Cardhu
La distilleria Cardhu è una delle più vecchie dello Speyside. Si dice che già nel 1811 John Cumming con la moglie Helen stessero distillando in modo illegale presso la loro fattoria. E' così che quando l'Excise Act diviene effettivo nel 1823, immediatamente John e la moglie chiedono ed ottengono la licenza per la distillazione. Si dice anche che fosse la moglie a gestire in prima persona la distilleria e la vendita delle bottiglie di moonshine ai passanti attraverso la finestra della fattoria.
Alla morte di Helen le attività della distillerie proseguono nelle mani della nuora Elizabeth, che nel 1884 trasforma quello che era un laboratorio artigianale in una vera e propria distilleria. Gli alambicchi e la ruota d'acqua della vecchia distilleria furono vendute ad un certo William Grant che stava costruendo una certa distilleria Glenfiddich nel vicino borgo di Dufftown. Elizabeth costruì una nuova distilleria in una parte differente della proprietà laddove la distilleria si trova oggi.
Cardhu, per la qualità del suo spirito, presto divenne un malto favorito per i blended anche se già nel 1888 era disponibile come single malt nei mercati di Londra. Nel 1893 la distilleria fu venduta ad uno dei suoi clienti storici, la John Walker & Sons, a patto che la famiglia Cumming vi mantenesse un ruolo operativo e direzionale. La distilleria ebbe una costante ascesa, passando a 4 alambicchi nel 1897 e a 6 alambicchi nel 1960.
Cardhu mantenne la sua posizione dominante nel bouquet di Johnnie Walker ma - a partire dagli anni '80 - conquistò quote importanti anche nel nascente mercato del single malt. Questa situazione iniziò a diventare un problema nel 2002 quando nei mercati spagnoli e francesi la domanda del single malt Cardhu divenne così importante da superare le capacità produttive della distilleria.
Ed è qui che emerge il lato oscuro di Cardhu, o meglio dire della Diageo. Si pensò di risolvere il problema con un abile gioco delle tre carte. Il nome Cardhu passò dal single malt ad un vatted malt (oggi si direbbe blended malt) e il nuovo prodotto - il Cardhu Pure Malt, assolutamente identico al single malt - venne ottenuto assemblando malti provenienti da altre distillerie dello Speyside. La distilleria tornò al vecchio nome Cardow e così tutti erano contenti.
I francesi e gli spagnoli potevano continuare a consumare un prodotto con lo stesso nome, la stessa particolare bassa bottiglia, l'etichetta con la stessa grafica e pure lo stesso aroma. Il malto di Cardhu - perdonate Cardow - poteva essere ancora utilizzato per Johnnie Walker e nessuno aveva nulla da perdere. Già nessuno tranne l'onore dello Scotch whisky.
Ne seguì, nel 2003, una sommossa di tutto il mondo dello Scotch (appassionati e business) il che portò ad un crollo delle vendite di Cardhu e la Diageo nel 2004 a dover rivedere le sue decisioni e a ripristinare nomi e prodotti come erano due anni prima. Una bella lezione, lo Scotch non si tocca.
Nel 2006 si tornò nuovamente ad avere il single malt Cardhu. Questa vicenda insegnò alla Scotch Whisky Association che qualcosa doveva essere cambiato nel disciplinare e sulle etichette e questo portò in conclusione alle Scotch Whisky Regulations del 2009.
Oggi Cardhu è ritornata a rilasciare numerose espressioni single malt e la distilleria ospita una elegante casa di accoglienza per gli appassionati di Johnnie Walker, mettendo tutti d'accordo.