Cocktail con Tom Cruise

Cocktail con Tom Cruise

“Vorrei provare l’orgasmo, per piacere”
(Gina Gershon quando ordina un drink a Tom Cruise, Cocktail, 1988)

 

Forse non tutti sanno che Tom Cruise, reduce dal successo di Top Gun, insieme con il coprotagonista Bryan Brown, si sottopose ad un intenso addestramento da bartender per essere protagonista del film Cocktail (1988).

Una delle addette al casting si trovava per caso al TGI’S Friday di Los Angeles quando notò John Bandy, bartender del locale, che si esibiva in alcuni numeri di Flair per la preparazione di alcuni cocktail. Qualche tempo dopo la stessa ragazza chiese a John di mandargli qualche video che lo impegnasse nella preparazione di qualche cocktail con la stessa tecnica…e voilà, dopo poco John divenne l’addestratore del novello bartender Tom Cruise, che da top gun, scese dall’aereo e entrò in maniera dirompente nei bar.

Il film non ottenne un grande successo di critica, ma ottenne uno straordinario successo ai botteghini (raccolse circa 78.222.753 dollari nei soli Usa e ben 172 milioni in tutto il mondo) e fu, soprattutto, un grande successo per il rilancio della tecnica Flair e per un cocktail preparato durante il film e che fu rese celebre attraverso esso: il Red Eye, nel film individuato come rimedio all’hang over.

 

 

Per Flair si intende l’insieme delle tecniche di preparazione dei cocktail che prevede l’uso della fantasia del bartender per creare attraverso virtuosismi, spesso su una base musicale, cocktail utilizzando il versare simultaneamente liquidi o preparando contemporaneamente diverse preparazioni. Ovviamente al fine di creare cocktail non solo “volanti” e veloci ma anche di grande livello qualitativo, mirando di sorprendere il cliente, quasi intrattendendolo, come in uno spettacolo,e al tempo stesso dando lustro al locale che ospita il bartender, che con la sua arte finisce con alimentare la richiesta di drink e dunque con l’incrementare il fatturato dell’area bar del locale stesso.

Ora Tom Cruise ed il suo fascino hanno fatto riscoprire queste tecniche ma non le hanno inventate.

Difatti, almeno centocinquanta anni fa, a introdurre il Flair fu un personaggio destinato a diventare immortale nella storia della miscelazione: Jerry Thomas (1830-1885).

 

 

Jerry, famoso per essere un artista dell’equilibrio di bottiglie e miscelatori, non si limitava a utilizzare utensili già in essere ma riusciva a crearne addirittura di nuovi, dando uno straordinario impulso al settore del bartending. Si pensi ai metal pour, dosatori di metallo, che consentono di versare dosi estremamente misurate di liquido da contenitori di vetro o altro materiale.

Ma Jerry era un artista, il suo bartending era uno spettacolo, in cui lo stesso utilizzava specchi deformanti appesi ai muri dei locali,vestiva in modo molto appariscente, luminoso per l’indossare vestiti con brillanti,e catturando l’attenzione degli avventori, che non consumavano un semplice cocktail, vivevano un’esperienza.

Per la verità, il Flair conobbe un’ascesa straordinaria nell’uso quotidiano dei bartender fino agli anni Novanta del secolo scorso anche a seguito del film Cocktail, di cui al buon Tom Cruise, per poi finire meno usato successivamente. Oggi si assiste ad un riemergere di questa tecnica soprattutto grazie ad alcuni virtuosi bartender e al suo uso durante competizioni di mixology a livello nazionale ed internazionale.

 

Il Red Eye

Se non vi sentite pronti per i vituosisimi del Flair ma volete semplicemente rimediare ad una sbornia, dal film Cocktail si propone il celebre Red Eye, realizzabile secondo questa possibile ricetta e questi ingredienti:

  • 1 oncia di vodka
  • 6 once di succo di pomodoro
  • 1 lattina di birra
  • 1 uovo crudo

Ogni oncia vale 28,35 grammi

 

 

Prendete un Tumbler freddo, versate dentro vodka e pomodoro, poi la birra e successivamente l’uovo crudo. Non bisogna mescolare.

Quando Tom Cruise, nel film Brian Flanagan, entra nel locale per chiedere un lavoro come bartender, l’attuale barman Doug ha in preparazione proprio il Red Eye e spiegherà a Brian il perché è un cocktail da rimedio all’hangover, quando Brian successivamente sta cercando in maniera goffa di rimediare ad un’ubriacatura mangiando una pizza.

Nel film la storia è molto semplice e gira intorno al fascino del giovane e disoccupato Brian Flanagan che proprio grazie all’arte del bartending by Flair diventerà il re delle notti newyorkesi ed in particolare dell’Upper East Side della Big Apple, insieme a Doug, prima di muovere verso la ricerca di nuove avventure, anche a causa di un dissidio con l’amico dovuto a interessi femminili, in Jamaica dove, infine, troverà l’Amore, rappresentato da una bellissima Elisabeth Shue, nelle vesti di Jordan, una cameriera in vacanza con le amiche.

Molte vicende seguiranno conducendo verso il finale anche attraverso strade tormentate.

Nel Cast oltre al buon Tom Cruise troveremo Elisabeth Shue e Bryan Brown, nel ruolo del coprotagonista Doug, per la regia di Roger Donaldson, in un film iscrivibile nel genere commedia drammatico-sentimentale.

Il film ebbe riconoscimenti con la Nomination come migliore canzone originale per Kokomo di Mike Love, Scott McKenzie, Terry Melcher e John Philips ai Golden Globe del 1989 oltre che la nomination per lo stesso motivo e la stessa canzone ai Grammy Awards del medesimo anno.

Tratto dal libro di Heywood Gould, anche autore della sceneggiatura, il film è dominato dalla personalità di Tom Cruise e da quella delle musiche di una colonna sonora davvero interessante, che dà il ritmo e costituisce la base per i virtuosismi dei bartender e per le scene più importanti della pellicola.

Vi piacerà?

Sarete tra coloro che lo hanno stroncato o in chi vi ha visto un altro modo di raccontare l’american dream e un’altra conferma del fatto che Tom Cruise non è bravo solo in Top Gun?

Per molti è stato considerato il simbolo degli anni Ottanta e anche della stessa crisi di quest’epoca.

Epoca che sta tra l’ultimo momento di Reagan come Presidente Usa e il primo di Bush padre, alle soglie del crollo del Muro di Berlino e Wall Street con i suoi broker vede un momento di galoppante “sogno dell’oro”, in cui si inserisce questo giovanotto irlandese, Brian Flanagan, con il suo sogno.

Vi lascio con due citazioni del personaggio Brian Flanagan.

“L’America si beve i favolosi cocktail che io faccio”.

“Tutte le storie che finiscono, finiscono male, altrimenti non finirebbero affatto”.

Beh fatevi un Red Eye, senza previa sbronza però, e stasera vedetevi il film.

 

 

 

 

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