Sabato 2 settembre si è svolto il primo Scottish Rum Festival, un evento che solo a leggere il nome mette allegria. Prima edizione in presenza, che purtroppo ho perso perché impegnato a capire come raggiungere l’isola di Arran dopo la cancellazione del nostro traghetto, una impresa che peraltro si è rilevata assai più facile rispetto a quella che abbiamo dovuto gestire sette giorni dopo al rientro da Islay verso la terraferma. Quattro traghetti in una settimana, due cancellazioni importanti, ma non ci siamo scoraggiati e siamo miracolosamente riusciti a rispettare tutti i nostri piani, aggiungendoci un pizzico di adrenalina. No way to enjoy Scotland this year!
Scottish Rum Festival
Lo Scottish Rum Festival è “tornato” quest’autunno con il suo attesissimo festival inaugurale dal vivo a Edimburgo. È stato possibile assaggiare il meglio del sempre più ricco patrimonio scozzese di rum, tra produttori e selezionatori, oltre che toccare con mano l’entusiasmante esplosione della cultura del rum nella nazione.
Distillerie, degustazioni e masterclass che hanno fatto entrare la Scozia nella mappa mondiale del rum. Avevo già parlato della Islay Rum e delle fermentazioni selvatiche della J.Gow (Orcadi), il panorama dei produttori scozzesi di rum è completato da Biggar Spirits, Necropolis Spirits, North Point, Titan Spirits, Wester Distillery, Ninefold Distillery, Banditti Club, Island Slice, MacNair’s Exploration Rum, Base Spirits Collective, Matugga Distillers, Illicit Spirits, Dark Matter, BrewDog Distilling, Cabezon Beverages.
Hanno partecipato circa 200 persone durante la prima sessione e qualcuna in meno nella seconda, da tutti giudicato un ottimo risultato. È stato apprezzato non solo il grande entusiasmo degli appassionati, ma soprattutto il loro incondizionato sostegno alla “new spirit wave” di Scozia. Una comunità sicuramente più punk e giovane rispetto a quella della scotch.
Per presentare l’evento lascio la parola all’amico Peter Holland che durante lo Scottish Rum Festival si è occupato delle masterclass.
Da quando, nel 2015, la Dark Matter ha fatto notizia per essere stata la prima distilleria scozzese produttrice di rum ad aprire nell’era moderna, la scena scozzese del distillato di canna da zucchero è cresciuta di anno in anno.
Arriviamo al 2020, quando un gruppo di lungimiranti produttori di rum, che sono anche appassionati del distillato con colori caraibici, hanno concepito l’idea di una vetrina per la fiorente scena scozzese. Purtroppo la pandemia ha costretto a tenere l’evento online, ma il suo successo ha dimostrato che esiste un nucleo di appassionati scozzesi di rum e che il settore deve essere celebrato e fatto conoscere ad un pubblico più ampio.
L’offerta scozzese di rum è oggi molto vivace, con distillatori e imbottigliatori che portano sul mercato novità entusiasmanti. Ci sono segnali di un futuro fantastico!
Le tavole rotonde del festival rappresentano un’opportunità per discutere lo stato attuale delle cose e il potenziale per il futuro. Cosa significa essere un Rum Scozzese? Il termine dovrebbe essere accompagnato da alcuni standard minimi o da aspettative di qualità? È sufficiente essere un semplice riferimento geografico, o vogliamo che rappresenti qualcosa di unico e riconoscibile? In sostanza, il “marchio Scozia” è sufficiente? Temi come questo e altri offrono l’opportunità di organizzare discussioni, di dire la propria opinione, senza dimenticare l’aspetto più importante: la degustazione dei rum!
Altre masterclass prendono in considerazione la storia e il patrimonio scozzese. Con il rischio di scoraggiare la gente [avviso di spoiler], il Rum è nato dall’industria dello zucchero, e i primi tempi dell’industria dello zucchero sono stati resi possibili grazie al lavoro degli schiavi. È uno dei periodi più bui della storia, eppure la ricchezza generata ha finanziato gran parte di ciò che diamo per scontato nell’era moderna. I collegamenti tra allora e oggi possono sembrare distanti un milione di chilometri, ma rimangono tanti echi culturali, compresi o meno, che non possiamo ignorare.
Altre discussioni si concentrano su elementi di produzione, come il carattere del Rum appena prodotto, le botti e anche le pratiche di miscelazione del Rum prodotto localmente o importato con botaniche.
Infine possiamo accontentare anche gli appassionati di cocktail. Allo show è presente Jamie Shields di Ruma, il primo rum bar che aprirà a brevissimo a Edimburgo.
Evidenzio infine che la parola Scotch è riservata al whisky, non si potrà mai parlare di Scotch Rum, ma di Scottish Rum. Così come gli Scot sono le persone e lo Scots è l’antico linguaggio scozzese.
Islay Rum
Tra i produttori presenti al festival, la distilleria Islay Rum, con sede a Port Ellen proprio di fronte alla Malteria Diageo, produce rum che traggono ispirazione da alcune delle distillerie di rum più iconiche del mondo, con un tocco distintivo scozzese.
Proprietario della distilleria è un nome conosciuto tra gli appassionati di Islay Single Malt, il famoso imbottigliatore indipendente del malto Finlaggan, la The Vintage Malt Whisky Company, fondata nel 1992 da Brian Crook ex direttore di Morrison Bowmore Distillers. Azienda proprietaria anche dei marchi The Cooper’s Choice, Islay Storm, The Ileach, SmokeStack e Glenalmond. Con l’avvio della produzione ad inizio 2022, la Islay Rum è una delle protagoniste dell’industria scozzese del rum. Guidata da Ben Inglis, mastro distillatore, la distilleria ha esplorato da subito strade innovative per la creazione di aromi.
Utilizzando una combinazione di diversi tipi di melassa, molteplici ceppi di lievito e una fermentazione prolungata, l’Islay Rum crea un audace single rum bianco che sta iniziando a far maturare in botte. Proprio in questi giorni hanno preso il via i lavori per la costruzione della warehouse che permetterà di ampliare gli spazi per la maturazione, oggi relegata a pochissime botti sperimentali.
Ispirato alle distillerie della Giamaica, il bellissimo pot still double retort può produrre una varietà infinta di stili, di Marks, che ben miscelati hanno dato origine al rilascio inaugurale nel 2022, il Geal, rum bianco leggero da miscelazione, e al primo Peat Spiced rilasciato durante il Feis 2023, realizzato con ingredienti affumicati sul fuoco di torba per creare un intenso sapore affumicato, che rifletta le sue radici di Islay.
Durante i nostri viaggi del 2022, ma soprattutto ad aprile di quest’anno, avevamo potuto mettere il naso sui tini aperti in cui si stavano effettuando fermentazioni prolungate, e sul dunder sapientemente assemblato e fatto maturare da Ben. I primi mesi di attività sono serviti per fare esperienza e per creare tutti gli ingredienti che hanno portato al primo rilascio di rum high esters.
Islay Rum {Ùine Mhòr}
Edizione limitata Ùine Mhòr [lungo tempo in gaelico]
Materia prima: melassa
Piccolo lotto, single rum FPD a lunga fermentazione
Gradazione alcolica: 55% abv
Il primo di una serie di lotti di fermentazione sperimentali di Islay Rum. Questa edizione limitata è l’assemblaggio di diverse lunghe fermentazioni di 4-6 settimane con l’impiego di dunder maturati, batteri autoctoni e due ceppi di lievito da distilleria (Distillamax RM & SR).
Emozionante al mio primo veloce assaggio al Rum Show London di luglio, ho potuto acquistarne un paio di bottiglie settimana scorsa durante la nostra gita su Islay e condividere oggi l’assaggio con Anna Ostrovskyj, sempre molto attenta alle fermentazioni e curiosa di capire cosa stia accadendo in Scozia.
Il risultato? Più efficace al naso, con note di caramello, inchiostro per stampanti, frutta tropicale stramatura e mandorle. Più aggressivo al palato con cocco, liquirizia e tanto pepe nero.