L’appuntamento annuale dell’Ospitaletto Whisky Fest ha offerto quest’anno la possibilità di un golosissimo bis. È stata la XIV edizione dell’OWF, il recupero della data persa nel 2020 per la pandemia.
Il ricordo è subito andato a quella degustazione organizzata da I Love Laphroaig a Cantù, quando conoscevo GPP e Dameris e quotidianamente mi sorprendevo della presenza di gruppi di appassionati di whisky in ogni luogo d’Italia. Una bella serata che si è conclusa con la proposta di Dameris: “Perché non proviamo ad organizzare qualcosa anche nella sala riunione della tua azienda, GPP? È grande e 40 persone ci stanno sedute comode!”. La risposta che abbiamo letto negli occhi di GPP non lasciava spazio a dubbi: “Ma tu sei pazza!”. Sappiamo come funzionano le cose in ogni coppia, ed eccoci arrivati a rinnovare quella promessa con un gruppo di amici che ogni anno si è allargato, sino ad avere superato i confini nazionali.
Eccoci alla degustazione, una selezione mai banale, sempre arricchita da qualche rarità e dall’immancabile Ardbeg. Sei gli imbottigliamenti dichiarati, un dram bonus a sorpresa, oltre a qualche cortese contributo presentato dagli ospiti. Insomma, una festa!
Bruichladdich 22 anni, The Stillman’s Reserve, 1969, 43%
Un Bruichladdich imbottigliato ai inizio anni ’90 direttamente dalla distilleria, parte della collezione del The Stillman’s Reserve proposta dall’allora proprietario Invergordon (successivamente acquisito da Whyte & Mackay, 1993). Importato in Italia da F.lli Rinaldi SpA, Bologna.
Una bevuta davvero notevole, a mio giudizio più complessa al naso che al palato. Dolce, facile da bere, tanta frutta candita, miele e qualche nota floreale, finale con una lunghezza media e un pizzico di amarognolo (metallico?) che distorce un poco le piacevolissime note di cera. Tra i preferiti della serata.
Glen Albyn 30 anni, Gordon & MacPhail, 1978, 46%
Un imbottigliamento Gordon & MacPhail, della serie Rare Vintage, di una delle ultime tre distillerie superstiti di Inverness, tutte e tre chiuse e demolite negli anni ’80. Distillato il 31 luglio 1978, questo Glen Albyn è maturato in una Refill Sherry Butt sino al 25 agosto 2008. Single Cask #2714, per sole 294 bottiglie.
Una presenza discreta dello sherry, tanta frutta, la buccia della mela rossa, miele di acacia e un delicato bouquet di spezie dolci. Cresce molto nel bicchiere, la frutta si sposta su note tropicali anche per la presenza di una leggerissima pungenza acidula. Incredibili l’armonia, la complessità e il lungo finale, il mio dram preferito.
Bladnoch 9 anni, Gordon & MacPhail, 1985, 58.0%
Whisky con un carattere tipico delle Lowlands. Ottenuto dall’unione di tre botti distillate il 12 novembre 1985 (cask #4081, 4082, 4083), è stato imbottigliato alla gradazione piena (natural high strength) nel febbraio 1995, quando non aveva ancora compiuto 10 anni.
Un malto vecchio stile, un alcol non perfettamente integrato che, unito alle note croccanti fruttate, lascia in bocca una sensazione di new make. Una bella bevuta, dolce, agrumata, cremosa, senza effetto wow.
Highland Park 8 anni, Gordon & MacPhail, 58.0%
Manco sembra provenire dalle Orcadi. L’Highland Park più distante dallo stile della distilleria che ho potuto assaggiare. Una ottima bevuta, intendiamoci. Distillato “recentemente”, il 22 giugno 2006, è maturato in 4 First Fill Bourbon Barrels (# 4284, 4285, 4286, 4287), per poi essere imbottigliato a gradazione piena il 19 febbraio 2015.
Tanta vaniglia, stesso alcol ma decisamente meglio integrato rispetto al Bladnoch, banara, pesca, note moscata. Torba zero, ma zero davvero, solo una piccola sensazione erbacea e di sottobosco. Finale lungo.
Ardbeg 17 anni, Chieftain’s, 1994, 49.1%
Cosa dire. Potrà mai essere buono un Ardbeg con un finish in botte di Barolo?!? I suoi riflessi rosso/aranciati rivelano un abuso del legno, che effettivamente ha restituito una bevuta sbilanciata, con note intense di frutta rossa bollita che fanno a cazzotti con la torba, non domata. A sentire GPP, all’apertura la bottiglia era molto più isolana, ma l’evoluzione nel bicchiere ha distrutto eleganza e complessità.
Distillato nell’aprile 1994, è stato imbottigliato nel settembre 2011 all’età di 17 anni e alla gradazione piena del 49.1%. Una singola botte, la #90542, selezionata da Ian MacLeod per la serie Chieftain’s e che ha restituito 307 bottiglie.
Caol Ila 16 anni, Wilson & Morgan, 1990, 55.4%
Un Caol Ila è sempre un Caol Ila. Due botti selezionate da Wilson & Morgan, la #4705 e 4706, e imbottigliate a gradazione piena. Ottima bevuta, la torba domina su una base fruttata tropicale e crema al limone. Ottima la spezia, con un pizzico di zenzero. Finale lungo.
MaSam No-Age 2016, 43%
Il Bonus Track è stato svelato solo a fine degustazione: il No-Age selezionato nel 2016 da Silvano sotto l’etichetta MaSam. Un Blended Malt, un assemblaggio frutto della complessa ricetta della scuola Samaroli, un poco penalizzato dalla gradazione ridotta. I malti utilizzati sono invecchiati da 12 ad oltre 49 anni in botti di sherry e barili di rovere. É l’unico malto che effettua la riduzione alcolica lenta, in ben 12 mesi: ogni 2/3 mesi le partite sono state riassemblate con l’aggiunta di una piccola percentuale di acqua in modo che essa venisse serenamente assorbita dalle diverse componenti organolettiche del whisky.
1428 bottiglie contenenti malti dal Mortlach 1957 sino al Glenburgie 2004. Profondo, elegante, complesso, mai aggressivo, meglio sarebbe stato assaggiarlo prima dei tre torbati.
Johnnie Walker Black Label, Wax & Vitale SpA, 40%
Extra bonus Dram #1. Il blended whisky 12 anni messo in bottiglia da 75cl negli anni ’70 alla gradazione del 40%. Piacevole, bevibile, con una netta nota affumicata di torba di altri tempi.
Linkwood 15 anni, Gordon & MacPhail, 40%
Extra bonus Dram #2. Il 70cl, imbottigliato nel 1996 e importato da Meregalli. Un poco spento, anche per colpa della gradazione bassa.
SMWS 108.34, 14 anni, A Dreamy Nighttime Drink, 64.4%
Extra bonus Dram #3, la distilleria è Allt-a-Bhainne, la maturazione è first fill bourbon barrel.