Farmacia Camboa

Farmacia Camboa

Spesso il mio unico lettore legge del mio interesse per la liquoristica italiana, vero nostro vanto nell’ambito degli spirits insieme al distillato nazionale, la Grappa.

Già è noto che la liquoristica europea è frutto dei secoli di esperienza in materia della Francia e dell’Italia, che più di altre nazioni, nel tempo, hanno approcciato con studio serio e tecniche appropriate alla creazione di liquori e amari che unissero all’accurata scelta delle materie prime e delle modalità realizzative la valorizzazione di ingredienti locali, di cui i nostri Paesi sono ricchi.

Nel Salento i liquori costituiscono senz’altro la parte più antica della realizzazione di spiriti alcolici, oggi poi arricchita da prodotti decisamente più a la page, come il Gin. Ma anticamente ciò che aveva da offrire alcoolicamente questa terra veniva contenuta dal possente vino e dai liquori. Questi ultimi utilizzavano le gemme del terroir locale, come erbe e frutti della macchia mediterranea, riscaldati dal sole e rinfrescati dal vento, che frequentemente batte questo lembo della nostra Penisola.

La tradizione vuole che spesso ogni famiglia realizzasse il suo digestivo da degustare alla fine dei lavori della vendemmia o in generale dell’agricoltura, che un tempo impiegava la gran parte della popolazione indigena.

Gli agrumi, il mirto e le relative foglie, il finocchietto selvatico marino, il finocchietto selvatico campestre, la mentuccia selvatica, il peperoncino, le foglie di ulivo, quando non davano essi stessi il nome al relativo amaro o liquore, erano sicuramente parti importanti dei digestivi e dei dopo pasto alcolici, pronti da offrire agli ospiti di riguardo, che entravano a casa per festeggiare ricorrenze parentali o magari festività religiose e nazionali. Dunque, non solo il solito Limoncello, che negli anni Novanta costituiva per tutti noi la normale fine cena anche metropolitana e sicura fonte di problematiche con il suo ricco corredo triglicemico.

Ma oggi lasciamo perdere queste tristezze fisiochimiche del nostro corpo e immergiamoci nel turismo alcolico della liquoristica locale.

In verità, tutto parte da una banale ma sentita necessità di arricchire una melanconica domenica di questa consueta, grazie al global warming, tardissima estate per la visione di un bel film su un momento della vita di un noto politico degli Anni Ottanta e primi Novanta del nostro paese.

E dunque mentre mi accingevo all’ingresso in un cinema d’essai salentino, mi sono imbattuto in una delle locali gemme della produzione liquoristica: l’Elisir Farmacia Camboa.

 

 

Ad Uggiano la Chiesa, in pieno Salento, un borgo di 4000 anime è sede della produzione di un Elisir dal 1948. Fu l’allora farmacista del paese, Antonio Camboa, più noto come Uccio, a creare l’Elisir e a stabilirne le modalità produttive.

L’elisir fu creato da Uccio a scopo fitoterapico e fino al 2019 era una delle preparazioni che poteva essere venduto solo in farmacia, sono stati poi i nipoti Carola e Alessandro ed il figlio Vanni ad ottenere finalmente l’autorizzazione alla produzione di bevande alcoliche, ovviamente al di fuori dell’azienda farmaceutica.

 

 

Ma torniamo all’Elisir. Come si prepara e che virtù vanta?

L’Elixir o Elisir nasce originariamente dall’esempio degli Elisir che si preparavano dall’albero di China, soprattutto tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, sfruttando   le proprietà febbrifughe e antimalariche del principio proprio della corteccia di China, cioè la chinina.

L’Elisir era a quei tempi un liquido dalla sincera limpidezza, ad alta gradazione alcolica, contenente una limitata quantità di zuccheri.

Ovviamente, i progressi della scienza medica hanno fatto si che progressivamente da rimedio farmaceutico questo tipo di liquore divenisse poi al giorno d’oggi un liquore con proprietà digestive.

 

 

La produzione avviene in piccoli batch da 50 litri circa per tenere sotto controllo la qualità del prodotto, con un’infusione di almeno trenta giorni in una miscela di acqua e alcol con aggiunta di erbe officinali, tra cui, naturalmente, la china. In produzione vengono aggiunti degli oli essenziali, dopo distillazione in corrente di vapore o spremitura a freddo, componenti che risultano insolubili in acqua, infine viene compiuta una stabilizzazione del liquido attraverso una solubilizzazione degli estratti maggiormente alcolici fino a raggiungere la gradazione ricercata, che è pari a 39% abv.

I tipi prodotti sono tre e richiamano la tradizione antica e la cultura contadina. Un primo tipo è quello definibile come China e Arancio amaro, alla ricerca di un balance tra sensazione amare e quelle più dolci, Fiori d’Arancio e Agrumi, con l’obiettivo di creare un liquore digestivo che coniughi freschezza e aromaticità, attraverso piacevoli sensazioni agrumate, Miele, Zenzero e Limone, che offre sensazioni calde grazie ad ingredienti quali miele millefiori, zenzero e limone.

 

 

Ad offrire esclusività etichette che raccontano la storia del liquore in bottiglie dalla bella forma e dal contenuto non superiore ai 500 ml. La bottiglia è poi affiancata nella confezione di vendita dalla beuta farmaceutica, cilindro impiegato in laboratorio farmaceutico, creato in vetro borosilicato ad alta resistenza, che riesce a mantenere inalterate le essenze che ritroveremo nella degustazione sensoriale e limita l’evaporazione delle parti volatili del composto. Inoltre anche il collo stretto della beuta, che viene consigliata per la degustazione, convoglia perfettamente verso l’apparato sensoriale del degustatore l’offerta aromatica dell’elisir.

Alessandro spiega così la scelta della bottiglia a Cibotoday: “Volevamo rispettare quelli che sono i canoni farmaceutici, tutto il packaging è scelto in stile farmacia, un primo amore che richiama i contenitori che nostro nonno usava in farmacia negli anni ‘50”.

 

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