Chinkapin oak

Chinkapin oak

Un legno che si è affacciato recentemente per la maturazione del whisky, un legno che ha generato un po’ di confusione.

Il termine Chinkapin (o Chinquapin) si riferisce tipicamente ad una pianta sempre della famiglia delle Fagaceae, ma nello specifico un castagno (Chinkapin Allegheny, Castanea pumila). Ovviamente, visto l’uso obbligatorio di legno di rovere sia per la maturazione del Bourbon che per quella dello Scotch, è impossibile che gli imbottigliamenti che dichiarano in etichetta l’uso di Chinkapin abbiano fatto anche solo un piccolo passaggio in botti di questo legno.

E infatti quello a cui si fa riferimento proviene da una quercia con la foglia simile a quella del castagno. La Quercus muehlenbergii, la quercia chinquapin (o chinkapin), è una specie di albero del gruppo delle querce bianche (Quercus Alba). È originaria del Nord America orientale e centrale. Si estende dal Vermont al Minnesota, a sud fino alla Florida e a ovest fino al New Mexico negli Stati Uniti.

Un legno storicamente impiegato per alimentare i battelli a vapore lungo il fiume Ohio (un bel collegamento con la storia del whiskey americano), oggi è usato come legname da edilizia, pallet e arredamento. La sempre più critica sostenibilità della Quercus Alba del Missouri, dovuta in gran parte all’abuso di questo legno per la maturazione di una fetta importante dei distillati del pianeta (non solo whisky e rum), ha portato a cercare vie alternative. Vie che, oltre che dare un po’ di respiro alla quercia bianca, generano anche nuovi aromi per le sempre più esigenti ricette dello Scotch. Ce lo hanno insegnato i giapponesi con il Mizunara.

La Quercus Alba è solo una delle oltre 50 varietà di quercia disponibili nel Nord America. Il Chinkapin si è rivelato una valida alternativa, il suo legno presenta una porosità molto fitta che lo rende alla vista quasi indistinguibile rispetto al rovere della Quercus Alba.

Un progetto della Scotch Whisky Research Institute (SWRI) ha portato negli anni ’90 alla collaborazione con la McGinnis Wood Products (Missouri) e alla selezione del Chinkapin come possibile legno per la produzione di botti. Un legno che in realtà era già in uso nell’industria del Bourbon, spesso inconsapevolmente, e che ogni tanto veniva specificatamente richiesto come quel legno che produceva un “whisky dolce”.

Una occasione che è stata immediatamente sfruttata dal Dr.Bill Lumsden, in un’era in cui era ancora simpatico agli appassionati. Il risultato? Il Glenmorangie 1993 Chinquapin Oak (57.3% ABV) rilasciato nel 2005 in sole 298 bottiglie, che nessuno di noi ha ovviamente mai assaggiato. Tranquilli, ci ha pensato Serge che su WhiskyFun aveva evidenziato un profilo “dolce e incisivo, molto resinoso e molto insolito”.

 

 

Quindi com’è questo “whisky dolce”? La botte di Chinkapin costa qualche soldino in più rispetto alla standard botte americana, sovrapprezzo giustificato da un tronco non sempre dritto come quello della Q.Alba e quindi un po’ più ostico da lavorare. Inoltre, le botti vengono normalmente trattate come botti da vino, cioè lasciate stagionare più a lungo (36-48 mesi rispetto ai classici 2 anni) e tostate a medio livello. Ne segue una maggiore penetrazione del whisky nel legno.

Gli svedesi Spirit of Hven hanno iniziato ad utilizzare il Chinkapin nel 2001 per, parole testuali, il “suo notevole contributo di frutta secca e di mandorla”.

 

 

Più recentemente Billy Walker ha addirittura utilizzato botti vergini di legno Chinkapin per un affinamento del suo GlenAllachie, evidenziando delicati sentori speziati di cannella e note di anice.

 

 

WhiskyBase, e qualche mio ricordo, ci aiutano ad elencare i rilasci di imbottigliamenti di distilleria con maturazione in Chinkapin:

  • Isle of Raasay (Scotch)
  • GlenAllachie (Scotch)
  • Meikle Tòir (Peated GlenAllachie, Scotch)
  • Jura Two-One-Two (Scotch)
  • Teeling (Irish)
  • Old Charter (Buffalo Trace, Bourbon)
  • Michter’s negli imbottigliamenti Bomberger’s (Bourbon)
  • Heaven Hill (Bourbon)

Ma mettiamo il cuore in pace, la Chinkapin non potrà spazzare via le difficoltà crescenti per la maturazione dei distillati. È una quercia rara e di crescita anche più lenta rispetto a quella della Q.Alba, con cui oggi si possono produrre solo poche centinaia di botti all’anno.

 

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