Sono sbarcata a Linate col mio carico di stanchezza e il mio debito di sonno solo la sera prima del 22 Giugno, ma questo non mi ha impedito di essere pronta e felice come non mai il giorno dopo, il giorno delle prime volte in assoluto: quella del rum da puro succo protagonista del palcoscenico, certo, insieme al rum da sciroppo o all’arrangé, quello che conta è la materia prima, ed è quella che agli inizi del 1900 identificava le tre anime del “Rhum Z’Habitants”, Vesou, Vesou Cuit, Sirop: non destinato all’export, fabbricato anche in piccole produzioni, da una materia prima tanto fragile quanto meravigliosa, in Italia ha iniziato da qualche anno il suo cammino, grazie al lavoro di tanti innamorati di questo prodotto, soprattutto bianco ma anche invecchiato. Quella della Casa del Cardinale Schuster, meraviglioso angolo di una Milano d’altri tempi che ha accolto qualcosa di distante dagli open day universitari, dai cenacoli culturali ed ecclesiastici, ma il contrasto si sa, alimenta curiosità, linfa vitale di ogni forma di cultura esistente.
Grazie a Claudio Riva e Whisky Club Italia, e al solito manipolo di coraggiosi, ormai chiamato goliardicamente “Dramteam”, per l’occasione di verde vestito, in un giorno diverso dal solito paradigma piovoso delle ultime settimane, abbiamo finalmente celebrato questa preziosa presenza sul mercato e nei bicchieri degli appassionati italiani di spiriti, e speriamo di aver diffuso cultura, conoscenza ma soprattutto amore, tutto questo divertendoci e scambiando con tutti assaggi e opinioni.
E’ stata una prima anche per i distributori di spiriti del mercato italiano, quasi tutti presenti, con dovizia di bottiglie, enorme generosità e voglia di conoscere: in questo momento che possiamo collocare sulla china discendente dell’interesse dimostrato per il mondo del rum, in particolare dopo un post-Covid che potrei definire “ricco”, è stato prezioso averli al fianco: forse è un tentativo che cadrà nel vuoto, oppure no. Io spero che possa dare il via ad una “Rum Week” certo, ma anche ad una nuova fase di distribuzione della conoscenza più popolare ed assolutamente dal vivo, che sia continua, per risvegliare ogni giorno l’interesse degli appassionati ma soprattutto per risvegliare il mercato, dare finalmente una regola ai listini prezzi dei tanti prodotti che arrivano in Italia o in Italia sono creati, ma avendo come riferimento mercati che non sono il nostro: noi siamo all’alba del Rhum Agricole, con le prime tre distillerie attive nel Sud, dalla Campania alla Sicilia, dove la canna da zucchero è tornata ad avere un significato dopo più di un millennio.
Abbiamo bisogno di andarci piano, di far conoscere e far apprezzare i prodotti a ragion veduta, così il nostro mercato avrà fondamenta solide: fortunatamente siamo una piccola comunità di buoni comunicatori in questo senso, e molti di noi erano presenti, quasi tutti “in verde”, a partire dal boss Claudio Riva, da Andrea Rummiamo a Marco Graziano Le Vie Del Rum, a Valerio RighRum, a Giovanni Cesareo, a Tullio SoloRum, a Giuseppe Rhummerit, a Giulio Spiriti Salentini, a Gabriele Rusty Snail, a Luca Roba Da Alcolisti, a Davide Angel’s Share, senza dimenticare Mauro Bonutti, Lamberto, Adriana, Diego e Pino, che lato formazione giocano la stessa partita, e, non ultima, la quota rosa, che è anche lo zoccolo duro, la mitica Sere, Alice e Aurora, le nostre giovani leve insieme a Simone, e Gleithy, che ha portato l’esperienza del dietro al bancone.
Anche per me, infine, è stata una prima assoluta: la prima volta in cui ero presente insieme a due marchi di rhum agricole con i quali collaboro attivamente sulla parte tecnica, entrambi non ancora distribuiti sul mercato, portati davanti ai riflettori del grande pubblico, degli esperti, dei distributori. Uno di essi è un rum italiano, prodotto a Modica, in Sicilia, da Alma Distilleria, l’altro è figlio del sole di Guadalupa, Grande Terre, Rhum Marie Louise: sono stata contenta di farmi conoscere meglio attraverso il mio lavoro, e non sono stata avara di informazioni e particolari, perché rendono i prodotti molto più comprensibili, e fanno innamorare chi li assaggia. Poi la qualità di quello che si riesce a fare vince su tutto, ma la qualità bisogna saperla comunicare: ho perso la voce e il pomeriggio ma spero di essere riuscita a farlo.
Fare agricole non è una cosa semplice, se lo si vuole far bene: hai a disposizione una materia prima fragile ma ricca di complessità da tradurre in un distillato che sia altrettanto carico di interesse e che possa rappresentare al meglio, come un grande vino, il suo terroir.
E’ il mio lavoro di ogni giorno, l’agricole, e il verde è il mio colore preferito.
Buona scoperta a tutti i nuovi appassionati!