Se per molti appassionati italiani lo scotch è il whisky per eccellenza, quello irlandese dopo anni molto bui sta riprendendo velocemente terreno con la seria possibilità, secondi alcuni, di superare in volumi di vendite i cugini scozzesi.
Il merito sta non solo in una progressiva crescita di distillerie sul territorio, che per una mera questione numerica porta a una altrettanto progressiva crescita di mercato, ma anche in una qualità mediamente molto alta, grazie anche a una maggiore libertà di sperimentare concessa dai regolamenti irlandesi.
Ci è parso quindi utile realizzare questa piccola guida all’acquisto, sulla falsariga di quella già creata per i whisky scozzesi, con delle proposte di imbottigliamenti divisi per tipologia e dai prezzi che siano al di sotto dei 100 euro, così da consentire di costruirsi una specie di Starting Kit per andare alla scoperta del whiskey irlandese.
E cominciamo da quello che è uno stile peculiare dell’isola di smeraldo, ovvero il
POT STILL IRISH WHISKEY
Il Pot Still (Single Pot still quando proveniente da unica distilleria), come da attuale disciplinare, va realizzato a partire da un mix di orzo maltato e non, in una proporzione minima del 30% per ognuno, con un massimo del 5% di altri cereali da introdurre nella lavorazione iniziale, distillato in modo discontinuo in alambicchi di rame e maturato per almeno tre anni in botte di legno. Il numero di distillazioni non è fissato, sebbene com’è noto di prassi in Irlanda se ne facciano tre.
L’offerta è piuttosto ampia, data la diffusione, ma per farsi un’idea di come possa esprimersi questa ricetta tradizionale ho pensato fosse il caso di proporvi un vero e proprio classico, ovvero
REDBREAST 12YO
40%ABV
Botti ex bourbon ed ex sherry
Prezzo intorno ai 50€
Questo pettirosso è una vera e propria colonna del whiskey irlandese, intento a svolazzare tra gli scaffali degli appassionati fin dal 1912 con grande successo, salvo dover chiudere le ali nel 1985 a causa della profonda crisi che colpì tutto il settore.
Il Redbreast ritorna in produzione nel 1991, grazie a nuovi proprietari del colosso Midleton, e riparte proprio dal dodici anni che fu il primo a uscire all’inizio di quel secolo.
Il mix iniziale è composto in parti uguali da orzo maltato e non, scegliendo quindi di escludere l’apporto di altri cereali come faranno molte altre distillerie, con tripla distillazione e maturazione (anche qui molto classica) in botti ex bourbon ed ex sherry.
E nonostante la gradazione minima, il whiskey riesce a esprimere una buona cremosità e paletta aromatica, ovviamente senza grandi complessità ma concedendo una bevuta più che dignitosa in cui si ritrovano cereali, frutta secca, frutti rossi, miele e qualche tocco speziato.
Potreste provare anche il Glendalough Pot Still.
Per chi ama lo scotch, può essere interessante affrontare la versione irlandese di quello che è un caposaldo nella produzione scozzese, il
SINGLE MALT IRISH WHISKEY
Lavorazione che differisce dal Pot Still per la sola composizione dei cereali usati per la distillazione, che come per la Scozia devono essere al 100% orzo maltato.
Il più noto single malt irlandese viene prodotto in Irlanda del Nord, da una distilleria che si fregia di essere la più antica al mondo, Bushmills, grazie a una licenza per la distillazione del 1608 concessa a un proprietario terriero della zona, sebbene di fatto la distilleria sia nata ufficialmente nel 1784.
Anche se non è lo stile più diffuso in Irlanda, diverse sono le distillerie che si dedicano al single malt, tra cui una fondata nel 2012 che a giugno del 2021 ha prodotto il primo
DINGLE SINGLE MALT
46.3%ABV
Botti ex bourbon ed ex sherry Pedro Ximénez
Prezzo intorno ai 60€
Dingle nasce nell’omonima penisola nella contea di Kerry, da un’esperienza nella produzione di birra artigianale dei tre fondatori Oliver Hughes, Liam LaHart e Peter Mosley con la Porterhouse Brewing Company.
A differenza di altre distillerie della cosiddetta new wave, decidono di imbottigliare solo il proprio whiskey, realizzato sia come Single Pot Still che come Single Malt a tripla distillazione, facendo uscire i due stili in parallelo a partire dal 2016 in piccoli lotti, proposti sia a gradazione piena che ridotta, fino ad arrivare al primo imbottigliamento ufficiale del single malt nel 2021, mentre del single pot still è uscito il quinto e ultimo batch nel 2022.
Un whiskey giovane ma non troppo che mostra già un buon equilibrio tra le botti, dalle tonalità ruvide e morbide che sanno intrecciarsi in una bevuta dalle evocazioni invernali di frutta (uvetta, mela cotta, prugne secche), arancia candita, panpepato, noce moscata, liquirizia, chicchi di caffè ricoperti al cioccolato e cuoio.
In alternativa, potreste assaggiare il particolare Waterford Sheestown 1.1.
Un altro stile che si associa più facilmente al whisky scozzese è quello torbato, tipicamente di provenienza da isole come Islay e Skye, ma che si trova ormai diffusamente in tutta la Scozia.
Anche l’Irlanda ha i propri torbati, con una scelta non così ampia come per i dirimpettai e con un profilo sicuramente diverso, ma che si sta costruendo una fama di tutto rispetto.
PEATED IRISH WHISKEY
Il torbato irlandese probabilmente più noto è il Connemara, sia nella versione NAS (senza invecchiamento dichiarato) che nel 12 anni, ma siccome il mio intento è quello di farvi scoprire qualcosa di meno noto e particolare, in questo articolo vi suggerisco il
THE WHISTLER THE GOOD THE BAD AND THE SMOKY
48%ABV
Botti ex bourbon con affinamento in quarter cask ex torbato
Prezzo intorno ai 60€
La distilleria Boann ha da poco distribuito il proprio new make, ma fino a oggi gli imbottigliamenti nati sotto l’etichetta The Whistler sono tutti di provenienza da terzi, soprattutto Cooley, e presentano più o meno tutti i profili presenti sul suolo irlandese.
Nata per volontà della famiglia Cooney, la Boann Distillery viene fondata nel 2016 nella Valle di Boyne, a Drogheda, e data la zona pregna di storia, decide di celebrare la tradizione irlandese del racconto e dell’arte del fischiare tramite la propria etichetta. C’è anche un po’ di Italia a Boann, grazie agli alambicchi realizzati su misura dalla Green Engineering di Siena.
Questo è stato il loro primo blended malt (composto quindi solo da single malt di diverse distillerie), che chiamare torbato è, in verità un po’ improprio, dato che la nota di affumicatura proviene dall’invecchiamento finale di circa un anno in quarter cask che hanno contenuto whisky torbato.
Ma l’influsso è ben evidente, la torba è quella medicinale e salmastra ampiamente riconoscibile dagli appassionati di scotch, ingentilita dalla tripla distillazione che porta a un corpo vivace e frizzantino con tonalità burrose e dolci unite a evocazioni silvane.
Se invece volete provare un torbato vero e proprio, suggerisco il Teeling Blackpitts.
Dopo un blended malt, concludo questa breve guida con un’altra tipologia di blended, ben più comune, composta sia da single malt che single grain che va sotto il nome di
BLENDED IRISH WHISKEY
L’etichetta per eccellenza nella categoria è il Jameson, noto a livello mondiale per la sua morbida gentilezza e il prezzo decisamente popolare, dato che l’aggiunta del meno pregiato single grain nella ricetta consente di mantenere un prezzo al pubblico più basso.
Anche se si usano whiskey meno pregiati non vuol dire che non si possano creare delle eccellenze, e lo sanno bene quelli della Ireland Craft Beverages Ltd. che dal 2020, a Belfast, producono blended di qualità sotto l’etichetta Two Stacks con una grande attenzione alla tradizione riproducendo gli stili e le lavorazioni diffuse in patria negli anni ’60.
In particolare proprio l’attività di blending veniva inizialmente eseguita in modo artigianale presso una distilleria come Killowen, vera paladina della piccola produzione portata all’estremo.
Potete scoprire il loro stile dal loro biglietto da visita:
TWO STACKS THE FIRST CUT
43%ABV
Botti vergini, ex bourbon ed ex sherry oloroso
Prezzo intorno ai 50€
Cosa rara nei blended, ne viene resa nota nel dettaglio la composizione, al 80% da Dark e Light grain rispettivamente in botti vergini ed ex bourbon, al 8% da pot still in ex sherry oloroso, al 10% malto a doppia distillazione in ex bourbon e al 2% malto torbato sempre in ex bourbon, con il distillato che proviene dalla Great Northern Distillery, vera macchina da guerra nella produzione di tutti gli stili possibili del whiskey irlandese. Di questo imbottigliamento ne esiste anche una versione provocatoriamente in lattina.
Il risultato finale nel bicchiere è un whiskey in cui l’anima vegetale e speziata del grain si sposa con note più dolci e frivole, dalla frutta alla pasticceria da forno, in un insieme pieno e soddisfacente.
Se preferite provare qualcosa di più classico, tra le varie edizioni di Jameson consiglio il Black Barrel.
Sláinte!
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