Dal diario di viaggio di Claudio Riva, whisky e dintorni
In merito all’importazione di distillati in Russia non esiste un monopolio statale ma si lascia spazio alla libera imprenditorialità, sotto un rigido controllo delle Dogane.
La procedura prevede l’attivazione della pratica in accordo con il cliente importatore, l’acquisto delle ingombranti fascette delle accise e tutta una serie imbarazzante di test alimentari e normativi che nel concreto portano a costi elevati e all’invio di una bottiglia all’ente di controllo governativo.
Questo chiude il mercato russo a buona parte degli imbottigliamenti single cask indipendenti o – incredibilmente – a quelli di super lusso. Ora immaginiamo il dover sacrificare per i test un Macallan 65 anni Lalique, 450 bottiglie dal costo individuale superiore ai 50,000€ … dalla Scozia hanno provato a chiedere se una sample da 4cl poteva essere sufficiente ma niente. La Russia sembra essere il mercato ideale per queste bottiglie ma la distribuzione ufficiale è seriamente messa in difficoltà e questo porta a due effetti. Le bottiglie arrivano comunque con transazioni tra privati. Nei negozi e nei bar queste selezioni non potranno essere presenti per i rigidi controlli e quindi la scelta si limita agli imbottigliamenti standard.
Che poi la storia che il mercato russo è importante per lo scotch è roba ormai passata. Il crollo del rublo ha portato in pochi anni al quasi totale azzeramento delle importazioni dalla Scozia e in giro si trovano ben poche bottiglie.
In viaggio con Whisky Club Italia.
Veloci appunti e qualche fotografia, importati da Facebook
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