Il futuro del brandy italiano con Guido Fini Zarri

Il futuro del brandy italiano con Guido Fini Zarri

Dal diario di viaggio di Claudio Riva, whisky e dintorni


Mattinata a discutere del futuro del brandy italiano con Guido Fini Zarri. Qualcosa si muove, come ben raccontato da Davide su Angel’s Share e da Anna su Coeur De Chauffe.

Dall’agosto 2011 la definizione di brandy italiano è regolamentata da un decreto ministeriale. A distanza di 8 anni i risultati sono davvero drammatici, il solo Zarri senza fare troppi calcoli di “interesse” riporta in etichetta la dicitura brandy italiano. Ma, si sa, è una legge fatta per la grande industria e probabilmente è giusto così. La grande industria, appunto. Vai a vedere le etichette della famose marche italiane di brandy e si fermano a citare la parola brandy senza rivendicarne la nazionalità. Che di vino italiano ce ne sia davvero poco?

Dato Assodistil, produzione di distillato di vino in Italia nel 2010: 200.000 ettanidri. L’ultimo dato del 2018 riporta solo 1.100 ettanidri, un calo del 99%, un settore (nella distillazione industriale) al capolinea. Possiamo dire con certezza che di vino italiano se ne usa praticamente zero. Ci sono tanti fattori che hanno condizionato questa involuzione, ma il pensare ad una normativa introdotta per dare identità ad un settore italiano e che poi ha fatto gli interessi di altre nazioni come la Spagna ci rende davvero unici. ❤️🇮🇹

Whisky Club Italia






Veloci appunti e qualche fotografia, importati da Facebook

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