Dal diario di viaggio di Claudio Riva, whisky e dintorni
La Cattedrale di Canterbury, quartiere generale della Chiesa Anglicana, mi accoglie tutta impacchettata, il mio bisogno di spiritualità non si arrende e trova altri luoghi.
Dopo due affascinanti giornate di approfondimento sul gin londinese, inizio il giro delle nuove distillerie della costa sud inglese. Tanti i punti disegnati sulla mappa della nuova generazione dell’English Whisky, oltre 40, la maggior parte ancora privi del loro primo rilascio. Questo è il caso anche per la Canterbury brewery & distillery, che propone per ora, oltre alle 15+ Ales, 4 gin, 1 spiced rum da melassa grado A fermentata e distillata nel loro iStill, 1 vodka e 1 godurioso apple pie moonshine prodotto con il new make di quello che sarà il loro whisky (annunciato per il 2022, stiamo a vedere).
La nuova generazione di distillatori inglesi (300+) nasce negli ultimi 5/6 anni, affronta la Brexit e la pandemia, e non sembra uscirne indebolita. Il desiderio di dotare l’English Whisky di un disciplinare e già quasi realtà. Manca un po’ più di coesione e di visione craft (che deve essere prima un credo e poi una scelta di modello di business). Nel Foundry, il bellissimo brew pub della distilleria, nel cuore della incantevole cittadina, tanti cartelli richiamano al km zero e agli ingredienti 100% british. La realtà? I pochi spiriti prodotti in casa sono accompagnati da una selezione di distillati pescati dalla fascia entry dei marchi mainstream. Guest gin, indovinate un po’? Tanqueray e Hendricks, i miei 2 gin preferiti attenzione, ma non avrebbe più senso inserire qualche whisky e altrettanti gin tra i nuovi marchi craft inglesi?
PS. Laphroaig presente in lista e chiaramente scritto sbagliato 😁
Veloci appunti e qualche fotografia, importati da Facebook
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