Maigret e il Calvados

Maigret e il Calvados

Il Commissario Maigret è un famoso personaggio letterario inventato da Georges Joseph Christian Simenon e assoluto primattore di ben settantacinque romanzi e ventotto storie di genere crime o poliziesco, poi base di numerose realease televisive e cinematografiche e persino, nel passato, radiofoniche.

Simenon concepisce il Commissario nel 1929 quando lo scrittore era in viaggio nei Paesi Bassi a Delfzijl, mentre navigava sul cutter Ostrogoth i canali navigabili francesi, lui dirà che nasce di getto, senza precedenti tentativi di concepimento, ma alcuni suoi attenti biografi parlano di almeno una ventina di tentativi precedenti, prima di trovare il personaggio compiuto finale.

 

 

Ora il buon vecchio Simenon ambienta la nascita di Jules Maigret, personaggio cui deve quasi totalmente la sua fama internazionale, a Saint-Fiacre, Allier, all’intorno del 1887, uomo dalla corporatura robusta, di origine contadina, ruspante e burbero, appassionato del bon vivre ed in particolare della cucina tradizionale, degli alcolici popolari e tradizionali e accanito fumatore di pipa.

 

Maigret, il primo

Direte, ma è il solito detective cui, nel tempo, sono seguiti mille altri creati dalle fertili penne di autori di mille mondi e territori differenti?

No.

Maigret è il primo.

È il primo a rompere la tradizione del detective inglese, dello Sherlock Holmes, inarrivabile, il migliore, lo scienziato, che cammina sulle acque e interpreta perfettamente gli accadimenti, meglio di qualsiasi mortale.

Jules non manca di provare disgusto quando ha a che fare con criminali appartenenti alla ricca borghesia francese che cercano di giustificarsi o ancor peggio di nascondersi dietro banali comportamenti, che hanno il solo scopo di non perdere la faccia davanti agli stessi membri di ceti sociali elevati.

“È meno facile di quanto si creda: piacere alle persone colte pur rimanendo comprensibile per quelle semplici” (Georges Simenon)

La novità del detective di Simenon è proprio immaginare un Commissario non di alta estrazione sociale, di una cultura aristocratica, di una perfezione stilistica e dottrinale impeccabile, ma piuttosto un uomo umile, che vive di esperienze culinarie e alcoliche popolari, un primus inter pares.

“A Maigret ho dato un’altra regola, non bisognerebbe mai togliere all’essere umano la sua dignità personale. Umiliare qualcuno è il crimi e peggiore di tutti” (Cosi Simenon a Giulio Nascimbeni, Corriere della Sera, 18/5/1985).

 

Il Metodo Maigret

Molti colleghi ed anche i suoi superiori cercheranno invano di capire e magari far proprio il Metodo Maigret. Il Metodo Maigret in realtà non esiste, egli si fa guidare dal suo sesto senso, si immerge nel luogo e nelle circostanze in cui il delitto è stato compiuto e lascia che il suo intuito lo guidi.

Anche quando Jules ascenderà al massimo grado di carriera, giammai rinuncerà a scendere nelle strade, a interrogare direttamente le persone coinvolte nelle sue indagini, a respirare l’aria della strada.

Spesso la persona che vuole immediatamente ascoltare è il portinaio o la portinaia dell’immobile in cui il delitto si è consumato.

“Lui aveva bisogno di uscire dall’ufficio, di sentire che aria tirava, di scoprire a ogni nuova inchiesta, mondi diversi” (George Simenon, Maigret e il Signor Charles, Adelphi, pag.11).

 

Maigret, quale distillato?

Nelle sue tante apparizioni letterarie e cinematografiche Jules Maigret mangia e beve tutto.

Occasionalmente, si fa qualche dram di whisky, ma anche del buon Champagne, ma non sono i suoi drink preferiti. Troppo nobili, li ritiene la Penna che crea il Commissario. Negli Anni Trenta del secolo scorso cosa si beveva nella Francia, diremmo, nazionalpopolare, in cui le sue vicende sono ambientate? Beh non manca qualche buon cocktail come il Martini Dry, non manca, anche in ufficio, una piccola riserva di buon Cognac, che lo accompagna quando bisogna torchiare, magari di notte, i sospettati in complessi interrogatori o quando deve far da piacevole contorno a qualche colloquio informativo anche con piacevoli donzelle.

E perché no? Anche l’Armagnac non viene disdegnato dal nostro detective pipa-munito.

Epperò le sue preferenze alcoliche vanno sicuramente per il buon vecchio Calvados. Questo negli Anni Trenta del ventesimo secolo era un distillato delle classi popolari, non snob e decisamente economico. Il buon Calva lo accompagna negli appostamenti notturni quando il clima si fa difficile da sopportare, nella Ville Lumiere, a Parigi.

Il Calva, anche con il caffè, il classico cafè-calva, era piacevolmente bevuto nella sua epoca dagli operai francesi nelle pause lavorative ma anche dai soldati d’Oltralpe nella seconda guerra mondiale.

“Oui un Calva” era l’incipit del suo ingresso nei bar di Parigi o ancor più spesso durante il lavoro notturno, quando pedinava o inseguiva i colpevoli dei delitti.

Gli indagati e gli uomini della Mala parigina sanno che Maigret è un ostinato che ha il sentore forte di pioggia, polvere di strada, di pipa e Calvados.

Maigret ha avuto una sola donna, la Signora Maigret, Louise Leonard, alsaziana, che sposerà nel 1912, conosciuta ad un ricevimento tramite un amico, e con cui convivrà sempre nello stesso appartamento parigino al mitico 132 di Boulevard Richard-Lenoir, tranne un piccolo periodo, in cui debbono allontanarsene per una ristrutturazione.

 

Maigret in Italia

Per noi Maigret è sempre stato interpretato da Gino Cervi nelle Inchieste del Commissario Maigret, in sedici sceneggiati, prodotti e trasmessi in Italia dalla Rai dal 1964 al 1972. Un successo clamoroso, tanto che la Rai dovette procedere negli anni successivi a numerose repliche, oggi disponibili su Dvd e che decretarono anche quel legame quasi indissolubile tra il Grande Gino e il Commissario. Lo stesso Simenon disse che il miglior interprete di Jules Maigret di tutti i tempi era stato lui.

 

 

Chi vi scrive ha splendidi e antichi ricordi del Commissario con la pipa ed il Calva in mano, lo vedeva in braccio a suo Nonno dagli schermi in bianco e nero tanti e tanti anni fa, e di ricordi sono ancora dolci e leggermente fumè.

 

Il Calvados

Di questo Calvados e della sua nobile storia ci parla dunque anche il letterario, cinematografico e televisivo Maigret, e forse stasera, mentre cercherete su qualche canale digitale o satellitare una delle sue storie o magari lo leggerete nell’interpretazione diretta dello scrittore Simenon, proverete come me una sottile nostalgia nel degustarlo con gli occhi mentre un delicato sapore di mele distillate vi pervaderà il palato e vi ricorderà un lontano ma affascinante passato.

Appuntamento il 9 ottobre con il Master of Calvados.

 

 

 

 

 

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