Weekly Dram 23.14
La settimana scorsa vi ho parlato dell’ultima distilleria a essersi affacciata sul mercato con un whisky tutto italiano, mentre oggi andiamo alle origini, con la prima a essersi cimentata con il distillato di cereali: Puni.
È dal 2012 che la famiglia Ebensperger ha portato in Alto Adige la produzione del whisky, ispirandosi alla tradizione scozzese e avvantaggiandosi del clima molto simile a certe zone delle Highlands, con un edificio che è un vero gioiello architettonico, creato dall’archistar Werner Tscholl.
Il loro è indicato come Italian Malt, essendo realizzato a partire da un mix di cereali (orzo, segale e grano) e solo di recente hanno distribuito il primo Single Malt, ovvero Puni Arte Limited Edition 03, uscito nella seconda metà del 2022.
Gli invecchiamenti seguono linee classiche, con botti ex bourbon, ex vino (fortificato e non), nonché vergini ed ex scotch torbati, e vantano anche un’edizione indipendente realizzata da That Boutique-y Whisky Company.
Per un periodo hanno provato a utilizzare gli ex bunker della Seconda Guerra Mondiale vicini alla sede di Glorenza per la maturazione delle botti, esperimento in seguito abbandonato per risultati pare non soddisfacenti.
La produzione è alquanto limitata, fatta di un portafoglio di imbottigliamenti fissi e di un paio di edizioni limitate annuali, tutte senza dichiarazione di età.
Oggi vi parlo di uno degli imbottigliamenti base, uscito nel 2019, ispirato nel nome alle uve essiccate al calore del nostro astro per creare lo sherry nelle cui botti è stato parzialmente invecchiato questo whisky.
PUNI SOLE
46% abv, botti ex bourbon ed ex sherry Pedro Ximénez
Prezzo: intorno ai 60 euro
Il colore giallo pallido non è proprio quello di un sole caldo e torrido, ma ben venga la colorazione naturale e non l’aggiunta di additivi per evocare artificialmente il nome del whisky!
Il naso è una bomba di dolcezza, più si lascia respirare più accrescono le calorie: miele come se piovesse, albicocche, pesche, crema pasticcera, marzapane e una punta di arancia candita. Molto caldo e avvolgente, un po’ come entrare in pasticceria al mattino presto. Presente anche una nota legnosa, ben amalgamata al resto (d’altronde, giovane è giovane). Direi che il sole c’è!
Il palato ha un imbocco piacevolmente vinoso, l’influenza delle botti è molto equilibrata: miele, burro, noce moscata, mandorle, zenzero. Il profilo dolcissimo dell’olfatto viene sferzato da un lato speziato e a tratti amarognolo, evitando l’effetto “diabete” con un profilo diversificato che sfugge alla plateale ruffianeria. Sul fondo, ancora legno e frutta, con una leggera astringenza.
Finale medio, con spezie, legno, arancia. Quello che ogni volta mi colpisce di Puni è la capacità di dare vita a whisky ben più complessi e stratificati rispetto alla loro età, creando di anno in anno aspettative sempre maggiori per quando raggiungeranno invecchiamenti più importanti.
Frena sempre un po’ il prezzo, ma se vi capita per le mani vale ben più di un assaggio.
Link a tutti gli articoli su Puni: https://whiskyart.blog/it/category/italia/puni-distilleria/