La fata verde

La fata verde

Mentre mi aggiravo in una calda notte di primavera alla ricerca di emozioni culturali ed alcoliche nel capoluogo barocco pugliese, mi imbattei in una degustazione ed in uno spettacolo proposto per la divulgazione dell’importanza storica dell’Assenzio, distillato non liquore, come dolcemente ma fermamente sostengono gli Iniziati alla Fata Verde.

Fu una notte lunga in cui mi sovvennero ricordi classici di quando leggevo con passione liceale Rimbaud, Verlaine, Baudelaire, ed attraverso i loro versi sembrava possibile cambiare il mondo o, almeno, renderlo meno brutto, come disse Claudio Riva a proposito di un ottimo dram di Laphroaig a Davide Terziotti, in una notte di plenilunio ad Islay nel 2008.

Queste note sull’Assenzio sono state scritte bevendo alcuni calici di questo prezioso distillato e sono state dettate dallo stesso al sottoscritto, intorno alle prime luci dell’alba di quella notte lunga cui accennavo in precedenza.

 

 

La Canzone di Autunno, Paul Verlaine, 1866
I lunghi singulti
dei violini
 d’autunno
mi lacerano il cuore
d’un languore
monotono
Pieno d’affanno
e stanco,
quando l’ora batte
io mi rammento
remoti giorni
e piango
E mi abbandono
al triste vento
che mi trasporta
di qua e di là
simile ad una
foglia morta.

 

Questa meraviglia simbolista di Verlaine fu anche usata per comunicare in codice agli Alleati lo sbarco americano in Normandia. Ma questa è un’altra storia.

Torniamo indietro.

 

L’Artemisia Absinthium

L’Assenzio maggiore (nome scientifico Artemisia Absinthium L., 1753) è una pianta erbacea della famiglia delle Asteraceae, di origine europea, si ritrova abitualmente nelle zone alpine, si presenta con un colore verde argentato e da un sentore decisamente amaro.

 

 

Internazionalmente nota la pianta come wormwood, per le sue proprietà antielmintiche, fin dai tempi degli Antichi Egizi, che usavano il liquido derivato dalla stessa, una sorta di proto-Assenzio, per uso medico, addirittura nel mondo greco-romano passa per essere citato come simbolo della amara realtà dell’Uomo disvelata dalla filosofia epicurea, cui Lucrezio contrappone il miele della poesia per addolcirla, nel De Rerum Natura.

In realtà, l’invenzione alcolica moderna dell’Assenzio, pur non essendoci prove inconfutabili in merito, viene attribuita ad un medico francese di Couvet, nella Svizzera Francese, tale Pierre Ordinaire, che lo introduce al mondo come una medicina adatta, da tonico, a curare varie patologie. La ricetta viene poi trasmessa alle sorelle Henriod, che ne intrapresero la commercializzazione.

La svolta con i successivi acquirenti della ricetta: Dubied insieme al genero Henry-Louis Pernod aprirono la prima distilleria d’Assenzio a Couvet nel 1798, Extrait d’Absinthe Dubied Père et Fils. Nel 1805 ne seguì un’altra in Francia, a Pontarlier, la Maison Pernod Fils.

 

 

Dopo una leggendaria corsa ad aprire distillerie d’Assenzio in Francia. Lo si trovava ovunque in bar, bistrot, ristoranti, alle cinque della sera, niente tè come gli inglesi, all’inizio dell’Ottocento, era l’heure verte, l’ora verde, dal nome dell’Assenzio, Fata Verde, per il suo colore verdolino… poi ci fu la Fillossera e gli amici francesi cominciarono a bere Assenzio in maniera importante, nel 1910 i Galli bevono trentasei milioni di litri l’anno di Assenzio.

 

Ma cos’è l’Assenzio?

Una voce poetica interiore mi avverte alle 5 di mattino di non averne ancora parlato.

L’Assenzio è un distillato, tra i 60 e i 72 gradi alcolici, basato su tre botaniche principali: Artemisia absinthium, Anice verde e Finocchio (la sacra Trinità), oltre ad altre come la melissa, il coriandolo, l’issopo ed eventuali altre, con una gradazione alcolica finale alta, intorno ai sessanta gradi circa.

Oggi un Assenzio serio deve essere prodotto attraverso la macerazione in alcol da vino, preferibilmente, dei semi delle piante trinitarie e altre presenti nelle ricette ottocentesche, poi distillato ed infine, se si vuole colorarlo naturalmente, metterlo in infusione con le stesse piante. Nessun additivo, nessun colorante, né zucchero, esattamente come le ricette del diciannovesimo secolo prima che la scure proibizionista vietasse in Svizzera e Francia questo affascinante Spirito.

 

Messo al bando

Torniamo alla Storia.

L’eccesso di consumo di Assenzio ai primi del Novecento in Francia ed in Svizzera, principalmente, condusse al divieto di circolazione dell’Assenzio, anche per le pressioni delle lobby del vino, preoccupate per la perdita della primazia del vino, e dell’abuso di produzione del distillato, che fu presto imitato da liquori pessimi, che per motivi commerciali e con dubbia salubrità, cominciavano a diffondersi tra il pubblico. Un po’ come il Gin di pessima fattura che circolava nell’Inghilterra ai tempi della Gin Craze.

Studi poco scientifici del Novecento sostenevano che una molecola contenuta nella Fata Verde, il Tujone, fosse velenoso. Ricerche recenti hanno dimostrato che la molecola per far male dovrebbe essere presente nell’Assenzio in commercio, in volumi enormemente superiori rispetto ai limiti prescritti attualmente dalla legge:35 mg/l. La Normativa europea ed italiana prescrive infatti che i liquori non possano averne più di 10 mg/l e gli amari,cui pur come distillato, si può riconoscere l’Assenzio, legalmente, più di 35 mg/l (Direttive 88/388 CEE e 91/71 Cee e Dlgs 107 del 1992).

L’Assenzio è tornato legale dal 1992 circa in Europa e dal 2007 negli Stati Uniti d’America.

Ma occhio alle imitazioni! Dal 1994 dall’Europa dell’Est sono cominciati a comparire dei Liquori denominati “Absinthe” da un colore verde quasi fosforescente, artificiale, dal sapore pessimo, spesso vendendolo come il liquore della depravazione. Ancora oggi solo la Svizzera regolamenta il vero Assenzio, quindi se vi servono un liquore fosforescente in bicchierini tipo shot di tequila o bruciando l’alcol o bruciando dentro una zolletta di zucchero, sappiate che state bevendo una volgare imitazione.

E Se volete berlo come Verlaine o Van Gogh o i Poeti Maledetti?

Intanto sappiate che ne abbiamo tre tipi.

  • Blanche, come uscito dall’alambicco.
    .
  • Bleue, come sopra, ma dal carattere rustico e artigianale, con un sentore particolare quasi di fieno, dato dall’anice stellata nella sua ricetta, è delicato, fresco.
    .
  • Verte, dalle note erbacee dominanti, dal colore verde dovuto all’infusione delle botaniche dopo la distillazione.

Ponete l’Assenzio in un bicchiere apposito, almeno 3 cl.

Versate acqua ghiacciata nel calice, ma prima annusate l’assenzio puro, deve esprimere una complessità che va molto al di là dell’alcol in esso contenuto.

 

La fontana dell’Assenzio

 

L’acqua versata, meglio se con una fontana, crea il louche, opaco in francese, il liquido diventa torbido, si crea un effetto opalescente, causato da un’emulsione olio essenziale-acqua che causa la dispersione della luce.

Il louche deve formarsi almeno dopo 4/5 gocce di acqua, salendo la bruma dal fondo come in Autunno nella vecchia Milano, si forma la lattigginosità, la complessità si avverte man mano che il louche diventa più evidente, poi in bocca il sapore si rende più complesso, ma anche il colore cambia, diventa quasi arancione opale posto il bicchiere sotto una fonte di luce.

Degustatelo leggendo Rimbaud.

Vieni, i vini vanno alle spiagge
E i flutti a milioni!
Vedi il Bitter selvaggio
Rotolare dall’alto dei monti!
Raggiungiamo, saggi pellegrini,
l’Assenzio dai verdi pilastri…
(Commedia della Sete).

 

Sono le sei di mattina, mi alzo, ebbro di memorie.

 

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