Fonte Laphroaig.it
No, non sono stati scoperti nuovi pozzi di petrolio nel mare d’Irlanda.
Essendo a Dublino è d’obbligo parlare di Guinness, con un finale a sorpresa che non tutti sanno.
Non sto qui a raccontarvi tutta la storia della Guinness, trovate abbondanza di materiale in rete.
Mi limito a dire che è la più famosa e più venduta birra stout al mondo, birra dal classico colore scuro e dal sapore inconfondibilmente tostato.
E’ ottenuta mediante l’aggiunta nel grist di orzo non maltato ma fortemente tostato.
La Guinness ha avuto origine nel famoso 1759, anno riportato su ogni bottiglia, quando Arthur Guinness prese in affitto un birrificio abbandonato per la cifra annuale fissa di £ 45; la durata stabilita del contratto d’affitto era di ben 9000 anni!
45 Sterline poteva essere una cifra importante a metà 1700, ma che oggi è decisamente ridicola.
Lungimirante…
Da quella data sono seguiti oltre 200 anni di continui successi che hanno portato l’azienda, ancora più o meno a conduzione famigliare, ad acquisire o a provocare la chiusura di tutti gli altri birrifici Irlandesi, ad invadere il prezioso mondo dei birrifici Inglesi e ad avere sedi in tutti i continenti.
Praticamente il monopolio che era avvenuto per l’Irish Whiskey si è ripetuto pari pari nel mondo della Birra Irlandese.
La fabbrica Guinness di Dublino, così come è oggi
La svolta di nostro interesse si è avuta più recentemente, nel 1986, quando Guinness acquisì la Britannica Distillers Company (che aveva nel suo portafoglio oltre 40 brand tra distillerie Scozzesi e Blended) e si trasformò in una moderna multinazionale del beverage.
L’unione della Distillers Company con la Arthur Bell & Sons (che era già nel portafoglio Guinness) diede così origine in quell’anno alla United Distillers, che nel 1988 lanciò la serie dei 6 famosi Classic Malts.
E con questo dovreste già aver capito dove si va a finire.
Infatti nel 1997 Guinness si unì con Grand Metropolitan e conseguentemente la controllata United Distillers si fuse con International Distillers & Vintners per formare la United Distillers & Vintners (UDV).
Era così nata … rulli di tamburo … la Diageo, oggi proprietaria della fetta più grande del mondo dello Scotch Whisky.
Per capire bene cosa è successo è magari necessario disegnare un intricato diagramma in cui non si capisce più chi controlla chi, ma una cosa è chiara:
oggi oltre il 75% del mondo dello Scotch Whisky è di proprietà Anglo-Irlandese (Diageo e quindi Guinness) e Francese (Pernod-Ricard)…
C’è di che pensare, anche se fortunatamente buona parte delle distillerie Scozzesi è ancora lì ed ha saputo preservare il suo carattere.
Temple Bar, nel cuore di Dublino, è la capitale per eccellenza del consumo di pinte di Guinness
Non ci sono whisky che utilizzino orzo tostato? Falso.
Di solito l’orzo tostato è aggiunto non maltato perchè non serve per conferire zuccheri (e quindi alcool), ma il caratteristico aroma.
E’ sempre aggiunto in percentuali bassissime perchè già così è in grado di marcare parecchio il wash e quindi il distillato.
L’esempio Irlandese è il Bushmills 1608, rilasciato nel 2008 in occasione del 400esimo compleanno della distilleria, usa una componente di crystal malt (o malto caramello che si voglia dire) – tanto caro agli amici della birra.
In territorio Scozzese invece ricordo come esempio l’espressione Roasted Malt della distilleria The Balvenie.
Nel caso di Balvenie, che è una delle poche distillerie ad avere ancora il tradizionale pavimento di maltaggio, l’orzo è stato fatto germinare per un giorno (anziché i tradizionali 5), poi essiccato e fatto passare in un tamburo di tostatura alla temperatura di 200 gradi.
Nei Pubs Irlandesi la pubblicità degli Irish Whiskey è sempre ben evidente, cosa che non accade quasi mai in Scozia