Della Marula o dell’Albero degli Elefanti

Della Marula o dell’Albero degli Elefanti

La marula (Sclerocarya birrea) è un albero di medie dimensioni, rientrante nella famiglia delle Anacardiacee e diffuso prevalentemente nell’Africa Subsahariana, che vanta un’ottima resistenza alla siccità.

È decisamente uno degli alberi preferiti dai sovrani giganti del mondo faunistico africano, gli elefanti. Ogni febbraio branchi di essi si muovono, quasi in trance, nella boscaglia, percorrendo svariati chilometri inebriati dai profumi che provengono dai frutti della Marula.

 

 

Essa è nota come “l’Albero dei matrimoni” o anche l’Albero degli Elefanti”, antichi riti tribali devono, per secolari usi, essere celebrati sotto la sua fitta chioma, particolarmente adatta ad ospitare le coppie per la celebrazione matrimoniale.

Inoltre, si dice che molte decisioni fondamentali delle tribù siano state ancestralmente prese sotto questo albero.

Non sappiamo se anche gli elefanti la cerchino pure per celebrare riti sociali, ma certo i frutti abbondanti e saporiti sono un richiamo irresistibile, che li spinge a vagare senza sosta alla ricerca dell’amata Marula.

I frutti, prodotti da ogni albero nella quantità compresa tra 500 kg e due tonnellate, sono di colore giallo esternamente e apparentemente simili a delle prugne, hanno notevole contenuto fibroso e hanno all’interno colore bianco, sapore dolce e noccioli duri con pochissimi semi oleosi e proteici.

 

 

Sono anche ricchi di vitamina C. Anche le foglie vengono adoperate per la preparazione di spezie e condimenti vari, ma sono i frutti, che peraltro possono essere consumati sia crudi sia cotti, come in saporite marmellate, ad essere l’obiettivo principe dei pachidermi africani e degli uomini che conoscono il valore di questi, veri e propri, tesori naturali.

È interessante annotare come una antica credenza vuole che il sesso del nascituro possa essere deciso attraverso l’assunzione da parte della madre di un infuso a base della corteccia della Marula, E più precisamente si prenderà un infuso di corteccia di un albero maschio se si vorrà avere un maschietto oppure un infuso di corteccia di albero femmina se si prediligerà cullare una bella femminuccia.

Da tempo immemore, dalla Namibia al Mozambico, è noto che se questi frutti vengono lasciati a fermentare danno origine ad una bevanda inebriante. Ecco perché gli elefanti ghiotti dei frutti, caduti, ormai maturi, a terra, probabilmente si inebriano grazie alla leggera fermentazione della polpa.

È possibile visionare un video, Animals are beautiful people, divulgativo e disponibile in rete in cui vengono evidenziati pachidermi apparentemente ubriachi dopo aver ingerito frutti di Marula fermentati.

Ed è proprio per questo che l’albero di Marula viene definito “the bar of the bush”.

È oggi scientificamente discusso se effettivamente gli elefanti si cibino di frutti non solo maturi ma anche fermentati e che questo li renda effettivamente ubriachi.

In ogni caso, la golosità verso questo frutto dei meravigliosi pachidermi non è sfuggito all’occhio affaristico della Distell Group Limited, azienda molto importante nell’ambito del panorama alcolico sudafricano, che, nella tarda estate del 1989 e dopo lunga sperimentazione, ha dato vita all’Amarula, commercializzato come un liquore dai sentori dolci e vellutati, dal tenore alcolico di 17 gradi e che ha immediatamente fatto presa non solo sul vasto pubblico dei consumatori africani ma anche nel resto del mondo, soprattutto quando, cessata la drammatica e triste epoca dell’apartheid, esso ha potuto solcare i perigliosi mari del mercato alcolico mondiale, divenendo tra i prodotti più venduti a livello internazionale, capeggiati, nella categoria delle creme di liquore, dalla Baileys Irish Cream.

 

 

La preparazione dell’Amarula comincia raccogliendo i frutti selvatici in maniera assolutamente inconsueta, nell’ambito della produzione di liquori…cioè seguendo gli elefanti che nella boscaglia africano, quando il tempo di maturazione dei frutti della Marula è giusto, partono in branchi alla ricerca dei frutti preziosi.

I raccoglitori, dopo aver separato la polpa dai noccioli e dalla scorza, portano il prezioso carico a Stellenbosch, nella zona sudafricana del Capo Occidentale, zona nota per i suoi celebri vini, dove si situa il centro di lavorazione della Distell e dove avviene la fermentazione, che dura circa dieci giorni. a 18/20 gradi.

 

 

In tank di acciaio viene poi pressata la polpa fibrosa del frutto per estrarne quanta più quantità di succo possibile. Questo succo, verrà poi sottoposto a distillazione in alambicco a colonna ed unito a quella sorta di vino fermentato in precedenza. Il tutto viene nuovamente distillato in alambicco a ripasso ed affinato per almeno due anni in botti di rovere francese.

Durante l’affinamento il liquore si arricchisce delle note fruttate e di caramello e vaniglia, tipiche del legno di invecchiamento.

L’imbottigliamento è preceduto dall’aggiunta di panna fresca che va ad aumentare la dolcezza e il sentore vanigliato e di spezia dolce, già ottenuto tramite l’ageing.

Si ottiene una crema di liquore che riscuote sempre più il successo di una larga fascia di consumatori, amanti delle note dolci e impreziosite dai richiami tannici e vanigliati. Inoltre, l’azienda produttrice è molto attenta alla comunicazione e al marketing, agendo in vario modo per la tutela dell’ambiente del bush africano, oltre che per la difesa degli elefanti, specie, come noto, a rischio di estinzione, avendo cofondato l’Amarula Elephant Research Programme presso l’Università di Natal a Durban. In più l’azienda ha fatto della battaglia contro la dipendenza dall’alcol, uno dei suoi punti forti, promuovendo progetti e finanziamenti per estirpare quella che è una vera piaga sociale del continente africano, in termini sociali e medici, ossia l’alcolismo.

Comunque se poi non volete proprio bere il liquore ma volete dimostrare ad un uomo o una donna quanto tenete a lui o a lei potete andare in Sudafrica, cercare un albero di Marula e raccoglierne dei semi secchi. Dentro vi è ancora un frutto, tipo noci, ma rompere i semi è difficilissimo. Regalare questo frutto significa fare un regalo molto importante e dimostrare il vostro amore.

Insomma, questo albero rappresenta simbolicamente la ricchezza del meraviglioso mondo africano e soprattutto sudafricano.

Non so voi. Stasera io però un sorso di Amarula lo bevo, ricordando un verso della poesia che fu l’unico conforto quotidiano di Nelson Mandela durante i suoi ventisette anni di prigionia: “…Non mi importa quanto sia stretta la porta, quanto piena di castighi la vita, io sono il padrone del mio destino: io sono il capitano della mia anima”, William Ernest Henley, 1875.

 

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