Portintruan, missione aromi

Portintruan, missione aromi

Prima di lasciare Islay, ho la terza occasione per fare il punto sulla distilleria Portintruan con Georgie Crawford, sempre disponibile e franca nelle sue analisi.

Gli edifici sono stato completati e si stanno costruendo le due pagode, che non sono solo decorative. Tutte le attrezzature sono arrivate – dalle più piccole valvole sino agli alambicchi che Davide aveva fotografato a marzo quando erano ancora presso il produttore Forsyths, nello Speyside. In queste settimane si sta provvedendo alla loro installazione e al setup dei complessi impianti. Fare previsioni è ancora difficile, ma se tutto va come deve andare, la distilleria inizierà a produrre tra 9 mesi, a metà 2025.

Rispetto alle chiacchierate precedenti, oggi gli obiettivi della distilleria sono molto più chiari e sempre più coerenti con i desideri dei fratelli Singh: nessuna scelta viene presa perché “tutti fanno così” o perché “potrà portare ad una maggiore efficienza”. Ogni singola scelta è guidata dal solo bisogno di generare aromi, come Sukhinder ci aveva anticipato durante l’intervista “Una distilleria old style su Islay” di 3 anni fa.

 

 

La distilleria Portintruan

Pietro Maltinti, manager temporaneo di Lagavulin (pronto per tornare nelle prossime settimane al suo mondo della birra) è stato ospite nei giorni scorsi a cena a Casa Italia. Ci ha raccontato della difficoltà delle distillerie scozzesi nell’adottare soluzioni tecnologiche che da tempo hanno mostrato tutta la loro validità nei birrifici. Pietro ci ha accompagnato nella lunga chiacchierata con Georgie, e ha sicuramente apprezzato l’assenza nei suoi progetti di molte di queste “barriere”.

Il progetto di Portintruan è nato all’interno della Elixir Distillers 10 anni fa, ben prima che Whisky Exchange venisse acquisita da Pernod Ricard.

La distilleria è progettata per produrre quattro stili di whisky, grazie alla capacità di regolare in modi differenti la torba, l’ammostamento, la fermentazione e la velocità di distillazione.

Nell’ordine:

  • uno stile Bowmore anni ’60, fruttato e complesso;
  • uno stile Caol Ila, torbato e con un corpo leggero, per far fronte al fabbisogno degli altri brand della Elixir (Elements of Islay e Port Askaig);
  • uno stile Lagavulin, torbato e con un corpo ricco e oleoso;
  • uno stile Laphroaig, più torbato e medicinale.

 

Distilleria Portintruan, lunedì 9 settembre 2024

 

Gli innovativi impianti

Il processo di produzione potrà beneficiare di un elevato livello di automazione.

La distilleria è dimensionata per potersi produrre in casa tutto il fabbisogno di malto nel caso di attività (come previsto inizialmente) di 5 giorni alla settimana. Quando si passerà a 24×7, una parte del malto dovrà necessariamente essere acquistata, ma l’80% rimarrà di produzione locale. Verrà acquistato solo malto non torbato e miscelato a quello prodotto a pavimento per raggiungere i ppm desiderati ed avere influenza torbata 100% isolana.

Il maltaggio verrà effettuato a pavimento sui tre piani del vasto edificio. Non sarà manuale, ma potrà beneficiare di un sistema meccanizzato di rotazione del malto simile a quello in uso presso la distilleria Stauning in Danimarca.

 

Il Malting Floor automatizzato di Stauning

 

L’attivita nei Kiln di asciugatura del malto verde, sotto le due grandi pagode, sarà schedulata in modo tale da far intervenire il fumo della torba solo nelle ore notturne. A causa della vicinanza con la scuola di Port Ellen, si vuole evitare di disturbare le attività degli studenti.

Sarà installato anche un Hammer Mill, un mulino a martello, una particolarità che consentirà di lavorare efficacemente non solo il malto, ma tutti i tipi di cereale.

Oltre che in un semi-lauter tun, l’ammostamento avverrà anche in un MCV (Mash Conversion Vessel).

La fermentazione verrà effettuata in 14 washback, 8 tradizionali di legno e 6 da birrificio, in acciaio e con camicia di raffreddamento, per un ottimale controllo delle temperature.

La stillhouse sarà dotata di due coppie identiche di alambicchi, con una capacità produttiva annuale teorica di 2 milioni di litri annui di alcol, che poi nella pratica si ridurrà ad 1 milione di litri qualora si volessero rispettare i vincoli di qualità imposti dai fratelli Singh.

I Wash Still saranno a fiamma diretta, mentre sul collo di cigno degli Spirit Still sarà presente un deflemmatore, una camicia di raffreddamento che, se attiva, permetterà di aumentare il riflusso e di produrre un New Make leggero stile Caol Ila e che, contrariamente, se disattiva, porterà ad un New Make ricco e oleoso come quello di Lagavulin.

La condensazione potrà avvenire, a scelta, in Wormtub o in Shell-and-tube.

Massima l’attenzione per la sostenibilità, con una gestione molto attenta del consumo energetico e dell’acqua. L’acqua di processo sarà ricavata da una serie di pozzi scavati sulla collina alle spalle della distilleria. L’acqua di raffreddamento, se necessario, potrà provenire anche dal mare, hanno già ottenuto le necessarie autorizzazioni.

Davvero tanto, ma non è tutto qui. Portintruan sarà dotata entro il 2026 anche di una seconda piccola Still house con un piccolo impianto utilizzato come pilota o per la produzione di altri spiriti. Un impianto duttile, costituito da due piccoli potstill (con doppia alimentazione a fiamma e a vapore), due Retort e una piccola colonna, tutti stadi attivabili al bisogno. Come ci aveva anticipato Sukhinder, la produzione di rum di melassa o di sciroppo è parte integrante del loro progetto.

Un magazzino di affinamento è già stato completato, altre due dunnage potranno essere costruite nei terreni che si affacciano sulla distilleria Laphroaig.

 

Distilleria Portintruan, il rendering del progetto

 

L’accoglienza

La distilleria sarà dotata, al piano terreno, di un ampio visitor centre con sale di degustazione, shop, bar e ristorante. Il cortile interno, inizialmente pensato aperto e oggi invece dotato di una copertura in vetro, verrà messo a disposizione della comunità locale per manifestazioni, mostre d’arte o cerimonie.

Un progetto che, come comprendiamo facilmente, ha un livello di complessità mai visto prima, e che rischia di eclissare quello della distilleria Port Ellen che – pur dichiarandosi “sperimentale” – non ha osato così tanto.

Un progetto guidato da Georgie, che ci ha trasmesso gioia e serenità, e a cui non possiamo che augurare un buon lavoro! Letto così sembra essere il manuale perfetto di cosa si debba fare per lavorare bene, tra un anno potremo assaggiare i primi risultati e sapremo.

 

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