Fonte Laphroaig.it
La partecipazione all’ultimo Feis Ile e l’assaggio degli ultimi imbottigliamenti di Islay hanno fatto crescere negli appassionati tanti interrogativi che è bene non tenere nascosti.
Diciamoci la verità.
Gli whisky di Islay sono ai massimi livelli (probabilmente di sempre) per la notorietà, per il rapido dilagare nei mercati emergenti e di conseguenza per le vendite.
Questo purtroppo si sta accompagnando ad un altrettanto evidente calo della qualità di molti imbottigliamenti, calo ben testimoniato da alcuni imbottigliamenti dell’ultimo festival dell’isola.
Visitare le warehouse delle distillerie di Islay non è mai stata una cosa semplice.
Mi ricordo i primi anni di gestione “artigianale” del Feis Ile, dove nelle warehouse ci si andava spesso durante un distillery tour con il distillery manager e se ne usciva grati di aver agevolato il lavoro degli angeli :).
Poi è arrivato il successo, la gente, le Health and Safety rules, e progressivamente le visite alle tanto amate botti sono andate man mano scomparendo.
Solo recentemente (e parlo degli ultimi due festival) grazie alla insistenza degli appassionati “seriali” (quelli che ogni anno tornano su Islay) alcune distillerie hanno riaperto le porte delle proprie warehouse consentendo ai più di vivere quella che io considero essere una tra le più emozionanti esperienze che un essere umano possa vivere.
Ma cosa è cambiato in questi circa 10 anni di nostra assenza?
I magazzini sono sempre gli stessi luoghi, tanto desolatamente abbandonati quanto maledettamente ospitali.
Le vendite record hanno portato tutte le distillerie a stabilire il loro record di produzione ed a spostare spaventosamente vicino al 100% l’ago della percentuale di botti dedicate agli imbottigliamenti originali.
Molte distillerie – Laphroaig per prima – storicamente usate per dare carattere ai blasonati Blended Scozzesi, hanno via via spostato la loro produzione verso i Single Malt rilasciati direttamente dalla distilleria.
Detto così niente di male, peccato che però l’incremento di produttività non sia stato in grado di tenere il passo dell’incremento delle vendite.
Di fronte ad un saldo sempre negativo si è stati costretti a ridurre in prima fase le vendite di malto in paesi “stagnanti” per favorire quelli emergenti (è quello che è successo con il Laphroaig 10 in Italia) e poi ad inventarsi prodotti sempre più giovani per accontentare la sete degli appassionati.
Tanto per rimanere in casa Laphroaig sono così nati il Quarter Cask, il Triple Wood, il PX Cask e così via.
Anche i cugini di Ardbeg, che già ci avevano abituati ad assaggiare prodotti giovani durante il loro difficile e vigoroso percorso di rinascita (i vari Very Young, Still Young, Almost There), una volta raggiunto il traguardo dei fatidici 10 anni del Ten hanno fatto inversione di marcia ed hanno iniziato a sfornare prodotti giovani.
La foto qui di lato testimonia la presenza fuori da Bunnahabhain di una quantità esagerata di botti vuote di Ardbeg del 2007, botti sicuramente utilizzate per gli ultimi rilasci della distilleria (quindi probabilmente anche per l’Ardbog).
Fate voi due conti, sono botti con whisky che non ha superato i 6 anni di maturazione, e cosa ancora più triste, anzichè essere utilizzate come patrimonio della distilleria per ulteriori più sapienti maturazioni sono state abbandonate perchè Ardbeg probabilmente è alla ricerca solo di botti “molto attive” anche per i prossimi rilasci.
Ora si è anche andati oltre e, siccome quello che beviamo oggi è frutto di scelte operate anni fa, c’è da pensare che la situazione vada via via peggiorando ancora per un po’ di anni.
Laphroaig durante l’ultimo Feis Ile ha annunciato a pochi appassionati che prossimamente verrà rilasciata una versione con maturazione accelerata, botti giovani che verranno finite con un passaggio di poche settimane nel sottotetto della Warehouse #1 – quella famosa fronte mare con la scritta LAPHROAIG – sottotetto mai utilizzato in passato perchè interessato da temperature troppo elevate e (si pensava) non compatibili con la maturazione dello Scotch Whisky.
Noi abbiamo visitato questo sottotetto proprio a fine Maggio, la differenza di temperatura rispetto ai piani bassi era probabilmente attorno ai 10°C, tanto che abbiamo pensato questo come un ottimo sito per la maturazione dell’aceto balsamico :).
Il sottotetto della mitica Warehouse #1 di Laphroaig … attualmentes inutilizzato
Il Laphroaig Cairdeas 2013 (Port Wood Edition, No Age, 51.3% ABV)
Il rilascio dell’ultimo Laphroaig Cairdeas Port Wood Edition non ha certamente migliorato le nostre aspettative.
E’ un giovane Laphroaig (circa 7 anni) finito per 15 mesi in botti ex vino Porto, con un improbabile e assai deriso color “Aperol” ed un profilo aromatico che trasmette con immediatezza la brutale gioventù del prodotto.
Prodotte ben 22.000 bottiglie (davvero tante), andate completamente vendute online in soli 3 giorni.
Da tutte queste considerazioni emerge netta quella che è la triste situazione delle nostre amate distillerie.
Non hanno più disponibilità di prodotto invecchiato, il successo mondiale delle varie ammiraglie (l’Ardbeg Ten o il Laphroaig 10 tanto per fare un paio di esempi) sta progressivamente assorbendo tutte le botti di valore e per i nuovi imbottigliamenti non resta che ricorrere a barili giovani, divertendosi a giocare con affinamenti sempre più estremi.
Ulteriore danno: la mancanza di botti di Islay per il mercato dei Blended ha come effetto collaterale la mancanza di botti di qualità anche per il mercato degli imbottigliatori indipendenti, imbottigliatori che abbiamo sempre difeso perchè in grado di farci vivere emozioni ben più intense di quelle degli imbottigliamenti originali della casa madre spesso dedicati alla grande distribuzione.
Oggi risulta sempre più difficile reperire una botte di qualità di Laphroaig che possa essere imbottigliata “privatamente” per esempio per il nostro club.
In due anni i prezzi sono saliti a livelli assolutamente insostenibili e quella che era una eccellente qualità oggi è un salto nel vuoto.
Impensabile oggi ricevere diversi campioni da diverse botti Laphroaig tra cui selezionare il prescelto; appena si viene informati della disponibilità di una botte Laphroaig bisogna correre a bloccarla senza averla neanche assaggiata altrimenti è certo che dopo qualche ora qualcun altro se la è accaparrata.
E non conta che tu sia della prima guardia e che da decenni accompagni la crescita del Single Malt … business is business.
Ho volutamente usato Laphroaig come esempio ma possiamo dire che la situazione è oggi comune a molte delle distillerie di Islay.
Ora raccontato così direi che si è perso molto dello spirito che ha portato il sottoscritto ad appassionarsi ad Islay ed ai suoi malti, a maggior ragione se si pensa come nel resto della Scozia siano disponibili prodotti eccellenti ed a prezzi ragionevoli.
Prima o poi il mercato dello Scotch Whisky inizierà a segnare il segno meno – questo è più volte successo nel passato e sicuramente accadrà ancora in futuro – ma così come l’attuale crisi economica non sta portando nulla di buono al nostro paese, altrettanto non si potrà sperare in un ridimensionamento del mercato dello Scotch per poter tornare ad assaggiare prodotti di qualità.
Il compito mio e degli altri appassionati è cambiato: da semplice megafono di una realtà molto affascinante è bene che oggi si “scenda in campo”.