Dal diario di viaggio di Claudio Riva, whisky e dintorni
Non si vive di solo caviale.
La gastronomia della Madre Russia non è per me motivo di infatuazione. Partivo con la convinzione di nutrirmi di sostanziose zuppe di patate, la varietà delle pietanze che abbiamo trovato è stata decisamente più ampia ma poco è trattato allo scopo di valorizzare le materie prime. Un male comune alle culture del Nord Europa.
Primo si consuma tanto tè, sempre, questa è la bevanda nazionale altro che la vodka. Lo si beve a tavola (colazione, pranzo, cena) e fuori pasto. Secondo le zuppe ci sono sempre, quella che attira maggiormente l’attenzione è la borsch prodotta con barbabietole e con l’inquietante colore rosso-violaceo. Poi una zuppa di verdure che sono più sottaceto che fresche. Le zuppa bianca di pesce (con o senza panna) tenta di emulare la chowder anglosassone. Come dimenticare la soljanka, la zuppa paesana russa di verdure con aggiunta di manzo e carne affumicata, si dice sia il miglior rimedio per il dopo sbornia.
Poi i ravioli, proposti in tutte le forme (pelmeny o vareniki) e con tutte le farce possibili, anche agrodolci.
Carne tanta. Dal manzo, all’agnello, al maiale in tutte le sue forme (costine, stinchi, salsicce). Pesce, tanto essiccato (che viene venduto e consumato così come è) e poi le solite comparse: merluzzi, salmoni ed aringhe. Accompagnamento? Scordatevi di togliere il cetriolo sottaceto dal vostro piatto.
Per ultimo la colazione. I bar sono sempre molto eleganti, si beve occidentale (caffè espresso, americano e cappuccino sempre presenti) e la pasticceria varia tra quella un po’ elaborata e quella più casalinga rappresentata da simil strudel di tutti i tipi – la treccia con frutti di bosco e mandorle è strepitosa – e da simil pasticciotti pugliesi con farcia a sorpresa. Questi ultimi sono i vincitori. Possono contenere crema, panna acida, marmellata o un intruglio salato non ben specificato che a seconda della mano dello “chef” può somigliare più al crauto / melanzana che a straccetti di pollo con cipolle. Ci siamo divertiti ogni mattina ad ordinarne 4 misti e ad indire una roulette russa per vedere chi si aggiudicava la schifezza (operazione amichevolmente denominata il toto-merda) … e abbiamo avuto un netto vincitore, povero lui.
Vino (anche quello locale) molto caro. Birra in rinascita dopo gli ultimi “editti” che hanno stimolato il suo consumo al posto di quello della vodka che – a tavola, contrariamente a quanto viene dipinto – è praticamente assente. Un quantitativo (intendiamoci modesto) di birrifici russi compare normalmente nelle liste di bar e ristoranti delle grandi città.
Pane più che discreto, del formaggio avevo letto commenti positivi ma sinceramente di origine russa ho visto ben poco.
Per spendere 25€ è necessario impegnarsi un sacco, normalmente si pranza con 10-15€.
Nota dolente. Tanto, troppo, fast food in città e in provincia, con gli americani KFC e MacDonalds presenti ovunque e sempre affollati.
In viaggio con Whisky Club Italia
Veloci appunti e qualche fotografia, importati da Facebook
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