Fonte Laphroaig.it
Nella gran parte delle distillerie Scozzesi, l’instancabile mulino utilizzato per macinare l’orzo è stato prodotto dalla ditta Porteus.
Dettaglio del mulino di Laphroaig, che macina sia l’orzo maltato prodotto in loco che quello acquistato
Il robusto mulino Porteus di Laphroaig
Indipendentemente dal fatto che faccia il maltaggio dell’orzo in loco (come Laphroaig) o che acquisti esclusivamente orzo già maltato, ogni distilleria Scozzese di whisky macina direttamente l’orzo.
E per fare questo utilizza un mulino a rulli del tutto identico a quelli utilizzati nei birrifici (la lavorazione è la stessa).
Scopo di questo mulino (in Inglelse Mill) è quello di produrre il Grist, che non è una semplice farina ma un mix ben calibrato di farina integrale macina grossolanamente (60%), di farina bianca macinata fine (15%) e di gusci (25%).
Nella successiva fase di estrazione degli zuccheri (il Mashing) una percentuale troppo alta di farina bianca macinata fine trasformerebbe l’impasto in una grande e solida polenta attraverso cui l’acqua non riuscirebbe più a percolare.
Viceversa una percentuale alta di gusci renderebbe l’impasto troppo facile da attraversare, con conseguente mancata estrazione degli zuccheri.
Per regolare la percentuale giusta di ogni componente, il mulino è normalmente dotato di almeno 4 rulli, la cui posizione si può regolare.
Fin qui tutto chiaro e conosciuto.
La targhetta del Mulino di Laphroaig
(abbiamo artificialmente evidenziato
la data perchè di difficile lettura)
Questa è l’unica fase convulsa dell’intero processo di produzione del whisky.
Infatti il mulino macina molto velocemente l’orzo, facendo un baccano incredibile.
Il resto del processo – la maltazione, la fermentazione, la distillazione e la maturazione – invece procede molto lentamente.
Questo farebbe pensare che il mulino sia un componente soggetto ad usura e che quindi venga sostituito frequentemente.
Ebbene, non è così.
La magia la fa Porteus, azienda fondata nel 1899 nella città Inglese di Leeds e che produceva macchinari per quella che viene chiamata la parte secca della birrificazione (quando si ha a che fare con il cereale non ancora fermentato).
Porteus ad inizio del secolo scorso ha progettato e brevettato un mulino (patent malt mill) che è entrato nella storia perchè praticamente indistruttibile.
Ed il mulino Porteus diventava negli anni un affidabile amico dei vari brewer che si succedevano nelle distillerie, a tal punto da ricevere il confidenziale soprannome Bobby.
Ma l’incredibile tenacia dei suoi mulini è stata anche la sua rovina.
I mulini non si rompevano mai, non era necessaria alcuna manutenzione particolare se non la regolare sostituzione dei rulli e un po’ di lubrificante.
Quando una birrificio o una distilleria chiudeva, poteva rivendere il suo robusto mulino a nuovi birrifici o distillerie che invece stavano iniziando la loro attività.
Con la concentrazione delle distillerie, le vendite di nuovi Porteus diminuivano sino a decretare la chiusura delle attività dell’azienda.
Il prestigioso marchio Porteus è successivamente passato ad altre aziende sino a diventare una divisione della ditta Richard Sizer Ltd di Hull (sempre in Inghilterra).
Il mulino Porteus di Laphroaig è soprannominato ‘Red Bob’.
Come visualizzato nella fotografia qui sopra, è datato Luglio 1986 anche se sul sito di Laphroaig e su molti testi è dichiarato essere uno dei mulini più vecchi ancora in uso e vicino al suo 70esimo compleanno (senza aver mai dato un giorno di preoccupazione!).
Qui la storia si perde negli anni, è molto probabile che la struttura del mulino sia davvero pre-Seconda Guerra Mondiale e che la targhetta del 1986 sia stata applicata dalla Porteus di Hull in occasione di qualche importante manutenzione.
Di seguito un paio di mulino Porteus con la vecchia targhetta di Leeds e con circa 50 anni di onorata attività alle spalle.
Il mulino Porteus di Springbank (circa 1960) |
Il mulino Porteus di Bowmore (circa 1960) |