Cronache d’Irlanda, capitolo 3

Cronache d’Irlanda, capitolo 3

Lorenzo Pasini in Irlanda, parte terza. Continua da Cronache d’Irlanda, capitolo 2.

 

Giovedì

Giovedì è la volta di Midleton, ove è sita la vera distilleria di Jameson/Redbreast/John Powers e Method & Madness. Ahimé la giornata è pessima con altrettanto pessime previsioni. Dopo poco meno di 3 ore di auto, di cui almeno 20’ passati in coda per fare l’ultimo chilometro prima della distilleria (e mi sono pure sentito dire “ringrazia che le scuole sono chiuse, sennò te ne saresti fatti il doppio!”), finalmente arrivo, sotto la pioggia.

 

 

Naturalmente la distilleria è in ristrutturazione ed anche il visitor center è temporaneo (ma ben fatto). Arrivato, avevo prenotato un “behind the scenes”; il tour di livello più elevato (il distiller’s Apprentice) non era disponibile, perlomeno non agli orari che venivano offerti.

 

 

Siamo solo io ed una coppia di americani del Connecticut. La nostra guida è un ragazzo rosso, assolutamente irlandese con nome irlandese. Me lo sono fatto ripetere 3 volte e a tutt’ora non l’ho capito! Il tour consiste nella visita dei locali della vecchia distilleria (la nuova era in ristrutturazione completa e quindi non visitabile), con parte dei malting floors, il mulino ed i caratteristici vecchi pot still di Jameson, enormi (e terribilmente difficili da “accendere” con giorni interi necessari a poter raggiungere le temperature necessarie), con colli molto bassi e tozzi che non ho mai visto altrove ed una “U” invertita dove avveniva la condensazione in modo assai atipico.

 

 

In mancanza di un tour negli impianti attuali, ci propongono una visita nella micro distilleria Method & Madness. Un impianto pilota che viene usato anche come scuola di distillazione per praticanti. Qui ci fanno degustare un Redbreast 12 ed il new make di Method & Madness a 85.5°. Si quest’ultimo l’ho assaggiato e si era perfino palatabile, pur se il naso aveva più senso che “sanificarsi” il palato come ho fatto per dovere scientifico.

 

 

L’impianto di M&M era spento, quindi abbiamo potuto curiosare da vicino sui 3 still e la nostra guida ci ha fatto uno schema da super nerd sulla tripla distillazione, da applausi. Meno il fatto che, a parte il new make di M&M, non ci abbiano fatto assaggiare nient’altro di uscito da quel mini-impianto.. Qui hanno anche un alambicco dedicato alla produzione di Gin.

 

 

Usciti da questo locale abbiamo intravisto parte dei locali usati per gli altri tour, qui incentrati sull’importanza delle botti ed il cooperage; un po’ come a Teeling c’era una esposizione per spiegare l’Angel share delle botti, evidenziando i vari stadi di invecchiamento con cask sezionati ed illuminati con le varie gradazioni di colore e di perdita di liquido all’aumentare dell’età.

 

 

La differenza è che passati dal cooperage “commerciale” siamo finiti in quello vero, dove ci siamo gustati un Jameson Black Barrel, a questo giro il cask strength. Prodotto assai orientato per il mercato USA a mio avviso molto “bourbon-like”.

Una delle caratteristiche dell’Irish Whiskey è che deve essere invecchiato 3 anni ed un giorno in “legno”. Questo può essere qualsiasi tipo di legno, infatti Method & Madness ha invecchiato il whiskey in botti di ciliegio (sia francese che giapponese) cedro ed altri legni “inediti” proprio a fini sperimentali.

 

 

Il nostro tour si conclude nella prima stanza accanto all’ingresso della residenza del fondatore, Berry Crockett, che è presente in situ. La curiosità è che la villa contiene qualcosa come oltre 20(!) stanze ad uso del fondatore. Che se ne facesse di tutte quelle stanze non è dato di sapere, ma la cosa positiva è che ci troviamo in compagnia giusto di una bottiglia di Midleton Berry Crockett Legacy. Ho avuto modo di assaggiare qualche Midleton Very Rare e questo era un po’ sommesso, nonostante non fosse stato ucciso a 40 gradi ma lasciato perlomeno al 46%. C’era una parte speziata più orientata verso il pepe ed il mouthfeel è certamente da pot still, con una certa “appiccicosità” al palato, ma mancava di profondità ed il naso era relativamente chiuso e semplice.

 

 

Il temporary visitor center aveva un ottimo bar con parecchia selezione di assaggi, tanti display di Midleton e vecchi Jameson; buona parte della selezione dello shop era simile a quella di Bow St; quindi di Redbreast solo 12yo ed il 20yo all sherry (nient’altro), solita pletora di Jameson, Green Spot (manco lo Yellow, figurarsi il Red, il Blue spot era solo un sogno), l’unica differenza era la massiccia presenza di Method & Madness, tutti al 48%, tutti Nas, tutti tra i 95 e 120€ a seconda del tipo di botte usata. Anche qua, come a Bow St., si poteva eventualmente fare un “fill your own” di Black Barrel cask strength, per 120€.

 

 

Ahimè finita la visita, ha continuato a piovere, e piovere e piovere con vento forte e temperature autunnali; sono riuscito a metter sotto ai denti qualcosa, ho sperato spiovesse, ma alla fine ho solo fatto qualche timido tentativo di vedere qualche location ulteriore in auto (cosa virtualmente impossibile in Irlanda, dato che la banchina a lato strada è inesistente praticamente ovunque).

 

 

Poco ho potuto, se non girare i tacchi e tornare in direzione Dublino, dove l’unica nota finale della serata è stata una grande mangiata di carne ad un micro-ristorante coreano molto quotato, con pochissimi coperti.

 

Venerdì

Il giorno successivo, non pago di essere reduce da 6 ore di auto, decido di macinarne altrettante, per andare in una location imperdibile dell’Irlanda del Nord: Giant’s Causeway.

Per fortuna imbrocco una giornata splendida e mi dedico all’escursione del sito geologico la cui caratteristica è proprio l’ampia presenza di basalto colonnare. In teoria Islay è ad un tiro di schioppo, ma la foschia mi impedisce di vedere alcunché, tuttavia diciamo che la vista da questo lato è molto più che appagante!

 

Dopo avervi parcheggiato, mangio all’Hotel Causeway, un panino di steak con una carne che era.. al limite del masticabile ma almeno di buon sapore (per solo 13£ si può anche soprassedere, se contiamo che mi hanno “scalato” i 10£ del parcheggio mangiando lì).

E poi dove volete che vada se non a Bushmills, che è ad un tiro di schioppo?

 

 

Ahimè qui non posso concedermi il tour della distilleria, i posti erano belli che andati già prima che partissi, quindi posso solo limitarmi ad un po’ di foto di quel che riesco a vedere dall’esterno, visitor center e soprattutto, il bar che è fornitissimo con un bellissimo pot still a fare bella mostra di sé come arredo all’interno.

 

 

Al bar, con 25£ è possibile assaggiare un flight del 12 anni esclusivo per la distilleria, il 16 anni ed il 21. Mi danno 3 “tolle” da 4cl abbondanti, sufficienti per degustare ampiamente i 3 whiskey e fare pure dei sample da portare al mio amico a Dublino.

 

 

Nonostante fossero tutti a grado ridotto, il 12 anni è molto vivido, fresco, eoni davanti ad un Black Bush e più complesso del classico 10 anni di linea, con frutta secca, albicocche e crostata di frolla che a tratti mi ricordava vagamente un Clynelish.

Il 16 anni, così come il 21, non li avevo mai provati. Ed è proprio il primo che mi lascia ben impressionato, con ottima profondità sia al naso che al palato, tutto molto bilanciato, mieloso non astringente in alcun modo e con totale assenza di tannini. Questi ultimi invece fanno ampio capolino nel 21 anni, con una parte molto preponderante di legno accompagnata da cioccolato fondente e Mon Chéri. Ahimè sarebbe stato possibile comprare un Bushmills “Acacia Wood” ma è terminato prima del mio arrivo, mi consolo con un 12 anni che è possibile personalizzare per 2£ extra ai 43 del prezzo base, sul quale faccio stampare il mio nome e la data, essendo stato acquistato il 7/7/2023 (l’anno sommato, fa sempre 7..).

 

 

Il resto della mia giornata si svolge al castello di Dunluce (no, non ho visto Game Of Thrones, ma chi l’ha visto immagino saprà).

 

 

Faccio poi un ultimo tentativo di scorgere Islay al ponte di Carrick-a-Reede, ma l’isola continua a negarsi e niente, ce ne faremo una ragione.

Al ritorno, mi perdo clamorosamente Killowen. Ma l’articolo su questa distilleria by WhiskyClub, l’ho letto solo al mio ritorno.. bè vorrà dire che tornerò in Irlanda a fare ammenda, no?

 

Sabato / Domenica

La parte alcolica della mia settimana Irlandese “quasi” si conclude qui. Sabato lo dedico a girare ancora per i dintorni di Dublino visitando Howth, il relativo faro e la zona portuale, dove vedo due foche monache così cicciose, a furia di mangiare il pesce gettato dai pescatori, che potrebbero essere scambiate per dei lamantini. L’area portuale offre una miriade di ristoranti a base pesce ed ovviamente non posso che accerchiarne uno (da solo..) mi sposto poi al castello di Malahide e relativo parco, visitando il resto della città.

 

 

Si torna un po’ a lidi interessanti a chi vorrà leggere il suddetto papiro solo la Domenica, unica giornata in cui è possibile portare le 4 ruote a Dublino, non essendoci traffico.

Si fa colazione irish da One Society a Kavanagh Court, accompagnando il tutto illecitamente da una Guinness Hop 13 (niente alcol fino alle 12:30 in teoria, alla domenica..). Finita la colazione decido di tornare a Bow St, dove allo Smithfield mi ritrovo in una inaspettata esposizione equina.

 

 

Ma.. ma l’idea era quella di fermarsi ancora da Jameson a provare una cosa che mi stava qui: volevo assaggiare un Red Spot 15yo, non l’ho mai provato.

Ore 12:30 e 1 secondo, lo chiedo al barman, il quale mi fa “con ghiaccio?”. La mia risposta è (detta più gentilmente di così, ma il senso era quello) “il ghiaccio va solo nell’acqua e spero che tu il Red Spot me lo versi in un Glencairn, vero?” Al che il bicchiere adatto manco ce l’ha a disposizione nel bar e deve andare a prenderselo (svogliatamente..) nel retro.

Mi versa però credo 5cl di Red Spot (!) e “pranzo” con esso. Non ho dietro samples, ergo va giù tutto ed è un’esperienza assai piacevole; ero in parte preoccupato dall’eventuale effetto delle botti di Marsala, ma non ci sono accenni di zolfo, solo una grande dolcezza e profondità. Ahimè non si trova in commercio, ma perlomeno mi sono tolto la soddisfazione di provarlo!

 

 

Dovendo “smaltire” decido di incamminarmi per una toccata e fuga da due distillerie aperte da poco, Roe & Co e Pearse Lyons, che si trovano al confine nord dell’area Guinness, a poche decine di metri l’una dall’altra. Non ho tempo di fare tour, entrambe vendono principalmente sourced whisky (quindi non di loro produzione, quindi molto probabilmente Cooley), solo Pearse ha rilasciato un 5 anni che è introvabile; anche Roe è aperta da più di 3 anni, ma non sta ancora vendendo nulla della propria produzione.

 

 

L’impiantistica di Roe&Co si può vedere direttamente dallo shop dalla vetrata; Pearse Lyons invece è “blasfemicamente” interessante, essendo una distilleria sita in una chiesa sconsacrata. Mi limito solo a vederla da fuori, il visitor center è nella chiesa stessa, ma non vi si può accedere senza fare anche il tour, per il quale non ho materialmente il tempo necessario anche volendolo fare.

 

 

Recupero l’auto ed ormai è tempo di lasciare l’Irlanda. All’aeroporto di Dublino trovo però una sorpresa ad attendermi, tra varie opzioni di whisky e whiskey non particolarmente stimolanti per i prezzi un po’ esagerati.. ebbene, ci sono scaffali interi di Red Spot 15!

 

 

Ma come, non lo si trova manco in distilleria a Midleton, e me lo devo trovare al duty free? E voi non volete “trollare” un po’ Ryanair con le sue stupide regole sui bagagli a mano esibendo un bel sacchettone del duty? Certo che si!

Il problema del mio ritorno è che Ryanair ha trollato molto ferocemente me, con un vero viaggio della speranza. Ore per finire imbarcati a causa della mancanza di un kit di emergenza per l’equipaggio (l’aereo non poteva partire senza). Un atterraggio ad Orio praticamente con rullaggio e parcheggio che ci porta più a Brescia che ad Orio, con quasi 1 ora per poter scendere dall’aeromobile (non arrivavano le scale!!). Due autobus anziché 3 per un Airbus A319 pieno fino all’orlo (così ho pure vissuto l’esperienza sardine anche sui bus aeroportuali) e, ciliegina sulla torta, veniamo mollati al controllo extra Schengen, ma praticamente tutto il volo viaggia senza passaporto elettronico del quale io sono munito.

Morale: quando riesco ad arrivare al nastro delle valigie, questo è pieno perché sono letteralmente il primo, e la mia come è ovvio, non c’è. Quindi dopo quasi 3h di ritardo, mi sollevo, spinto da rabbia atavica, qualcosa come una quarantina di valigie altrui e le metto in parte, per far sì che gli inservienti potessero avere lo spazio per caricare le valigie mancanti e con esse finalmente arriva la mia.. e così torno al caldo umido della Lombardia.

 

Tempo di bilanci

Taccio un bilancio positivo del mio tour, l’Irlanda è un posto davvero molto bello (poi pensateci: non ci sono le zanzare!) e sinceramente mi piacerebbe tornarci.. vorrei vedere Connemara e la costa più ad ovest; le distillerie che mi sono piaciute di più e che consiglierei anche per l’appassionato di Scotch, direi sono certamente Kilbeggan e Waterford, seguite da Teeling, della quale però ritengo che l’uso di botti “discutibili” la renda potenzialmente più problematica delle altre due.

Delusione? Ovviamente Jameson. Tanti soldi, ma a me che piace RedBreast (e gli Spot), di trovare il minimo sindacale dell’uno e dell’altro pur facendo la fatica di andare in distilleria.. è incredibile che non esista alcun 12 anni Cask Strength, Lustau, 15 anni, 21 anni, (come già detto i tasting set coi mignon li avevano all’Irish Whiskey museum e non dove li producono!).

 

 

Anche a Midleton a domanda diretta, fatta alla guida dal nome impronunciabile (che era un praticando distillatore proprio a Method & Madness), sul perché non “spingessero” di più Redbreast, alla fine mi ha risposto fondamentalmente “non gliene frega un beeep”. Mi sono solo tolto la soddisfazione che, sempre la guida, abbia commentato che il Jameson 18 CS fosse una delusione e che con quel prezzo poi, non avesse alcun senso.

L’apoteosi è stata poi trovare il Red Spot al duty free di Dublino e non poter acquistarlo neanche a Midleton, ma mancava perfino lo Yellow Spot, lasciamo perdere và.

Tullamore DEW, direi rimandata a quando pure loro inizieranno ad avere una line-up 100% di prodotto proprio, un po’ come Roe & Co e Pearse Lyons. Il cask strenght di Tullamore, provato nella warehouse, era promettente ed anche la mia bottiglia di “be the blender” non sfigura affatto ed è assai piacevole, soprattutto in rapporto al prezzo.. e la parte Grain, non so come ci riescano, non è “spiacevole” (e di Grain ne ho bevuti e di 30 anni e passa.. e non fanno per me).

Bushmills, direi che il giro in Irlanda del nord, con tutte le location sulla costa, forse richiederebbe un pernotto e non il fare tutto in giornata come ho fatto io, in modo da potersi organizzare un tour della distilleria con tutta calma e poi di godere le location limitrofe. E poi andare a Killowen, magari sulla via del ritorno.

Spero di non avervi tediato con questo papiro.

Slainté e grazie a Claudio e Whisky Club Italia per lo spazio!

 

The End…

 

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