Highball, la rinascita

Highball, la rinascita

Dopo un avvio molto incerto al Nord, da qualche settimana l’estate è arrivata anche nelle vallate alpine. Il palato chiede ad alta voce bevute fresche, leggere e con una gradazione alcolica non impegnativa. Possibile conciliare questa necessità con il nostro dram preferito di whisky?

Dopo anni in cui si è condannato l’uso della soda e si è celebrato il solo consumo liscio del buon whisky, oggi c’è una visione più bilanciata. A chi il merito? Se in America la moda non è mai tramontata, il whisky & soda ha dovuto fare il giro del mondo, essere reinterpretato dalla maniacale ricerca di qualità dei giapponesi, prima di poter tornare protagonista anche sui banchi dei bevitori europei di single malt.

Una crescita continua di interesse, una bevuta che oggi rischia di diventare un vero e proprio rituale!

 

 

Le origini dell’Highball

Il termine Highball è usato da oltre un secolo per descrivere un tipo specifico di cocktail, ma – come spesso capita – le sue origini sono poco chiare.

La prima menzione scritta del termine appare in un’opera teatrale intitolata My Friend From India di Ha Du Souchet, scritta nel 1894. A un certo punto un personaggio di nome Erastus ordina un “high ball of whiskey” a un barista. Il termine scritto come una sola parola, highball, comparirà per la prima volta nel 1900, nel Bartenders Manual di Harry Johnson.

Il termine highball sembra essere stato originariamente un termine ferroviario. Agli albori dei treni a vapore si usava un indicatore a sfera collegato a un galleggiante all’interno del serbatoio, che indicava al conduttore quando c’era abbastanza acqua per procedere. Quando la “palla era alta” significava che il treno era pronto a partire, il conduttore lo annunciava con il segnale di “highball”: due fischi brevi seguiti da uno lungo. Questo termine è stato poi applicato ai cocktail che consistevano in due shot di distillato e un’abbondante diluizione, le stesse proporzioni del segnale highball usato dai conduttori del treno.

Ma l’origine del drink è sicuramente britannica. La parola highball era in uso nei bar dei golf club nell’Inghilterra del XIX secolo, dove l’high indicava un bicchiere alto e il ball era un’espressione ampiamente utilizzata in Irlanda per indicare un bicchiere di whiskey.

Altri hanno rivendicato il primato, primo tra tutti Tommy Dewar del famoso blended scozzese. Nel 1905 scrive un articolo in cui ammette di avere “inventato” il termine highball 14 anni prima, quando – invitato da un amico a bere una ball di whisky in un saloon – se lo è visto servire in un bicchiere maledettamente piccolo. Lui suggerì al barman di usare un bicchiere alto, evidenziando come questo highball avrebbe certamente meglio placato la sete del gruppo di amici.

Qualunque sia la reale origine, la ricetta era inizialmente sempre rimasta la stessa: un bicchiere da birra ale, abbondante ghiaccio, un’oncia di whiskey e riempire sino al top con acqua effervescente.

Oggi, l’highball è un termine generico che identifica la categoria di cocktail composti da uno spirito di base (come whisky, gin o vodka) e da un’aggiunta di “acqua frizzante” (come soda o persino ginger ale). Il cocktail viene servito con ghiaccio in un bicchiere alto, e spesso viene guarnito con una fetta di limone o lime.

 

Highball, Whisky & Soda o Mizuwari?

Se è facile interpretare la differenza tra un Mizuwari e un Whisky & Soda – il primo realizzato con whisky, ghiaccio e acqua liscia, il secondo che svela gli ingredienti nel nome stesso – è invece difficile discriminare tra highball e whisky & soda.

C’è chi sostiene che siano la stessa cosa, chi evidenzia che l’highball, potendo essere realizzato con qualsiasi distillato, sia sostanzialmente uno spirit & soda e che nel caso di uso di whisky i due nomi indichino la stessa identica bevuta, e chi dice che il whisky & soda sia la versione più “popolare” dell’highball, trovando nella sua semplicità di realizzazione il proprio successo. Diversamente, l’highball prevede spesso un servizio di pregio, con massima attenzione su bicchiere, temperatura, tipo di ghiaccio e – ovviamente – proporzioni degli ingredienti. Insomma, quando il whisky & soda di tutti i giorni incontra la maestria, diventa highball.

Nulla di definitivo è stato ancora scritto, e probabilmente non lo sarà mai. Se l’invenzione della soda viene attribuita a Joseph Priestley, che – nel 1767 – riuscì a brevettare un sistema per addizionare anidride carbonica all’acqua, possiamo essere sicuri che il giorno successivo qualcuno abbia provato a miscelare questa nuova invenzione con il whisky. Un secolo prima della comparsa del termine highball.

Come si prepara un highball perfetto? È un po’ più complicato di quanto si possa pensare, vista la semplicità degli ingredienti. Si deve usare un “bicchiere alto, preferibilmente non colorato, sicuramente pulito e scintillante, con la bocca sufficientemente stretta in modo che la soda non collassi prima del previsto”. Lo si deve riempire con diversi cubetti grandi di ghiaccio. Si aggiunge quindi il distillato e poi l’acqua frizzante fredda, così da preservare la durata del ghiaccio. Niente stirring, la carbonatazione è sufficiente per “mescolare il tutto senza l’aiuto di nessuno”.

Gli highball sono estremamente popolari in Giappone, oggi anche serviti alla spina o in lattina. Il mizuwari giapponese è stato introdotto perché i giapponesi amavano accompagnare il whisky con il cibo e trovavano difficile – anche per la loro maggiore difficoltà nel metabolizzare l’alcol – berlo liscio. L’acqua “gasata” ha sostituito quella liscia dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando gli usi americani hanno conquistato il paese del sol levante: un whisky molto più allungato rispetto alle dosi del whisky & soda, un modo economico di bere un drink negli anni della ricostruzione, quando la povertà era molto diffusa.

Fu anche il periodo in cui il fondatore di Suntory, Torii Shinjiro, aprì la catena dei bar Tory’s, dove il suo Kakubin Highball era il drink più venduto. Quando si aggiungeva il whisky, i barman erano soliti mescolare il ghiaccio esattamente 13 volte e mezzo in senso orario, prima di aggiungere altro ghiaccio e la soda per riempire l’highball.

 

 

Dopo il suo picco di successo – spinto anche dalla cinematografica americana – all’inizio degli anni ’80 la crisi che ha coinvolto l’intero mondo del whisky ha visto nell’highball una vittima eccellente, diventando immediatamente una bevanda per persone anziane e perdendo velocemente popolarità. Con il riconoscimento del whisky giapponese, che ha preso forma tra il 2005 e il 2015, anche l’highball è tornato in auge. I giovani apprezzano oggi questa opzione a bassa gradazione alcolica per il whisky, che permette loro di assaporare gli aromi del whisky in modo più fresco. Così come la tonica è in grado di liberare gli aromi del gin, altrettanto la soda ha reso decisamente più approcciabile una bevuta da sempre considerata ardua.

Ma il fattore più importante nella rinascita dell’highball giapponese è la campagna di Suntory che, dal 2008, ha spinto e promosso gli highball a livelli altissimi. Per attirare l’attenzione di un pubblico più giovane e allontanare l’immagine impolverata del whisky, hanno coinvolto la giovane attrice e modella Koyuki. Da allora l’highball è comparso nei menù delle decine di migliaia di izakaya e, servito alla spina, anche in tutte le feste di paese, dove sta dando del filo da torcere anche alla birra.

 

 

Dal servizio maniacale con il ghiaccio scolpito a mano, all’highball in lattina, il passaggio è stato molto veloce. E quando, nel 2014, Suntory ha incorporato Jim Beam dando vita al colosso Beam Suntory, la scarsità di whisky giapponese ha trovato nel nuovo partner un valido alleato. Non più whisky giapponese, ma bourbon yankee.

L’happy ending? Il nostro maestro Coggi san che si vanta di avere più volte sorseggiato in Giappone highball fatti con Karuizawa, godendone – peraltro – parecchio.

 

 

 

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Comments

  1. E se il termine highball, invece che da Harry Johnson o dai bartender britannici, derivasse dal dialetto veneto? A Venezia con il termine “bala” si indica la classica ebbrezza causata dall’alcol, ma quando si dice “bala alta” signori miei allora quella è proprio una sonora sbornia! E se la vera origine della parola “highball” fosse proprio la “bala alta” veneziana? D’altra parte la lingua dei Dogi è ben antica e anche il fatto che “l’highball prevede spesso un servizio di pregio” sarebbe coerente con la storica raffinatezza della Serenissima.
    E con questo intervento alla “Angel’s Shame” mando un saluto a tutti i soci e amici del Club <3

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