Il marchio di Ron de Cuba più forte è sicuramente quello di Havana Club.
Piacevole la visita al Museo del Ron di L’Avana, la casa madre del rum cubano che ripercorre la storia del brand attraverso quella che è la distorta visione del castrismo.
Sorprendente durante il tour la trasparenza e la ricchezza di dettagli, anche tecnici. Mi aspettavo una accoglienza omertosa, alla “giapponese”, e invece ne sono uscito soddisfatto. Chiaramente bisogna saper pesare ogni parola, Arechabala viene citato solo come fondatore per poi sparire immediatamente.
Havana Club, la storia
Fondata nel 1878 da Don Jose Arechabala, Havana Club è la più nota marca di rum ancora distillata a Cuba.
Arechabala lasciò la Spagna per Cuba nel 1862 e acquistò una piccola distilleria a Cardenas, appunto nel 1878.
Dopo la morte di Arechabala nel 1923, il figlio assunse la proprietà dell’azienda, che prese il nome di Jose Arechabala SA. Con l’avvento del Proibizionismo, molti americani si recarono a L’Avana per bere, e molti di loro presero pianta stabile all’Havana Club, un nome facile da ricordare e pensato chiaramente per attirare l’attenzione dei consumatori americani.
Con la fine del Proibizionismo all’azienda Arechabala non restò che registrare il brand Havana Club (1934) e iniziare a vendere il proprio rum con quel nome, sia nel mercato cubano che in quello americano. Il successo fu immediato.
L’azienda della famiglia Arechabala sopravvisse a omicidi, uragani e tentativi di estorsione, ma nel 1960 la rivoluzione cubana portò Fidel Castro a nazionalizzare tutta l’economia, incluse le distillerie che producevano Havana Club.
Diversamente da Bacardi, come aveva scritto Giulio, la famiglia Arechabala non aveva saputo muoversi in anticipo, difendendo il proprio brand con registrazioni internazionali e delocalizzando la produzione all’estero.
Si trovò di fatto allontanata dalle proprie fabbriche con le armi, senza potersi difendere. Gran parte della famiglia riuscì a fuggire, chi tornando in Spagna, chi trovando riparo negli Stati Uniti. Chi non ebbe questa prontezza di riflessi venne imprigionato.
Il governo cubano iniziò nel 1972 ad esportare rum con il nome di Havana Club, soprattutto verso la Russia e l’est Europeo. Divenne uno tra i più importanti business per la fragile economia cubana, al punto che nel 1977 venne inaugurata la nuova enorme distilleria a Santa Cruz del Norte, ancora oggi attiva.
L’effetto dell’embargo venne ridotto grazie all’intervento di Pernod Ricard, che ha acquisito il 50% del marchio alla fine del 1993. La joint venture è stata costituita in un momento in cui l’economia cubana era in cattive condizioni a causa del crollo del blocco sovietico da cui Cuba dipendeva per il commercio estero.
Dal 1994 la produzione cubana e le esportazioni non-US di Havana Club sono gestite da una partnership tra Pernod Ricard e la Corporación Cuba Ron. A vantaggio della multinazionale francese, ancora oggi Chivas e Jameson sono gli unici brand di whisky presenti a Cuba.
Una seconda distilleria è stata inaugurata nel 2007 a San José, a sud est di L’Avana.
Due Havana Club, la disputa con Bacardi
Dopo la nazionalizzazione della José Arechabala S.A., la famiglia Arechabala provò a difendere dall’estero quel poco che restava dei propri interessi.
Ma inciampò subito in un grave errore. La registrazione del marchio negli Stati Uniti venne lasciata scadere nel 1973, si dice per l’impossibilità ad operare del loro legale, Javier Arechabala, in quell’anno imprigionato nelle galere cubane. Il governo cubano approfittò di questa esitazione e riuscì nel 1976 a registrare il marchio Havana Club negli USA.
Dopo il passaggio di quote del brand a Pernod, alla famiglia Arechabala non restò che chiedere aiuto a Bacardi, che stava “serenamente” producendo Ron Cubano all’estero, prima a Bahamas, Messico, Bermuda e poi a Portorico.
La vecchia autentica ricetta di Havana Club venne ceduta dalla famiglia a Bacardi, che nel 1994 iniziò a produrre rum con quel brand, con l’intenzione di conquistare il mercato americano, dove i prodotti cubani non potevano entrare.
Dopo la vendita di un migliaio di casse tra il 1995 e il 1996, l’ufficio legale di Pernod intervenne e riuscì a bloccare le intenzioni di Bacardi. Tuttavia, nel 1998 il governo americano emanò il Bacardi Act, che difendeva gli interessi dei proprietari dei marchi espropriati da Castro.
Questo consentì ai tribunali di azzerare le rivendicazioni di Pernod e a Bacardi di riprendere la produzione, questo nonostante che il WTO avesse dichiarato, nel 2001 e bel 2002, illegale l’Act americano.
Questo portò ad una nuova serie di scontri legali tra Pernod e Bacardi, questa volta relativi all’uso del nome Havana sulla etichetta di un rum prodotto all’estero. Il confronto, che durò dal 2009 al 2012, vide nuovamente la vittoria di Bacardi e degli interessi cubani all’estero.
Come risultato l’Havana Club di Bacardi poté occupare il territorio americano, commercializzato come “Havana Club Puerto Rican rum“, mentre Pernod – per difendere i propri interessi – iniziò nel 2015 a vendere negli States il vero Ron de Cuba con il marchio “Havanista“.
Dopo che nel 2016 un tribunale della Florida assegnò al governo cubano i diritti sul marchio Havana Club, venne chiesto l’intervento dell’allora presidente Donald Trump che ripristino gli interessi di Bacardi.
Gli imbottigliamenti cubani
L’Havana Club di Pernod è il quinto brand di rum del pianeta, venduto in oltre 120 nazioni, con un record di quasi 5 milioni di casse nel 2022.
La statua della Giraldilla del Castillo Real de la Fuerza dell’Avana compare in cima all’etichetta rossonera e dorata di ogni bottiglia di Havana Club.
Con l’introduzione della DOP è identificato in etichetta come “El Ron de Cuba”.
Una etichetta simile viene utilizzata anche per l’Havanista prodotto per il mercato americano.
Gli imbottigliamenti di Bacardi
Nel 2016, Bacardi ha annunciato un nuovo branding e la vendita a livello nazionale negli States della propria versione di Havana Club, distillata a Porto Rico e imbottigliata in Florida. Disponibile solo negli USA.