La sua paternità è attribuita allo scomparso, nel 2020, Don Javier Delgado Corona, celeberrimo proprietario e bartender del famoso bar La Capilla di Tequila, città straordinariamente nota per essere la patria del distillato di agave blu messicano. Tuttavia, Don Javier, cui pure la Leggenda riconoscerebbe la creazione del Batanga, cocktail affascinante a base tequila, lime e cola, ha sempre negato di essere il padre del Paloma, straordinario drink di cui qui ora, modestamente, parliamo.
Ma del resto tutti i grandi uomini di alcol negano qualcosa, per esempio Claudio Riva nega di aver mai bevuto, sulle strade degli Appalachi meridionali, appetitosi Moonshine da oscuri farmers americani, in abbinamento a gustose Apple Pies, ma prima o poi esibiremo foto come debite prove a suo carico.
E dunque il Paloma chi lo ha creato?
Sappiamo che le radici sono messicane e sappiamo che sarebbe stato il bartender Evan Harrison ad introdurlo negli Stati Uniti, inserendolo nella sua drink list denominata “Popular Cocktails of the Rio Grande”, anche se poi pare che notizie dell’esistenza in vita di questo bartender non se ne hanno con sicurezza e probabilmente fu solo un nome inventato dietro cui celarsi per una campagna abile di marketing.
Di certezze ve ne sono poche, citiamo alcune notizie pervenute da amici messicani, che affermano la provenienza del nome Paloma da una popolare canzone folk messicana composta negli anni Sessanta dell’Ottocento, e poi ci imbattiamo nella Diffords Guide che dice che il cocktail fu creato da don Javier e va bene, ci basta questo per porre fine alla discussione sulla discendenza genetica, anche se dubbi continuiamo ad averne.
Di certo attorno al 1955 nel Messico cominciarono ad apparire i prodotti Squirt, tra i quali la prima soda al pompelmo proveniente dagli Stati Uniti, che riscosse notevole successo tra i bartender locali e che venne utilizzata al pari di altre sode nella preparazione di cocktail, in particolare dei “changuirongo”, i tequila highball che poi sarebbero divenuti il batanga ed il Paloma.
Si, ora beviamolo.
Ma qual è la ricetta?
- 50 ml 100% Agave Tequila
- 5 ml Lime fresco
- 1 pizzico di sale
- 100 ml Soda al Pompelmo Rosa
Quindi versiamo la Tequila in un calice Highball, in cui spremeremo il succo di lime. Aggiungeremo ghiaccio e sale e riempiremo il calice con la soda al pompelmo rosa, infine mescoleremo delicatamente e guarniremo con una fetta di lime.
Il consiglio è quello di scegliere sempre ingredienti di alta qualità, dunque osate con una Tequila di una certa rotonda complessità oscillante tra frutta e fiori. Poi la soda al pompelmo, che può non essere facile da reperire e che può essere fatta in casa con del succo fresco di pompelmo e un gasatore.
Oggi il Paloma è senza dubbio il cocktail più popolare nel Messico insieme al Margarita, ma sorprende che sia molto preferito ed apprezzato anche in Europa, e non solo nelle taquerie e nei ristoranti messicani. Infatti, fresco e adattabile a molti usi, questo drink si fa scegliere anche come accompagnatore degnissimo di un aperitivo, da finale di serata oppure in pairing per un buon brunch o un gustoso pranzo, meglio se accanto a prelibatezze di cibo centro-americano.
La sua freschezza lo fa preferire nel periodo primaverile-estivo e così lo si può ritrovare nei bar di tutta Italia nella sua consueta e semplice ricetta ma anche con delle rivisitazioni come una Palomita a base di vodka invece del Tequila, oppure nel Lone Ranger, in cui in luogo della soda al pompelmo troviamo un brut rosè secco, invece del lime il succo di limone con dello sciroppo di zucchero per bilanciarne l’acidità.
In ogni caso alla Capilla ancora oggi il paloma lo si mescola con il coltello con cui si taglia la frutta, insomma il famoso “coltello insaporito”, che secondo don Javier Delgado, costituiva l’asse fondamentale attorno a cui ruotava il fantastico sapore del Paloma finale.
Con cosa l’abbiniamo?
Beh, ostrica, aceto allo champagne, scalogno e caviale, possono creare un aperitivo perfetto affianco a questo storico e rinfrescante drink.
Per brunch, pranzo o cena?
Allora proviamolo con Tacos di pesce, piatto tipico messicano con la variante del pesce oppure con Chili di carne, con un gusto che va a nozze con la freschezza del cocktail oppure possiamo provarlo insieme ad un’insalata di finocchio, fette di pompelmo rosa, avocado e pollo.
Va bene, ma possiamo trovarlo anche in letteratura? Certamente, perché non sorseggiarlo mentre leggete il romanzo “La Gringa” di Carlos Fuentes, che lo cita espressamente tra le bevande bevute da un personaggio, “Il Paloma era il suo cocktail preferito, lo beveva sempre con una fetta di lime ed un pizzico di sale” oppure mentre date un’occhiata all’opera “Senales que precederan al fin del mundo” di Yuri Herrera, in cui in un matrimonio il Paloma è elemento cardine del festeggiamento alcolico, “Il Paloma era un simbolo di festa e di allegria. Era il drink che univa le persone”.
Il nome del cocktail si ispira ad una colomba?
Differenti soluzioni sono state date a tale quesito. Forse il colore del drink potrebbe richiamare il colore delle piume di una colomba o più probabilmente il nome potrebbe derivare da un brano popolare messicano “Cucurrucucù Paloma” del secolo scorso.
Possiamo aggiungere che il Paloma compare assiduamente in film e serie nei canali televisivi messicani e che esso è ovviamente il cocktail ufficiale dello Stato di Jalisco, in Messico.
Oramai la Paloma-mania dilaga anche oltre i confini del buon vecchio Messico e con la forza della sua freschezza, della sua leggera ma persistente vena alcolica, si diffonde dagli Stati Uniti all’Europa, assieme al Mezcal, e alla Tequila, che sempre più decisamente cominciano a dominare la scena della mixology più cool, nonché del pairing con food di ispirazione anche solo latamente messicana. Io, per esempio, questa sera lo bevo su delle ostriche, con cui lo trovo affascinante a qualche migliaia di chilometri da Tequila.
Insomma, esiste una ragione per cui non vi farete un buon Paloma in occasione dell’International Paloma
Day che si celebra in tutto il mondo il 22 Maggio?