Oggi voglio parlare delle 5 regioni dello Scotch Whisky, non nei termini del terroir e del profilo aromatico tipico (il Terziotti ci ascolta!), ma delle ragioni storiche che hanno portato alla loro origine.
Così come il disciplinare stesso dello Scotch è stato modellato dagli Act legislativi dello Stato e dal suo bisogno di non farsi sfuggire una sterlina di accise, anche le regioni dello Scotch sono storicamente legate a suddivisioni amministrative o doganali.
Altrimenti non si spiegherebbe come Talisker e Dalwhinnie, espressioni di due “terroir” agli opposti del profilo aromatico dello Scotch, siano state messe nella stessa regione, le Highland.
Le regioni dello Scotch Whisky
L’orografia è alla base di tutto. Il tentativo di tassazione della produzione di whisky ha portato, nel XVIII secolo, alla migrazione dei distillatori dalle lande pianeggianti del sud della Scozia, ricche di infrastrutture, alle nascoste Glen delle selvagge Highland. L’attività illecita era predominante e il tentativo dello stato di riempire le casse stava miseramente fallendo.
Serviva riconoscere lo stato disagiato a chi portava lavoro nelle aree depresse del cuore della Scozia, magari con una tassazione agevolata rispetto a chi distillava alla luce del sole tra Glasgow e Edimburgo.
Bisognava quindi identificare in modo chiaro le due regioni. Il primo testo in cui si è fatto riferimento a Lowland e Highland è il Wash Act del 1784. È qui che venne definita la Highland Line, la linea di separazione tra chi stava nella civiltà e chi aveva preferito una esistenza selvaggia.
Tutto quello che stava a nord di quella linea veniva chiamato Highland e poteva godere di una tassazione dimezzata rispetto a chi stava sotto, nelle Lowland. La genesi di questa divisione riesce a spiegare in modo molto logico il perché Dalwhinnie e Talisker siano finite nella stessa regione.
Highland Line che è stata modificata più volte sino al 1816, con oscillazioni verso l’alto e verso il basso e la creazione – ad un certo punto – anche di un’area cuscinetto intermedia.
Quella che è l’attuale classificazione delle regioni dello Scotch è roba degli ultimi decenni e ha preso forma in modo ufficiale solo quando lo Scotch Whisky si è guadagnato lo status di prodotto con Identificazione Geografica.
Se il termine Scotch Whisky è stato definito dal governo britannico nel 1933, il disciplinare dello Scotch è stato descritto per la prima volta in modo completo con lo Scotch Whisky Act del 1988, e – dopo alcuni accordi bilaterali tra il Regno Unito e singoli Stati – la protezione geografica (GI) europea è arrivata solo nel 1989 (CEE 1576/89), dettagliata nelle Scotch Whisky Regulations (SWR) del 2009, ancora oggi il testo a cui fare riferimento.
I punti 5 e 6 di questa legge del Parlamento britannico mettono in chiaro, per la prima volta, quelle che sono le 5 aree protette dello Scotch, divise in due località e tre regioni.
(5) Le località protette sono:
(a) “Campbeltown”, che comprende la circoscrizione di South Kintyre dell’Argyll and Bute Council, così come costituita nell’Argyll and Bute (Electoral Arrangements) Order 2006(1); e
(b) “Islay”, che comprende l’isola di Islay nell’Argyll.
(6) Le regioni protette sono:
(a) “Highland”, che comprende la parte della Scozia a nord della linea che divide la regione delle Highland da quella delle Lowland;
(b) “Lowland”, che comprende la parte della Scozia a sud della linea che divide la regione delle Highland da quella delle Lowland; e
(c) “Speyside”, che comprende
(i) le circoscrizioni di Buckie, Elgin City North, Elgin City South, Fochabers Lhanbryde, Forres, Heldon e Laich, Keith e Cullen e Speyside Glenlivet del Moray Council, come tali circoscrizioni sono costituite nel Moray (Electoral Arrangements) Order 2006(2); e
(ii) la circoscrizione di Badenoch e Strathspey dell’Highland Council come costituita nell’Highland (Electoral Arrangements) Order 2006(3).
Il punto 7 si occupa invece di definire in modo definitivo la Highland Line.
(7) Nel presente regolamento, per “linea che divide la regione delle Highland dalla regione delle Lowland” si intende la linea che inizia dal Canale del Nord e corre lungo la riva meridionale del Firth of Clyde fino a Greenock, e da lì fino alla stazione di Cardross, poi verso est in linea retta fino alla cima di Earl’s Seat nelle Campsie Fells, e poi verso est in linea retta fino al Wallace Monument, e da lì verso est lungo la linea delle strade B998 e A91 fino a quando la A91 incontra la strada M90 a Milnathort, e poi lungo la M90 verso nord fino al Ponte di Earn, e poi lungo il fiume Earn fino alla sua confluenza con il fiume Tay, e poi lungo la riva meridionale di questo fiume e il Firth of Tay fino a raggiungere il Mare del Nord.
Allarga a tutto schermo la mappa qui di seguito, esplora la Highland Line e le distillerie in sua prossimità (Glengoyne!).
La successiva interpretazione (Guidance) da parte della Scotch Whisky Association ha chiarito, sempre nel 2009, alcuni dettagli minori.
Sebbene solo le cinque località e regioni tradizionali siano state definite e protette nel SWR, è comunque consentito utilizzare, esattamente nello stesso modo, un altro nome di località o regione scozzese, purché lo Scotch Whisky sia stato interamente distillato in quel luogo. Ad esempio, i Single Malt Scotch Whisky distillati nelle Orcadi possono essere venduti con la denominazione “Orkney Single Malt Scotch Whisky” (con le parole scritte esattamente in quest’ordine).
Lo Speyside rientra nei confini della regione delle Highland e pertanto i whisky scozzesi distillati nell’area dello Speyside possono essere descritti, a piacimento, come “Highland” o “Speyside”.
La diatriba “-Glenlivet”
Se è vero che solo nel 2009 si è avuta una chiara definizione delle Regioni dello Scotch, è altrettanto vero che queste denominazioni erano in uso da decenni.
Il caso più emblematico è quello della regione che oggi chiamiamo Speyside e a cui ci si è sempre riferiti come “regione di Glenlivet”.
Quando nel 1823 il Parlamento britannico ha deliberato quella che è considerata la vera disposizione che ha dato origine alla storia industriale dello Scotch Whisky, l’Excise Act, George Smith divenne il primo distillatore a beneficiare dei vantaggi di questo nuovo regolamento. Nacque così la distilleria Glenlivet (1824), che ebbe un impatto tanto importante per l’area e per lo Scotch Whisky stesso, da diventare un punto di riferimento per molti altri nascenti distillatori.
Sono i decenni in cui distillerie come Macallan, Aberlour, Dufftown, Glen Grant, pur dichiarandosi come Highland Malt in etichetta, erano solite aggiungere il suffisso -Glenlivet al loro nome, per identificare lo stile conforme alle note fruttate e delicate della distilleria di George Smith.
Questa, sì, è una classificazione per terroir. Una identificazione che ha dovuto cambiare denominazione (ma non significato) quando Glenlivet ha rivendicato per sé l’uso esclusivo del proprio nome, diventando The Glenlivet (1884).
L’accordo, raggiunto dopo decenni di lotte legali, in realtà non risolveva nulla. Era ormai assodato che il nome Glenlivet venisse utilizzato, così come capitava con Islay, come sinonimo dello stile del whisky. Solo in combinazione con le tre lettere “The” poteva essere usato dalla distilleria degli Smith, ma per una decina di distillerie del territorio veniva concesso – questa volta legalmente – l’utilizzo del suffisso -Glenlivet.
Il tutto è andato avanti per un secolo, se è vero che ancora negli anni ’80 quasi 30 distillerie non solo continuavano ad utilizzare il nome, ma – come aziende e come marchio – erano ancora registrate con il suffisso -Glenlivet!
Poi qualcosa è cambiato, e tutte queste distillerie hanno rapidamente abbandonato il riferimento a Glenlivet. Stiamo ovviamente parlando della seconda metà degli anni ’80, della nascita della nuova era del single malt e della migrazione dell’interesse dai Blended alle bottiglie mono-distilleria.
A quel punto Glenlivet non era più uno stile a cui “fare riferimento”, ma un temuto concorrente, e il suo nome dove sparire dalle etichette.
Nasceva così lo Speyside, per cui non esiste una data precisa, così come non esiste una data precisa per la rinascita dello Scotch Whisky dopo il Whisky Loch del 1982-1983. Nessuna data precisa, ma la transizione è ovviamente ben fotografata dal rilascio dei primi Classic Malts (1988). Il Cragganmore 12, che nei display e nei cofanetti era indicato a rappresentanza dello Speyside, riportava orgogliosamente in etichetta la scritta Single Highland Malt. Sono nel 1997, con il rilascio della prima serie dei Distillers Edition (Double Maturation), sarebbe comparsa la dizione Single Speyside Malt.
Ancora oggi alcuni imbottigliatori indipendenti continuano ad utilizzare il suffisso -Glenlivet, come nel caso di questo Glentauchers di Cadenhead’s imbottigliato nel 2021. Una scelta che nulla ha a che vedere con il contenuto della bottiglia, essendo solo una stilistica dell’etichetta, che in questo modo assume un “finto” mood vintage.
E l’Island single malt ?
Quindi, se per lo Stato è stato sufficiente definire le due aree delle Lowland e delle Highland, per le distillerie interessate a promuovere il proprio single malt diventava vincente creare dei Cluster, delle regioni che stimolassero l’interesse di un consumatore sempre più nerd.
Facile definire lo stile e la regione di Islay, un territorio facilmente delimitabile (è una isola), con uno stile torbato unico al mondo e con un numero considerevole di distillerie attive. Se guardiamo l’evoluzione della etichetta di Laphroaig, notiamo come la denominazione Islay sia presente già nei primi magri rilasci di single malt degli anni ’60.
Diventava altrettanto facile identificare la regione di Campbeltown, che – grazie al suo glorioso passato – era stata denominata la denominazione come “whisky capital of the world”.
Denominazione che, come sappiamo, ha rischiato di sparire e che oggi può godere di un presente e di un futuro radioso solo per la geniale intuizione di Mr.Wright di aprire nel 2004 la terza distilleria in città, Glengyle.
Sparire? In realtà neanche nascere. Quelli erano gli anni in cui la Scotch Whisky Association stava lavorando per presentare in EU la richiesta di Identificazione Geografica per lo Scotch Whisky, raggiunta con le Regulations del 2009. Un procedimento molto lungo che, come per tutte le IG, richiede un continuo colloquio con i produttori. È qui che si stava decidendo di presentare la richiesta per sole 4 regioni (Lowland, Highland, Speyside e Islay), Campbeltown – con solo due distillerie rimaste – era considerata ormai una regione defunta.
Da 4 potenziali possiamo passare a 6 regioni?
La classificazione dei terroir risulta poco efficace se si pensa alle distillerie scozzesi con sede sulle isole, le Ebridi, le Orcadi e – potenzialmente – le Shetland.
È oggi prassi comune utilizzare in etichetta la denominazione Island Single Malt Scotch Whisky, una classe di whisky con un chiaro contributo marino, ma non riconosciuta dalle Regulations.
Perché questa regione non è stata inserita nel testo della IG? La risposta è semplice: a fine anni ’90 esisteva solo una manciata di distillerie attive sulle isole scozzesi (Jura, Tobermory, Talisker, Scapa e Highland Park; Arran era appena nata; Islay era chiaramente fuori dai giochi), le isole non avevano un terroir o un clima omogeneo e non aveva senso raggrupparle tutte sotto lo stesso cappello.
Oggi le distillerie isolane sono quasi 15, fossero state scritte le Regulations nel 2024, la regione delle Island sarebbe sicuramente stata riconosciuta. Non ci resta che attenderne l’ufficializzazione alla prima revisione della IG.