed a quei fatti di sangue, viene ogni tanto celebrata una messa (utilizzo il termine cristiano, ma, come sapete, la commistione tra la religione cristiana ed i riti ancestrali è un fattore tipico di Marie Galante) in ricordo delle vittime e delle loro sofferenze, e, mentre si distilla rum, in molte distillerie, se viene prelevato un campione per misurare il grado e farne l’assaggio, si getta il resto a terra, “aux ancètres”.

Sentivo di dover iniziare da qui a sollevare un lembo di quella che, ancor oggi da queste parti, è una piaga aperta, per guardarvi dentro, e far guardare anche voi, perché, nonostante i memoriali ed i monumenti, il passato è sempre presente, e perché il sangue non si cancella da questi luoghi che ne sono intrisi, e le vittime, i loro figli, i nipoti ed i pronipoti chiedono consolazione e giustizia: perciò restano su questi cammini, a guardarvi, ora tristi ora arrabbiati, e se li ascoltiamo una parte del male e della pena forse se ne va.

 

 

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