Alma, Rum e coraggio

Alma, Rum e coraggio

“A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato. Ai poeti del quotidiano. Ai “vincibili”, dunque, e anche agli sconfitti, che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo. Agli eroi dimenticati e ai vagabondi. A chi non ha paura di dire quello che pensa. A tutti i cavalieri erranti. A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.”

(Miguel de Cervantes – “Don Chisciotte”)

 

So che vi piace sentirmi parlare di rhum e Caraibi, palme e spiagge bianche, ti-punch a colazione e invecchiamento tropicale, ma oggi la scena principale è tutta dedicata ad una piccola grande Azienda che mi ha fatto tornare con piacere dai consueti luoghi paradisiaci ad una terra tutta nuova per il rhum agricole, ma nello stesso tempo antica per la canna da zucchero, la Sicilia.

Siamo in quel della contrada Zappulla, alla periferia del gioiello Barocco e nello stesso tempo intimista che è Modica, terra di Salvatore Quasimodo: nobiltà e fierezza d’altri tempi, la stessa dei suoi abitanti, spesso e non a torto considerati poco siculi, così come poco siculo è Hugo Gallardo, Spagnolo, anzi, nossignori, Català, che nel 2021, lascia un solido ma ormai vuoto impiego per inseguire un sogno, quello di fare rum: il sogno, per Hugo, la sua famiglia ed il suo socio, era partito dall’idea di iniziare una nuova vita nelle Filippine, dove mettere in piedi una filiera di produzione e vendita del rum sembrava avere ancora un senso per via dei costi contenuti. Quel sogno sembra naufragare come un relitto, un vascello affondato appena messo in acqua, sulle sponde della mondiale pandemia che ci ha tutti messi in ginocchio.

 

Hugo Gallardo, Distilleria Alma Sicilia

 

 

Hugo, da buon combattente, non si arrende: la moglie Anna, sicula lei, e di gran stoffa, lo ridirige verso una nuova idea. Fare rum, sì, ma farlo in Sicilia, dove la canna da zucchero cresce dai tempi degli Arabi, e dove la condivisa pazzia con Corrado Bellia, padre di di Avola Rum, riesce in qualche maniera a convincerlo della bontà del piano: nel 2021 il primo ettaro di canna da zucchero è piantato, e per Hugo inizia un florilegio di grandi fatiche e momenti di felicità ma anche di grandi preoccupazioni. Vuole fare un rum di filiera, un rum con una coscienza personale e collettiva integra e territoriale, si dota di locali, di apparecchiature, mulini, fermenter e di un alambicco ibrido di fabbricazione greca, ma si accorge che il coraggio e l’intraprendenza che ci vogliono sono infiniti. La canna cresce e matura, ne pianta anche una seconda varietà, arrivano i raccolti, e le prime prove di distillazione: alla ricerca di un rum che ha nella testa, che possa essere originale, fine e d’impatto allo stesso tempo, ma soprattutto parli dell’impegno che ci mette e della ricerca della qualità, per i primi tempi si autosostiene con la produzione di un Gin dall’anima sicula, frutto di botaniche locali e doppia distillazione, ma il sogno del rum è ancora lì che lo aspetta, appeso alla punta di una stella che non lo lascia andare.

 

 

E’ in quel momento di attesa e impegno che ho conosciuto Hugo: dal canto mio sapevo che c’era questa distilleria che si proponeva di fare rum siciliano, ma non avevo mai visto girare alcun prodotto. Figuriamoci se pensavo mi avrebbe chiamato per avere aiuto. Invece per qualche motivo l’ha fatto ed io ho accettato subito, per il progetto, che porta un nome latino e di donna, e perché chi mi conosce sa le cose che hanno un cuore mi piacciono, soprattutto se sono un po’ alla “Don Chisciotte”, e perché anche io ho bisogno di “faire mon trou”, come direbbe un amico. Collaboriamo dallo scorso Settembre, e oggi sono contenta di dire che, dopo mille analisi, variazioni, tentativi e considerazioni, Alma Mater Rum esiste, ed è buono: il piano di “recovery”, per dirla con il gergo di chi parla la lingua degli affari, ha funzionato. Oggi Hugo, i suoi soci e la sua famiglia hanno cominciato a poter davvero disegnare la parabola futura di Alma Distilleria mentre tengono in mano un calice del loro rum.

Ho sentito tanta responsabilità all’inizio, perché non volevo sbagliare e perché ho visto quanta attesa c’era nell’aria: so bene cosa significhi essere una piccola impresa, ed aiutare Hugo ha aiutato anche me ed aumentato la dose di fiducia nelle mie capacità e nel mio impegno costante per imparare e capire meglio.

 

Due varietà di canna, due appezzamenti di terra diversi. Tanto su qui divertirsi.

 

Per chi è interessato ai dettagli tecnici, visto che siamo pur sempre sul nostro Nerd Corner preferito, sorvolerò rapidamente su quello che è stato il percorso che dallo scorso Settembre ci ha permesso di arrivare al rum: ho studiato i primi risultati di distillazione dei quali Hugo non era pienamente soddisfatto, poi le caratteristiche della tipologia di canna da zucchero che fosse pronta in quel momento, tra le due a disposizione, ovvero quella rossa, “autoctona”, detta localmente “cannamela”, che sembra essere molto simile ad un ibrido POJ (Giava), presente anche a Madeira e Sao Tomé. Per vederne le potenzialità abbiamo messo in piedi due fermentazioni di test, che hanno dato un buon risultato, usando un lievito enologico italiano molto resistente ed efficace, senza controllare di proposito la temperatura, ed in ogni caso il clima ci ha aiutato a poter sviluppare quel che c’era di buono nell’arco di 72h, ma soprattutto a capire meglio quali erano le potenzialità di quella varietà.

 

 

Stessa riflessione si è fatta sull’impianto di distillazione: pur avendo a disposizione un alambicco ibrido, per essere più efficaci, non conoscendo ancora il nostro alcol di partenza fino in fondo, si è deciso di optare per la doppia distillazione; la “prima cotta” delle due nuove fermentazioni è stata distillata da Hugo, e abbiamo proceduto in seguito, post “liberazione” da parte dell’ufficio delle Dogane, con una doppia distillazione, cosa che ha permesso di capire meglio, al secondo run, come fare i tagli e come impostare le fermentazioni successive.

Il risultato di quel “primo turno” è imbottigliato ora, ne siamo soddisfatti e potete già assaggiarlo grazie a Hugo e Whisky Club Italia: è il primissimo batch ma abbiamo già lavorato al secondo, che manterrà la linea del primo, in maniera più “rotonda” e complessa.

È solo l’inizio di un lungo percorso, ma possiamo dire che per il futuro l’attenzione è rivolta ad impostare il lavoro sulla seconda tipologia di canna da zucchero, che ora sta fiorendo, a continuare il percorso di analisi sulla prima varietà, ed a nuove evoluzioni sia sul distillato “bianco” che sul distillato maturato in botte: anche la dark side di Alma vi riserverà belle sorprese.

Ringrazio chi assaggerà questo rum bianco che sa di Mediterraneo, Hugo che mi ha dato fiducia, e la sua bellissima famiglia: a proposito, Alma è il nome della sua bambina. Avrei mai potuto deluderla?

Santé!

 

 

Alma Mater Rum Pure Single Rum Batch 01, 54% abv

100% Sugarcane Juice
Single Estate
Materia prima: Singola varietà “Purple Cane”
Raccolta: 2023
Fermentazione: 72-96 ore
Distillazione: Pot Still / Double Distillation
Edizione limitata di 150 bottiglie

 

 

Note di degustazione

Aspetto: trasparente, cristallino, oleoso

Naso: Franco, pulito, di intensità più che media

Note di fiori bianchi (ginestra, gelsomino, zagara), scorza di limone giallo, pera matura, erbe mediterranee (timo), nota iodata

Palato: Secco, pulito, di intensità media +

Note di pera matura, limone dolce e la sua buccia, nota balsamica mediterranea (timo, origano, pino), nocciola tostata

Texture: ricca e piena

Fin di bocca/Retrolfattivo: Medio +, sulla pera matura, il limone ed il timo

Bicchiere Vuoto: pera matura, scorza di limone

 

Dallo shop

 

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Comments

  1. Una storia avvincente e superinteressante. Avrò il piacere di visitare l’azienda domenica 14 Aprile:)

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