Le Orcadi e il Bere barley

Le Orcadi e il Bere barley

Dal diario di viaggio di Claudio Riva, whisky e dintorni


Le Orcadi e il Bere barley hanno un legame … antico.

Il bere, antica varietà di orzo a sei ranghi, è semplicemente la varietà che la natura ha selezionato come la migliore in milioni di anni di evoluzione, quella utilizzata prima dell’avvento delle moderne varietà ibride create dall’uomo. Conosciuto come “orzo dei 90 giorni” perché riesce a dare il meglio di sé nella fulminea e intensa estate del nord, potendo essere piantato dopo e raccolto prima di tutte le altre varietà. È stato alla base dell’alimentazione di animali e umani sino al primo dopoguerra. Poi l’inesorabile declino.

Ricostruire come è arrivato il bere sulle Orcadi è un gioco da ragazzi. Come Pollicino basta datare i semi ritrovati nelle tombe per scoprire che è originario della Mesopotamia e che da lì si è spostato verso la Russia, la Scandinavia, per approdare alle Orcadi prima del 3000 A.C. portato dai Vichinghi molto prima della loro occupazione del nord della Scozia. Qui il clima mite e il terreno fertile ne hanno decretato un successo millenario.

I primi whisky sono sicuramente stati distillati con bere malt, così come il primo Highland Park nel 1798. Oggi si usa un orzo diverso, con una maggiore quantità di carboidrati rispetto alle significative percentuali di proteine del bere. Più zucchero, più alcol. Meno aromi? Oggi c’è una sua vivace riscoperta tra i panettieri, i birrai e i distillatori. I risultati sono sorprendenti. sia al suo gusto che per i provati elevati valori nutrizionali.

Nel 2002 l’Agronomy Institute of Orkney College ha creato le basi per l’uso moderno del bere. Qui, a Kirkwall, sono stati piantati i primi semi allo scopo di costituire uno stock significativo da distribuire ai coltivatori. Da qui, pochi anni dopo, il bere ha raggiunto l’isola di Islay.

Solo un lusso moderno?

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Veloci appunti e qualche fotografia, importati da Facebook

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