Pineau des Charentes

Pineau des Charentes

Dal diario di viaggio di Claudio Riva, whisky e dintorni


Una cosa strana. Prendi un mosto, dolce per definizione. Lascialo così, magari permetti una veloce fermentazione che sviluppi solo una piccola parte degli zuccheri in modo tale che il risultato rimanga comunque molto dolce. Poi ci aggiungi un po’ di distillato per portare la gradazione complessiva attorno al 20%, e bloccare l’attività di qualsiasi lievito. Trasferisci il tutto in una botte dove lasci affinare il prodotto per mesi, anni, decenni.

Il risultato è strabiliante, crea dipendenza totale.

Ma, mi chiedo, potrà mai questo liquido dolciastro e parecchio alcolico essere utilizzato come aperitivo? È quello che accade in Francia, che la materia prima sia la mela (il Pommeau di Normandia), o l’uva (il Pineau des Charentes in Cognac e il Floc de Gascogne in Armagnac).

Tra i tanti, assaggio il Reste des Anges di Cognac Vallein Tercinier, un Pineau des Charentes Très Vieux affinato in botte per ben 25 anni (😱) e – niente – con le sue note di frutta secca, di noce, di mandorla, di albicocca, fico, miele e arancia amara, con i suoi 16.2 gradi alcolici, con il finale eterno, servito fresco si accompagna meravigliosamente bene con qualsiasi terrina di foie gras! ❤🥃
Whisky Club Italia







Veloci appunti e qualche fotografia, importati da Facebook

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