Come le distillerie scozzesi proteggono il loro nome
Non è sufficiente un disciplinare ben definito, la reputazione e l’immagine sono estremamente importanti per le distillerie di Scotch Whisky. La Scotch Whisky Association consente l’imbottigliamento di Single Malt con il nome della distilleria in etichetta anche se chi imbottiglia è una azienda differente, basta che avvenga in Scozia sotto l’ipotetico controllo degli ispettori. I broker e gli imbottigliatori indipendenti possono quindi utilizzare il nome della distilleria di provenienza del single malt, tipicamente una botte. Al dire il vero ci sono alcuni vincoli, come la dimensione del font da utilizzare per il nome della distilleria in etichetta, che non può essere più “grande” di quello usato per la scritta Single Malt Scotch Whisky.
I proprietari del marchio chiaramente desiderano che il nome della distilleria sia associato alla massima qualità, oltre a voler tutelare la rarità del loro single malt.
Un problema che non ha soluzione, visto che le ragioni sono economiche e sono di responsabilità delle stesse distillerie scozzesi, che hanno necessità di vendere le proprie botti in eccesso per fare cassa. I clienti sono imbottigliatori indipendenti o grandi supermercati. Ma sono stati introdotti strumenti che hanno consentito di vendere un gran numero di botti, azzerando il rischio.
Il Mercato dei Blended e gli Imbottigliatori Indipendenti
I whisky maggiormente bevuti al mondo sono ancora i blended whisky, ovvero una combinazione di whisky di grano e uno o più whisky di malto.
Non tutte le botti sono uguali e il Master Blender generalmente varia la ricette di volta in volta. Questa porta alla necessità – per produrre una qualità costante – di disporre di una vasta gamma di whisky. Le distillerie vendono ai piccoli blender le scorte in eccesso o di qualità inferiore, attraverso una miriade di broker e intermediari. Molte di queste botti finiscono nei blended più economici dei supermercati. Ma alcuni di questi clienti possono anche operare come imbottigliatori indipendenti, e questo rappresenta un rischio per la distilleria.
Ci sono quindi distillerie che non vogliono che il loro nome appaia su imbottigliamenti non ufficiali di whisky. Tra questi dominano i marchi che per primi si sono affermati nel mondo del single malt e che hanno necessità di proteggere non solo il nome, ma anche il loro “stile”. La gran parte delle botti che finiscono nei magazzini degli imbottigliatori indipendenti spesso provengono da fonti intricate, e questo rende necessario un controllo all’origine.
Il Teaspooning
Il Teaspooning è la pratica di aggiungere una piccola quantità di whisky (un cucchiaino da tè, un tea spoon) di una distilleria Beta al single malt Alfa che si sta vendendo. Da qui l’impossibilità per il cliente finale di etichettare questo whisky con il nome della distilleria Alfa, visto che il suo contenuto non è da lei prodotto al 100%. Si perde anche la qualifica di Single Malt, il nuovo whisky dovrà essere imbottigliato come Blended Malt.
L’origine di questa pratica è nel dopoguerra, ed è diventata comune dagli anni ’80 sino ai nostri giorni. Inizialmente le regole sull’imbottigliamento del Single Malt Scotch Whisky non erano così chiare e la Scotch Whisky Association non era “forte” come oggi. Oggi le cose sono cambiate, gli uffici legali dei grandi gruppi e della SWA sanno far valere la loro voce, ma nonostante questo l’uso del teaspooning prosegue perché è cresciuto a dismisura il mercato del Single Malt e, soprattutto, il numero degli imbottigliatori indipendenti.
È interessante notare che alcuni malti teaspooned hanno acquisito un loro “nome”. La necessità era inizialmente interna alle distillerie e ai gruppi, e solo successivamente l’utilizzo di questi nomi ha preso una valenza commerciale.
Un esempio è Burnside, che è ampiamente noto per essere Balvenie con una piccola aggiunta di whisky Glenfiddich. Cosa che mi permette di evidenziare che il cucchiaino aggiunto è normalmente, per convenienza, di una distilleria dello stesso gruppo.
Un whisky diverso?
Che impatto ha questo cucchiaino sulla qualità del malto?
Gli intenditori di whisky capiscono perfettamente che il whisky teaspooned non differisce per qualità dai single malt della distilleria di origine, pochi cl su una botte da 200 litri non posso influenzarne il profilo organolettico. È solo una necessità commerciale e legale, non una mossa per impoverire il prodotto, conservando nelle proprie warehouse la “parte migliore” della produzione, per poter avere una marcia in più rispetto ai nuovi competitor.
I Malti bastardi
Nei grandi negozi e nei discount, ci imbattiamo spesso in whisky scozzese single malt, sul quale non ci sono informazioni sul nome della distilleria di provenienza. Questi tipi di bottiglie sono indicati tra gli appassionati come “malti bastardi“, il termine “undisclosed malt” è decisamente meno affascinante. Le distillerie e le aziende sono riluttanti a comunicare ai consumatori che stanno producendo whisky per una catena di discount. Uno dei motivi è la possibile perdita di prestigio – visto che la qualità dell’imbottigliamento è nei discount meno importante del loro prezzo. Le vendite di massa possono avere un impatto negativo sulla reputazione della distilleria che si è costruita nel corso degli anni anni.
Le grandi catene di supermercati invece tendono a creano i propri marchi di whisky. Il non nominare la distilleria per nome non impedisce di descrivere il whisky in modo accurato: spesso accade che il malto bastardo sia contrassegnato con l’età, il tipo di botte usato o la regione di provenienza. Sulle bottiglie possiamo trovare descrizioni come “10yo Islay Single Malt”, il che ci permette di “prevedere” il carattere del whisky. È un compromesso che consente alle catene di vendita al dettaglio di offrire ai clienti prodotti premium e alle distillerie di vendere grandi lotti di botti senza il timore di perdere prestigio.
Alcuni esempi
Ricordiamo qualche nome di whisky teaspooned o bastard.
Teaspooned Malts
- Aldunie (Kininvie con un cucchiaino di Glenfiddich o Balvenie)
- Burnside (Balvenie con un cucchiaino di Glenfiddich)
- Wardhead (Glenfiddich con un cucchiaino di Balvenie)
- Westport (Glenmorangie con un cucchiaino di Glen Moray)
Bastard Single Malts
- Aerstone (Ailsa Bay)
- Blairfindy (Glenfarclas)
- Craigmills (Glenglassaugh)
- Duich (Tamdhu)
- Faemussach (BenRiach)
- Glen Mosset (Benromach)
- Glenshiel (Glenrothes)
- Kildalton (Ardbeg)
- Margadale (Bunnahahbain)
- Placemill (Glendronach)
- Stronachie (Benrinnes)
- Whitlaw (Highland Park)
- Williamson (Laphroaig, dal cognome di Bessie Williamson, nome associato anche al Laphroaig teaspooned, una inutile confusione)
Altri camuffamenti
Talvolta la necessità di vendere il proprio Single Malt con un nome differente, nasce dal fatto che quel whisky ha un carattere sensibilmente diverso rispetto a quello standard della distilleria di origine. Facile pensare alle distillerie che producono tradizionalmente malto non torbato e che, per qualche settimana all’anno, si divertono a distillare whisky torbatissimi. Un esempio è quello di Bunnahabhain, che recentemente ha iniziato a commercializzare le proprie botti Heavily Peated con il nome di Staoisha.
Oppure perché, come nel caso di AnCnoc, Deveron e Kilkerran, il nome della distilleria non si poteva/voleva utilizzare come marchio del proprio malto.
Infine c’è Loch Lomond che produce tanti, troppi, stili di whisky. Dando a ciascuno un nome.
Masked Single Malts
- AnCnoc (Knockdhu)
- Ardenistiel (Laphroaig non torbato)
- Ardlair (Ardmore non torbato)
- Auchinderrom (Glenglassaugh torbato)
- Ballechin (Edradour torbato)
- Beathan (Glenturret torbato)
- Caermory (Tobermory non torbato)
- Craigduff (Glen Keith o Strathisla torbato?)
- Craiglodge (Loch Lomond poco torbato)
- Croftengea (Loch Lomond tanto torbato)
- Drumguish (giovane imbottigliamento Speyside distillery)
- Dunglass (Littlemill poco torbato)
- Dumbuck (Littlemill tanto torbato)
- Glen Ardoch (Deanston da esportazione)
- Glencraig (Glenburgie distillato in Lomond stills)
- Glen Deveron (MacDuff)
- Glen Douglas (Loch Lomond)
- Glenisla (Glen Keith torbato)
- Hazelburn (Springbank non torbato, tripla distillazione)
- Inchfad (Loch Lomond molto torbato)
- Inchmoan (Loch Lomond tanto torbato)
- Inchmurrin (Loch Lomond)
- Kilkerran (Glengyle)
- Ledaig (Torbermory molto torbato)
- Lochindaal (Bruichladdich molto torbato)
- Longrow (Springbank molto torbato, doppia distillazione)
- Mosstowie (Miltonduff distillato in Lomond stills)
- Old Ballantruan (Tomintoul torbato)
- Old Rhosdhu (Loch Lomond)
- Octomore (Bruichladdich molto torbato)
- Port Charlotte (Bruichladdich torbato)
- Ruadh Maor (Glenturret torbato)
- Seven Islands (BenRiach)
- Staoisha (Bunnahabhain molto torbato)
Molti tra questi nomi sono stati usati negli anni ’70 e sono caduti in disuso, ma qualche imbottigliamento lo si può ancora trovare. Ho evidenziato in grassetto i marchi che, al contrario, sono oggi di comune reperibilità.
E se a rivendicare fossero gli Indie?
Ai proprietari che non si fidano degli indipendenti rispondono gli indipendenti che imbottigliano single malt e che non si sognano minimamente di mettere il nome della distilleria, preferendo un nome commerciale di proprietà che dia lustro alla loro attività di abili selezionatori. Solo Islay ne è piena, vediamo per gli esempi qui di seguito se riuscite ad indovinare le distillerie di origine.
Smart Single Malts
- Black Cuillin (Island Single Malt)
- Elements of Islay (Islay Single Malt, qui una qualche dritta c’è)
- Finlaggan (Islay Single Malt)
- Glen Ranoch (Highland Single Malt)
- Islay Storm (Islay Single Malt)
- Port Askaig (Islay Single Malt)
- Scarabus (Islay Single Malt)
- Smokehead (Islay Single Malt)
- Tantallan (Highland Single Malt)
- The Ileach (Islay Single Malt)