L’affascinante storia di un Bowmore Bicentenario che non ha voluto svelare subito tutte le sue qualità.
Assieme a Claudio ho avuto il piacere di aprire e assaporare il Bowmore Bicentenario lo scorso luglio. Avendo già avuto la fortuna in passato di poter assaggiare il Bowmore Bicentenario, che si è sempre rivelato una vera e propria esplosione di frutta con un’incredibile complessità al naso, questa bottiglia ha suscitato in me una certa delusione.
Non nascondo di aver provato un certo dispiacere quando ho aperto questa bottiglia, considerando l’impegno finanziario che comporta. Tuttavia, avevo imparato da altre esperienze che una bottiglia raramente svela il suo pieno potenziale subito dopo l’apertura.
Per questo a metà settembre, circa sei settimane dopo l’apertura, ho deciso di dare un’altra possibilità al Bowmore Bicentenario. La mia prima impressione è stata molto simile a quella che avevo avuto a luglio, quindi ho deciso di concedere al Bowmore più tempo per aprirsi nel bicchiere. Con mia delusione, ho constatato che questa bottiglia di Bicentenario sembrava non aver subito alcuna evoluzione mantenendosi purtroppo invariata.
Altre sei settimane dopo, all’inizio di novembre, abbiamo organizzato una piccola degustazione di rarità e ho sentito il bisogno di mettere nuovamente alla prova il Bowmore Bicentenario. Dopo averlo lasciato riposare un po’ nel bicchiere ho potuto percepire il profumo della frutta tropicale già a distanza. Ho avvicinato il naso al bicchiere e mi sono illuminato: il Bowmore Bicentenario finalmente nel suo splendore!
Una straordinaria combinazione di frutta tropicale, tabacco, arancia, legno, sherry, una sottile nota di fumo e molte altre sfumature! Mi sono sentito ancora più entusiasta di poter presentare un Bowmore Bicentenario al Milano Whisky Festival che è all’altezza della sua fama, un vero capolavoro.
Bowmore Bicentenario Duty Free, 43% abv
Imbottigliato 1979
Di seguito le note di quell’assaggio di Bowmore del Bicentenario fatto a luglio. Sulla carta era il pezzo più importante della degustazione. Poteva fare meglio dello Springbank? Poteva, ma non questa bottiglia.
Nel 1979, la distilleria Bowmore (1779) ha festeggiato i suoi 200 anni di attività, con una serie di rilasci nella bottiglia di vetro soffiato, esatta replica di un antico decanter. Tutti imbottigliamenti leggendari, coperti da un certo mistero, considerati tra le migliori interpretazioni della distilleria. Tutti imbottigliamenti, fortunatamente non così rari, si dice ne siano state rilasciate decine di migliaia di esemplari.
Lo assaggio per la quinta volta, di tutti gli altri dram ricordo una piacevolissima nota fruttata, modellata dallo sherry, un corpo solido, appena segnato da un velo di torba. Qui invece sorprende la nota floreale, gradevolissima, elegante, una bevuta molto meno muscolosa.
Il tappo “da vino” si fa convincere dal cavatappi, ed esce – lentamente – perfettamente integro. La copertura con la ceralacca, lo avvolgeva completamente, assicurando una perfetta tenuta.
È il Bowmore Bicentenario per Duty Free, senza età e senza vintage. Un NAS, così come la “non età” era interpretata in passato: un assemblaggio in verticale, con quote distillate negli anni ’50 e ’60.
La bottiglia, aperta oltre un’ora prima dell’assaggio, aveva potuto ossigenarsi. Ma è solo dopo averlo versato nel bicchiere che il malto ha iniziato a crescere di intensità e di complessità, percorrendo una traiettoria che sembra non virare mai.
Lo Springbank era migliore, senza ombra di dubbio. Ma, probabilmente, le nostre aspettative per questo Bowmore erano troppo elevate, maledettamente condizionate da quelle quotazioni folli che continuiamo a vedere nelle aste.
Avremmo fatto meglio ad aprire la bottiglia qualche giorno prima? Mai, meglio godersi anche questa evoluzione, il tempo dirà, tra qualche settimana, se questo Bowmore aveva qualche altro jolly da giocare.
Per aggiornare queste note ci diamo appuntamento al Milano Whisky Festival!