Bourbon, perché 53 galloni?

Bourbon, perché 53 galloni?

Se per lo Scotch Whisky la dimensione della botte è regolamentata ad un massimo di 700 litri, un secolo abbondante di regolamenti per l’industria del Bourbon hanno portato a definire solo l’obbligatorietà del rovere nuovo e carbonizzato, ma nulla è stato mai scritto in merito alla sua dimensione. Ma, come sappiamo, le botti nei magazzini scozzesi hanno una dimensione molto variabile che oscilla dai 125 ai 600 litri, mentre tutti i barili americani sono identici. L’industria del Bourbon si è autoregolamentata e lo standard che si è affermato (ASB, American Stansard Barrel) corrisponde ad un volume di 53 galloni americani (200,6 litri) con dimensioni di circa 23″ di diametro al coperchio, 26″ di diametro al centro della botte e 35″ di altezza (rispettivamente 58cm, 66cm e 89cm).

 

R.C. 53G. – Rated Capacity 53 gallons – Capacità Nominale 53 galloni

 

L’origine dei 53 galloni

Il numero magico non è sempre stato 53.

Nel corso del XIX secolo, quando i produttori di Bourbon avevano iniziato a prendere consapevolezza delle proprie potenzialità e a trasformarsi in industria, il bisogno di standardizzare la costruzione delle rickhouse, gli enormi magazzini di legno, aveva portato ad uniformare le dimensioni dei barili. Al contrario dei dunnage scozzesi, dove le botti sono appoggiate una sopra l’altra, le rickhouse sono organizzate in scaffali di legno, con spazi ben delimitati per il ricovero di ogni singolo barile.

 

 

Per semplificare la vita dei magazzinieri, era logico quindi definire uno standard per l’altezza e la profondità di ogni ripiano degli scaffali e, di conseguenza, per la dimensione massima dei barili che potevano lì essere accolti. Lo standard che si era affermato non era quello degli attuali 53 galloni, ma leggermente più piccolo: 48 galloni (182 litri).

 

Un vecchio barile americano da 48 galloni (RC48G)

 

Potendo girare tra le corsie delle rickhouse, un secolo e mezzo fa avremmo trovato solo botti da 48 e da 24 galloni. Allora la botte non era solo il contenitore per la maturazione, ma anche quello preferito per la vendita del whiskey, che veniva ceduto in bulk ai saloon (questa è anche la ragione per cui era normale affinare il bourbon in legno nuovo, visto che quello usato veniva ceduto, una consuetudine poi diventata obbligatoria per disciplinare). Il 24 galloni, il mezzo barile, diventava uno strumento utile sia per la vendita (offriva a chi non aveva consumi importanti la possibilità di portarsi in casa un po’ di whiskey), ma soprattutto per il trasporto (un barile da 48 galloni pieno pesa circa 250kg e non è semplice da manovrare e sollevare).

Poi sono successe due cose.

Ad inizio 1900 la bottiglia aveva ormai preso il sopravvento, e i barili da 24 galloni andarono via via scomparendo.

Con l’arrivo della Seconda guerra mondiale, tutte le materie prime iniziarono a scarseggiare e, tra queste, anche il rovere. Venne logico a quel punto valutare l’aumento della dimensione dei barili, per ridurre il consumo di legno (originale notare come anche in questa occasione non sia stato autorizzato l’uso di botti di secondo passaggio, le lobby dei proprierltari delle foreste hanno evidentemente avuto un peso superiore). Ma questo aumento di dimensione non poteva essere importante, perché era limitato dalle dimensioni dei ripiani delle rickhouse, magazzini che non potevano essere rifatti per ospitare per esempio le hogshead scozzesi da 250 litri, visto non vi era legno neanche per rifare gli scaffali.

Da questa necessità è nato il nuovo standard di 53 galloni, una dimensione che poteva essere accolta negli spazi disponibili e che non metteva in crisi il carico di peso degli scaffali (anche se, anche recentemente, qualche magazzino è imploso). Questa è la ragione per cui, guardando una foto di un qualsiasi magazzino del Kentucky, ogni singolo pollice degli scaffali sembra essere sfruttato.

 

 

Interessante registrare le lamentele dei magazzinieri, che hanno subito definito il barile da 53 galloni come molto più difficile da manovrare rispetto al precedente.

Finita la seconda guerra mondiale, ormai convertiti tutti i bottai alla produzione di barili da 53 galloni, nessuno ha sentito il bisogno di ritornare al precedente formato di 48 galloni.

Il 53 galloni è quindi uno standard contemporaneo, con una storia di sole tre generazioni. Capita spesso di trovare anche botti da 52.8 galloni (RC52.8), che corrispondono esattamente ai 200 litri del sistema metrico.

Il dopo Seconda guerra mondiale è anche coinciso con l’inizio dell’esplorazione delle american barrel verso la Scozia, un commercio che è esploso quando è entrato in vigore l’obbligo di imbottigliare lo Sherry nel luogo di produzione e la conseguente scomparsa delle botti Butt da trasporto.

Oggi oltre il 90% delle botti presenti nei magazzini scozzesi è ex-Bourbon. Tutte da 53 galloni!

 

 

La Notice No 176 del TTB

In data 26 novembre 2018 la Alcohol and Tobacco Tax and Trade Bureau (TTB) ha proposto una “Modernizzazione delle norme sull’etichettatura e sulla pubblicità del vino, degli alcolici e delle bevande di malto”.

Tra queste regole era stata inserita una definizione più accurata della “botte di rovere” per i distillati come un “fusto cilindrico di quercia della capacità di circa 50 galloni, utilizzato per l’invecchiamento di spiriti bulk”. Veniva introdotto per la prima volta il volume (approssimativo delle botti) e la sua forma.

La TTB ha ricevuto circa 700 commenti a questa singola proposta, provenienti da distillerie, privati e associazioni di categoria. La quasi totalità di questi commenti era contraria a queste nuove restrizioni su volume e forma, che avrebbero impattato pesantemente sul vivace mondo delle microdistillerie.

Come risultato, questa definizione è stata esclusa dal documento finale approvato il 13 marzo 2020 e la TTB ha deciso di non compiere altri passi in questa direzione.

 

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