“Oggi vedevi la grossa collina a conche, il ciuffo d’alberi, il bruno e il celeste, le case e dicevi: è come è. Come deve essere. Ti basta questo. È un terreno perenne. Si può cercare altro? Passi su queste cose e le avvolgi e le vivi, come l’aria, come una bava di nuvole. Nessuno sa che tutto è qui.”
(Cesare Pavese, Il Mestiere di Vivere, 1947)
Per Pavese le Langhe sono quello spazio-tempo alla base delle sue solide fondamenta culturali ed esistenziali.
E del resto, come egli stesso disse, le Langhe ti rimangono nell’anima.
“Le Langhe non si perdono”, così scrisse Pavese nell’incipit della sua “I mari del sud”, poesia iniziale della sua opera “Lavorare stanca” del 1936.
Le Langhe sono magnetiche e attraggono inevitabilmente lo scrittore, che ad esse si ancora e che finisce per amare, in quanto quasi creazioni mitologiche.
E in effetti le Langhe sono ricche di cultura, tradizione, paesaggi, vigne.
Da sempre si sa le Langhe sono sinonimo di grandi vitigni, per citarne alcuni, chi non conosce il Nebbiolo, il Dolcetto, il Barbera e ancora altri.
Ma non solo.
Terra di rinomate nocciole.
È terra anche di un grande liquore. Il Frangelico.
Il Frangelico
Del resto, la tradizione liquoristica piemontese ha sempre avuto una ricca storia, grazie all’antica sapienza nell’utilizzo dell’alcol per l’infusione in esso di spezie, erbe, radici, piante medicinali, cortecce e spezie, da parte di monaci e frati.
La storia del Frangelico, emblema di qualità e passione artigianale, comincia in tempi remoti.
La leggenda vuole che già nel XVII secolo cominci la storia di questo straordinario liquore.
Un Frate, Angelico di nome, che dimorava sulle colline delle Langhe avrebbe cominciato a fare un ingegnoso blend di nocciole selvatiche, zucchero ed acqua.
Proprio queste nocciole, accuratamente tostate e distillate, sarebbero state l’ingrediente magico e fondamentale attorno a cui ruota il sapore gustoso e irresistibile del liquore.
La ricetta ha avuto le sue evoluzioni nel corso del tempo ma oggi alla base rimangono sempre le nocciole. Infatti, ben trentotto tonnellate di nocciole del tipo tonda gentile, coltivate nelle Langhe, vengono utilizzate per la produzione di questo nettare alcolico.
La Tonda Gentile delle Langhe (TGL) o Nocciola Trilobata Piemonte è una varietà coltivata nel Piemonte meridionale , soprattutto nell’Alta Langa, in provincia di Cuneo, ma è possibile rinvenirla anche nelle zone di Asti e di Alessandria, tra le colline delle Langhe, del Roero e del Monferrato.
Ciò che caratterizza questa varietà di nocciola è il guscio che si presenta molto sottile, ma contemporaneamente molto duro. Il frutto da esso ricoperto è grande, sferico e regolare, ricoperto da un perisperma, ossia una pellicola esterna, molto sottile e di facile estrazione.
La quantità di grassi di questa varietà è minore rispetto alle altre varietà di nocciole e ciò determina un più ritardato irrancidimento, rendendola più propensa ad una più lunga conservazione.
Dal punto di vista terapeutico, un suo consumo regolare agevola il controllo del “colesterolo cattivo” entro limiti accettabili e facilita l’aumento del “colesterolo buono” nel sangue, con benefici effetti sulle membrane cellulari.
La Nocciola Tonda Gentile è protetta da una denominazione IGP, che ne garantisce la sua qualità e la sua autenticità. Questo riconoscimento è avvenuto nel dicembre del 1993 consentendo alle Nocciole Piemonte, ossia alle NTG coltivate nelle precise aree delimitate dalla Normativa di fregiarsi dell’Indicazione.
Ovviamente, l’industria dolciaria ha tratto il massimo vantaggio dall’utilizzo di questa varietà, perché questa varietà di nocciola ben si sposa con il cioccolato e soprattutto con la Gianduja.
La produzione
Il processo produttivo richiede alcuni precisi step.
Innanzitutto le nocciole delle Langhe vengono accuratamente raccolte, dopo essere state curate nella loro coltivazione, durante tutto l’anno.
Successivamente, le medesime vengono tostate e schiacciate finemente, proprio per mantenere intatto il loro intenso sapore.
Le nocciole vengono, poi, unite, in ampie caldaie d’acciaio, ad acqua ed alcol.
Il passo successivo è la distillazione, che concentra l’essenza del sapore e dell’aroma delle nocciole, cui segue l’arricchimento con l’addizione di cacao, vaniglie e un quantitativo segreto di bacche, ingredienti tutti che regalano un sapore speziato e più lungo al distillato.
Un riposo del distillato in tank dona al futuro liquore la possibilità di ottenere il giusto amalgama dei componenti.
L’ultimo step è l’imbottigliamento, preceduto dalla filtrazione e dalla dolcificazione mediante aggiunta di zucchero.
Se la bottiglia ha le sembianze di un frate ed il nome del liquore richiama il leggendario fondatore, Fra’ Angelico, il sentore del liquore denota il forte richiamo alle nocciole, mescolato con sentori di cioccolato fondente e vaniglia ed un fragrante e lungo finale speziato dolce.
L’uso in miscelazione
Anche la mixology si è interessata a questo saporito liquore, proponendo modifiche a cocktail tradizionali, con l’inserimento del leggendario liquore piemontese.
L’Espresso Martini si ritiene un’invenzione del bartender londinese Dick Bradsell, che negli anni Ottanta del secolo scorso, mescolò mirabilmente, pare in onore di una modella, caffè espresso, vodka, liquore di caffè e zucchero, per una miscela alcolica e rinfrescante. La modifica consiste nel dare al cocktail un tocco di nocciola, miscelando Frangelico, vodka, caffè espresso o birra fredda e sciroppo zuccherato. Il risultato è un gustoso e fresco Espresso Martini alla Nocciola.
Un’altra delicata preparazione prende il nome americaneggiante di Frappè alle noci del Kentucky, in onore di quello che sta sempre più diventando uno dei mercati di riferimento del Frangelico, ossia il mercato degli Stati uniti d’America.
Il Frappè prevede nella sua ricetta un’oncia di Frangelico, un’oncia di sciroppo di zucchero, due once di caffè espresso freddo, due once di Bourbon, due once di latte intero. Il tutto messo in un frullatore insieme con tre tazze di ghiaccio finché il composto diviene liscio e poi decorato con panna montata. Il Frappè va poi degustato in un calice tipo Hurricane.
Diverse sono poi le possibili integrazioni tra il Frangelico e il cibo, anche se ovviamente alcuni dessert, soprattutto a base di cioccolato, costituiscono il giusto pairing per questo liquore.
Il Paesaggio delle Langhe è stato riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, la sua ricchezza può essere colta anche in un calice di liquore, magari in un giorno in cui si passeggia come scriveva Beppe Fenoglio mentre “la Nebbia intasava i valloni e si stendeva in lenzuoli oscillanti sui fianchi marci della collina”.