Islay, carenza di malto torbato

Islay, carenza di malto torbato

Ho lasciato passare un mese dall’annuncio pubblicato su Master of Malt, i contatti che sto avendo per organizzare la gita di Aprile mi hanno permesso di fare qualche domanda e di ottenere risposte “non ufficiali”, ma che vanno tutte verso un’unica direzione.

Ad iniziare dal 2023 e, con probabilità crescente nel 2024, la malteria di Port Ellen non potrà più garantire la fornitura di malto torbato a tutte le distillerie di Islay che ne faranno richiesta. La situazione era già chiara nel 2020, poi il Covid ha portato ad una riduzione della produzione da parte delle distillerie, e l’emergenza è stata solo rimandata. Capito che la pandemia non avrebbe rallentato, ma bensì vivacizzato le vendite di single malt, da inizio 2022 tutte le distillerie hanno riportato la produzione al massimo, allo scopo di rimettere botti a magazzino.

 

La malteria di Port Ellen oggi

 

Una sola distilleria è bastata per accendere l’allarme, ovviamente la più grossa dell’isola: Caol Ila. Colpita dal lockdown quando era più fragile, mentre si stavano avviando i lavori per la costruzione del nuovo visitor centre dedicato a Johnnie Walker, è stata costretta ad uno stop forzato per parecchi mesi: su Islay, così come in molte zone remote scozzesi, si sono applicate restrizioni Covid molto stringenti, come l’impossibilità di prendere il traghetto o l’aereo se non residenti sull’isola. Molti blocchi di produzione sono stati causati non da ipotetiche stime di recessione, ma dalla impossibilità di avere forza lavoro certa: bastava un caso accertato di infezione Covid per costringere al blocco di interi reparti produttivi. I lavori di ristrutturazione sono stati fermati a ponteggi appena montati e la distilleria è rimasta inattiva per parecchi mesi, al punto che durante la mia visita dell’agosto 2021 la avevo dichiarata in stato di abbandono. Da inizio anno Caol Ila ha ripreso alla grande, ed oggi lavora 7 giorni su 7.

Poi le nuove distillerie: la nuova Port Ellen che dovrebbe iniziare a distillare tra poche settimane, la distilleria di Portintruan di Mr.Sukhinder, il raddoppio di Kilchoman. E si parla di nuove licenze in arrivo. Diageo non ha approvato piani di ulteriore espansione della malteria, essendo già parecchio esposta sull’isola con i suddetti lavori di Caol Ila, di Port Ellen e con una presunta espansione del micro visitor centre di Lagavulin.

La nuova distilleria di Port Ellen (foto settembre 2022), alle spalle si intravede la malteria

È davvero un problema?

In teoria no, le numerose malterie britanniche possono far fronte a questo fabbisogno, ammesso che la crisi del grano non prenda dimensioni ancora più ampie (ma in questo caso i problemi sarebbero di ben altra entità). In realtà si, perché il profilo aromatico della torba di Islay è unico nel suo genere, grazie alla elevata presenza di fenoli, di idrocarburo, oltre alla contaminazione marina. Sostituire la materia torbata con un malto a pari ppm ma prodotto nelle Highlands porterebbe ad importanti variazioni organolettiche. Ed è economicamente insostenibile portare via nave ogni settimana centinaia di tonnellate di torba sulla terra ferma.

 

Quali soluzioni?

Non molte, a dire il vero. Non si può chiedere alle distillerie di aumentare la porzioni di malto prodotto in casa a pavimento; mancano gli spazi e – con costi elevati (di realizzazione e di produzione) – si incrementerebbe la produzione sull’isola di pochissimi punti percentuale. Il Port Ellen Maltings oggi non può più crescere, avendo ceduto i suoi spazi alla distilleria.

 

Cosa dice la storia

Quando Port Ellen ha chiuso nel 1983, la situazione dello Scotch Whisky era molto difficile e le distillerie di Islay – più remote e complesse da gestire rispetto a quelle più industrializzate della terra ferma – erano in pessimo stato di conservazione. Oggi ci siamo abituati a vederle eleganti, splendenti, accoglienti; non era così. Islay era in allarme perché molti posti di lavoro erano a rischio e sull’isola – non ancora dichiaratamente turistica – non vi erano molte altre possibilità di impiego.

La situazione era assolutamente ribaltata rispetto a quella odierna. Diageo si era resa disponibile ad espandere la malteria già presente presso la distilleria Port Ellen, allo scopo di conservare qualche posto di lavoro, ma per poterlo fare, aveva necessità che le altre distillerie dell’isola si impegnassero ad acquistare il malto da loro. L’investimento era importante e per rendere la malteria competitiva con quelle della terra ferma, doveva avere una dimensione sufficientemente grande.

Nel 1987 viene ufficializzato, con una stretta di mano, il Concordato tra le distillerie di Islay. Diageo può fornire malto a tutte le distillerie dell’isola e con diversi interventi demolirà i vecchi edifici di Port Ellen per far fronte all’espansione della malteria. Nel 1996 vengono rimossi i potstill della distilleria, destinazione ignota, la nuova distilleria di Port Ellen adotta esatte repliche ottenute non dagli originali ma dai disegni tecnici e dalle fotografie della vecchia still house. Nel 2003 si procede alla demolizione del Red Kiln #1, della Mash house e della Still house.

 

Dopo la chiusura del pavimento di maltaggio avvenuta nel 1972, l’anno successivo la malteria viene espansa per far fronte al fabbisogno di Caol Ila, Lagavulin e Port Ellen (foto 1973)

 

La produzione presso la Port Ellen Maltings

La malteria di Port Ellen è dotata di 7 grandi drum (tamburi) di maltaggio, i più grandi di Gran Bretagna, in grado di lavorore – ciascuno – 50 tonnellate di cereale. L’orzo viene inizialmente immerso in acqua per 4 giorni e poi trasferito in uno dei tamburi, che può ruotare: ogni 8 ore effettua un giro completo in 5 minuti, simulando così il lavoro della pala sul pavimento di maltaggio. Dopo 6 giorni il malto verde è pronto e deve essere asciugato.

La torba, se necessaria, viene bruciata in normali kiln (forni), che convogliano i fumi verso uno degli ampi cilindri di essiccatura dove trasferito il malto in uscita dai drum. La torba utilizzata dal Port Ellen Maltings è ovviamente torba di Islay, che – rispetto a quella di Laphroaig – viene estratta con mezzi meccanici e non manualmente con la tradizionale vanga.

La malteria lavora 24 x 7, effettuata periodici maltaggi a diversi livelli di ppm e trasferisce il malto in uno dei silos in cui viene lasciato riposare per qualche giorno. All’arrivo di un ordine di 10 tonnellate di malto a 35 ppm, si preleveranno – per esempio – 5 tonnellate dal silos dei 30 ppm, 5 tonnellate dal silos dei 40 ppm e si procederà alla loro miscelazione. Il camion della malteria procederà alla immediata consegna alla distilleria.

 

I tamburi (drum) di maltaggio di Port Ellen

 

Vuoi saperne di più?

Se vuoi qualche informazioni in più sulla storia della distilleria Port Ellen e sulla nascita del concordato tra le distillerie dell’isola ti consigliamo di ascoltare la puntata #WHISKYPEDIA «PORT ELLEN» che abbiamo registrato ad aprile 2020.

 

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