Weekly Dram 24.23
Il Velier Live dello scorso febbraio è stato un evento unico nel suo genere, durante il quale i visitatori hanno potuto godere di una miriade di marchi e bevande a disposizione spaziando dal vino al gin al rum e, ovviamente, al whisky.
Sono stati due giorni intensi e faticosamente straordinari, che Claudio ha già avuto modo di raccontare in questo pezzo, mentre oggi voglio parlare del grande esordiente di quell’evento: Florentis.
Il whisky prodotto in Toscana da un’azienda a conduzione famigliare con le radici nel mondo dell’enologia, ben rappresentate nei tre imbottigliamenti fin qui prodotti, tutti con invecchiamenti in botti ex vino. L’ideatore di questa new entry nel sempre più ricco panorama del whisky italiano, Enrico Chioccioli Altadonna, aveva partecipato al panel dedicato proprio alla via italiana del whisky durante la scorsa Mixology Experience, e con lui ho avuto il piacere di realizzare una bellissima intervista proprio pochi giorni fa.
Il loro whisky è sicuramente ancora molto giovane, essendo stato imbottigliato poco dopo lo scoccare dei canonici tre anni di invecchiamento, ma già esprime una vivace personalità, ben evidente nell’edizione invecchiata in caratelli di Vin Santo di cui vi parlo oggi.
Mi è già capitato di vedere qualcuno storcere il naso davanti al prezzo (come peraltro già accadeva per i primi imbottigliamenti di Puni), facendo paragoni con altre regioni europee: mi preme ricordare che se da un lato si tratta di realtà con storie produttive (e burocratiche) ben diverse dalle nostre quando si parla di whisky, dall’altro l’investimento iniziale in un progetto simile, artigianale in tutti i sensi comprese le dimensioni, è tale da non consentire le stesse politiche di prezzo.
È legittimo trovare un prodotto “caro” per le proprie tasche e aspettative, ma bisogna tenere a mente cosa significhi produrre whisky in Italia e quale sia il valore dell’artigianalità, quella vera.
FLORENTIS VIN SANTO WINE CASK
Tuscan Malt Whisky
47.7% abv, botti ex vin santo
Prezzo intorno ai 90 euro
Al naso è un tripudio di nocciole e noce moscata, un’ondata intensa che in breve tempo si apre a cereali bagnati, frutti rossi (ribes, lamponi), mandarino, uvetta in spirito, legno appena tagliato. C’è una nota sottesa di biscotti al malto e una generale impressione vinosa. Un po’ acerbo.
Al palato mostra una buona cremosità, in cui spiccano le note speziate (zenzero, noce moscata, pepe bianco) sulla frutta sempre declinata al rosso ma con iniezioni di mela e pera cotta, pan di spagna, frutta secca (mandorle, nocciole), marmellata di arancia, cioccolato fondente. A tratti emerge un’impressione di sacher torte.
Finale non molto lungo di noce moscata, legno, frutti rossi, mela cotta.
Un whisky indubbiamente tanto giovane, evidente soprattutto al naso e nel finale, ma che nella bevuta si gioca qualche buona carta di personalità, in cui il lavoro tra botti e cereali distillati porta a risultati interessanti e non banali. Per un invecchiamento in vino, un risultato per nulla trascurabile.