Mercoledì 28 Ottobre 2015
Claudio Riva | WhiskyClub Italia
Torno in Irlanda dopo due anni e trovo un mondo del whisky … intendevo whiskey … in pieno fermento. Quello che allora era un seme appena piantato oggi è un germoglio in piena salute.
Whiskey Live Dublin
Tullamore Dew
Teeling Distillery
L’occasione è ghiotta, il Whiskey Live di Dublino di sabato 24 Ottobre – evento a cui non ho mai preso parte – e il sempre forte desiderio di Nord. Qualche mail, giusto un paio di prenotazioni e il gioco è fatto. Siamo in 5 soci di WhiskyClub Italia.
Neanche 3 ore dopo l’atterraggio a Dublino e la prima tappa del nostro Irish whiskey tour 2015 è la nuova distilleria Tullamore Dew.
Per avere un quadro storico sull’Irish whiskey vi consiglio di leggere i due articoli pubblicati su Angelshare.it.
Tullamore Dew
Tullamore Dew, la rugiada del villaggio di Tullamore – proprio al centro dell’Irlanda a metà strada tra Dublino e Galway – è uno tra i più diffusi Blended Irish Whiskey. La storia è unica, drammatica, un tipico spaccato di alti e bassi dell’Irish.
La distilleria è stata fondata nel 1829. Daniel E. Williams, general manager della distilleria dal 1873 è l’uomo che ha trasformato Tullamore in un whiskey di successo e il fatto che D.E.W. siano le iniziali del suo nome ne è immediata prova. Lui con la sua famiglia fu il primo a creare un Irish Blended Whiskey e a farlo conoscere a tutto il mondo.
Il marchio viene ceduto nel 1953 a Powers e l’anno successivo la distilleria di Tullamore viene chiusa – destino comune alla gran parte delle distillerie Irlandesi che arrivano dal passato. La produzione del Dew viene quindi spostata – insieme a quella di Jameson, Powers e Paddy – presso la New Midleton Distillery nel sud dell’Irlanda.
Tutto questo ci porta al 2010 quando il marchio viene ceduto agli scozzesi di William Grant & Sons (i Grant di Glenfiddich) e da qui parte la rinascita della distilleria. La prima pietra viene posata a metà 2013, in tempo record la distilleria è completata, funzionante ed il 17 Settembre 2014 viene riempita la prima botte. Noi giungiamo a visitarla quando è attiva da poco più di un anno e mentre sono in corso i previsti lavori di espansione. Lo sviluppo della distilleria è infatti previsto in tre fasi.
La fase 1 è quella completata nel Settembre 2014 quando nella distilleria sono stati installati quattro alambicchi. Tullamore Dew è a tripla distillazione (come per buona parte degli Irish il numero tre è molto ricorrente) ottenuto da un blending di malt whiskey, potstill whiskey (quel whiskey simbolo del carattere irlandese ottenuto con aggiunta nel mash di orzo non maltato) e grain whiskey. Perchè quindi 4 alambicchi? Perché la prima distillazione viene fatta con due alambicchi diversi a seconda che si tratti di malt o potstill whiskey. L’almabicco 1A (wash still) viene usato per produrre i low wines del potstill whiskey, il 1B per produrre i low wines del malt whiskey, il 2 (low wines still) per distillare entrambi i low wines ed il 3 (spirit still) per produrre lo spirito. In totale sono 4 alambicchi.
Durante la nostra visita era in corso la prima espansione della distilleria – la fase 2 – con l’aggiunta di 6 tini di fermentazione (wash back) e dei 2 alambicchi mancanti per raddoppiare la capacità della distilleria. Durante questo primo anno di attività si è prodotto per 3 mesi solo malt whiskey, poi 3 mesi di potstill e così via. Quando il raddoppio sarà operativo si potranno produrre malt e potstill contemporaneamente. Durante questa fase è prevista anche l’installazione della linea di imbottigliamento, noi abbiamo visto un bel piazzale spianato con le fondamenta appena accennate e ci è stato detto che a Marzo 2016 verrà lì imbottigliata la prima bottiglia della nuova era di Tullamore Dew.
La fase 3 inizierà tra un anno e andrà a completare l’ultimo tassello: verrà installata la distilleria di grano, quella con i classici alambicchi a colonna. Oggi il grain whiskey, il terzo componente necessario per fare il blended di Tullamore Dew, viene acquistato come spirito dalla distilleria New Midleton ma già dal settembre 2014 si è deciso di metterlo in botte e di farlo maturare proprio qui a Tullamore. A fine fase 3 il progetto potrà essere considerato completo.
Il messaggio che viene trasmesso è quello che di una estrema chiarezza sugli obiettivi e di una forte volontà di valorizzare il territorio. Grant avrebbe potuto costruire la distilleria in un luogo più comodo, magari vicino ai grandi centri di affari, ma non lo ha fatto. Hanno ritenuto indispensabile produrre il Tullamore Dew proprio a Tullamore, e questo nonostante che lì non ci siano colline (la water source si trova sulle Slieve Bloom mountains ad oltre 30 km di distanza) e che la diffusa presenza di torbiere renda difficile la costruzione di edifici. E stanno guardando molto avanti visto che ad oggi è stato edificato un solo lotto di warehouse (sufficiente per contenere tutte le botti dell’anno passato e dei tre a venire) ma si sono già assicurati i diritti per costruirne altri 30. E questo la dice lunga.
Poi la distilleria è bella, il visitor centre (non ancora aperto al pubblico) è in pieno stile Glenfiddich, elegante ed accogliente, insomma la contaminazione scozzese ha portato del buono nel cuore della verde Irlanda. La cura dei dettagli è maniacale. Un sasso della warehouse #1 di Glenfiddich è stato incastonato nell’edificio di Tullamore, un pezzo di rame della distilleria Balvenie è stato usato per il bancone del bar della sala di degustazione, il legno di una botte proveniente dalla distilleria di grano di Girvan è stato usato per la scrivania della centrale di controllo del distillatore. Al “varo” della distilleria due botti di Tullamore Dew sono state rotte sul piazzale, come gesto propiziatorio, ed il legno di queste botti è stato trasformato in una installazione artistica presente all’ingresso del visitor centre. Insomma Jennifer, la giovane ambasciatrice di Tullamore appena trasferita dalla grigia Dufftown alla verde Irlanda ci ha davvero descritto un bel capitolo della storia dell’Irish whiskey. Grazie!
Abbiamo assaggiato alcune espressioni di Tullamore Dew, ma non voglio rovinarvi la sorpresa di scoprire quanto possa essere morbido e setoso un whiskey. L’esperienza più bella è che abbiamo potuto assaggiare campioni di botte dei suoi tre componenti, il malt, il potstill ed il grain. Questa destrutturazione del blended è stata molto educativa e ci ha fatto ben capire quale sia il contributo di ogni singolo. La passione e la curiosità ci ha portati a valorizzare tantissimo la parte di potstill (ottenuta da un mash con 50% di orzo maltato e 50% di orzo non maltato). Durante la nostra visita stavano appunto distillando potstill e – credetemi – non ho mai sentito un aroma simile in alcuna distilleria scozzese. La componente vegetale del grano non maltato rende l’aroma unico ed intrigante.
Buon lavoro Tullamore!
Whiskey Live Dublin
Il Whiskey Live Dublin è – all’interno del circuito dei Whisky Live – uno dei festival con un format non ingessato. E’ praticamente organizzato in autonomia dal Celtic Whiskey Shop di Dublino, il principale commerciante di whiskey in Irlanda e questa organizzazione provinciale trasforma l’evento in un bel incontro tra appassionati, più che in un meeting di businessmen. Celtic … occhio alla “C” dura!
La sede del live 2015 è un edificio centralissimo che si affaccia sul Dublin Castle, a due passi dal fiume Liffey e da Temple Bar. Due sessioni nella sola giornata di Sabato 24 Ottobre, con ingresso dalle 13:30 alle 17 o dalle 18 dalle 21:30. Il costo di 39.50€ con degustazione libera e alcuni ticket per i non sempre affascinanti abbinamenti con il cibo. In totale una cinquantina di espositori per una sala poco più grande di quella del festival di Milano. In chiusura si sono contati complessivamente quasi 1000 visitatori.
I numeri descrivono meglio delle parole i contenuti del festival. Esperienza a dire il vero molto piacevole perché era presente proprio tutta l’Irlanda (distillerie, imbottigliatori/selezionatori, commercianti ed anche i club). Scozia sottotono limitata ad una decina di banchi (Tamdhu, Benromach, Benriach, Glendronach, Glenmorangie e Ardbeg con il solito giochetto del fumo nel bicchiere). Giappone sotto assedio allo stand di Nikka (si, anche qui). Un po’ di America perché Jim Beam qui si sta giocando un po’ di carte.
Cinque minuti per ambientarsi, è poi subito scattata la caccia all’Irish migliore. Abbiamo preso d’assalto il banco di Tullamore (per vedere se avevamo dimenticato di assaggiare qualcosa e per salutare), poi Bushmills che era presente con tutti i suoi imbottigliamenti (gli unici un po’ freddini, tutti gli altri avevano il tipico ed affascinante calore del carattere irlandese, ma la spiegazione è facile) e lo stand della distilleria di Midleton (una vera e propria fiera del potstill whiskey).
Tanti i piccoli, in Irlanda si contano quasi 10 nuove distillerie nate negli ultimi 3 anni e che tecnicamente non possono ancora imbottigliare whiskey. Qui accade un po’ di tutto, alcune avevano in degustazione il loro poitin (il moonshine irlandese), lo spirito bianco irlandese che oggi ha ottenuto denominazione di origine e che in passato ha fatto la storia dell’Irish nelle aree rurali; ha attraversato anni difficili (lo si è fatto anche con le patate) e oggi è utilizzato come simbolo di riscossa dalle nuove microdistillerie che vogliono far conoscere come stanno lavorando ed iniziare ad incassare qualche soldino. Altre – per le stesse motivazioni – avevano il loro Gin o altre bevande alcoliche colorate … su cui non ho indagato. L’aria della microdistillazione dagli Stati Uniti sembra proprio essere arrivata in Irlanda – talvolta portata da imprenditori americani che si sono ritirati nella loro patria natia – vedremo nei prossimi anni se riuscirà a fare il grande salto verso la Scozia.
Una parte importante è sempre giocata dai commercianti selezionatori, primo fra tutti Mitchell & Son con i suoi famosi Green e Yellow spot e che presentava l’ultimo arrivato Green Spot Château Léoville Barton Cask (prestigioso Bordeaux con tanto cabernet). E qui viene il bello.
Il messaggio che mi sono portato a casa dopo questa esperienza Irish è che le botti di vino sono diventate molto importanti per l’affinamento di whiskey e che è stato colmato il gap che vedeva l’Irlandese poco incline all’uso attivo delle botti (solo poco più di due decenni fa sostenevano che una botte era solo un mero contenitore e che l’importante era che non perdesse liquido). Che piaccia o no, oggi l’Irish di qualità per il consumo locale deve passare per una qualche botte di vino che non sia il solo Sherry. Ne sono riprova gli imbottigliamenti esclusivi del Celtic Whiskey Shop, finiti in Syrah, Borgogna e persino nei nostri Brunello di Montalcino e Marsala De Bartoli. Li ho assaggiati quasi tutti, la “vinosità” è ben presente ed i risultati sono oltre le aspettative.
Last but not the least abbiamo “soggiornato” per un ora al banco di Teeling, dove abbiamo avuto un avvincente scambio con John Teeling. La storia la conosciamo, quando l’Irish era diventato monopolio di un’unica distilleria, un solo uomo – proprio lui – decise di partire all’attacco e di mettere le fondamenta della rinascita dell’Irish. Nasceva così nel 1987 la distilleria Cooley, che ha più volte attraversato momenti molto difficili (mai nessuno che dia un aiuto ai pionieri, molti erano invece pronti a criticare e a denigrare) finché è stata ceduta nel 2012 a Jim Beam.
Con gli oltre 70 milioni di Euro incassati John e famiglia avrebbero tranquillamente potuto ritirarsi a vita privata, e invece eccoli ancora lì in prima linea. Parliamo qui di seguito della distilleria Teeling, al momento l’unica distilleria attiva in Dublino, data in gestione ai figli. John ha acquistato da Diageo l’ex birrificio Great Northern Brewery (Dundalk), appena convertito in una nuova distilleria di malto e grano, appunto la Great Northern Distillery. John ci ha orgogliosamente fatto assaggiare due campioni di botte (1 day old, botti riempite il giorno prima 🙂 ) di whiskey di malto e di whiskey di grano (al 94.3% ABV, cavolo!). Un gioco? No, semplicemente il frutto di quasi 30 anni di lavoro nel mondo della distillazione.
Ma Teeling ha sempre imbottigliato con propria etichetta un po’ il meglio della propria produzione. Abbiamo avuto modo di assaggiare lo Small batch (Blended Irish whiskey), il Single grain (Single Grain whiskey maturato completamente in botti di vino rosso Californiano) ed il Single malt (100% whiskey di malto distillato nel 1991, 23 anni di maturazione in una varietà incredibile di botti, molto ricco e speziato). Lo spirito di Dublino è vivo!
Teeling Distillery
Ed eccoci nella giornata di Domenica a visitare la neonata Teeling Distillery.
L’impatto è emozionante. In piena zona dei Liberties di Dublino – l’area che dalla Guinness va sino alla cattedrale di S.Patrizio famosa per la sua indipendenza nel XIX secolo sia dal potere politico che da quello amministrativo – si giunge nella piazzetta di Newmarket dove un grande ed elegante edificio sovrasta un rumoroso mercatino dell’antiquariato. E’ la nuova Teeling Whiskey Distillery, al momento l’unica distilleria operativo dentro Dublino. Un tempo qui c’erano tante piccole distillerie, il quartiere povero ed il maggiore grado di libertà aiutavano parecchio, ma da oltre 125 nessun alambicco vi ha più prodotto spirito.
Ci accoglie John Teeling, per nulla provato dall’impegnativa giornata del festival (i figli ovviamente erano a riposo….), che ci racconta con notevole entusiasmo la storia di questa sua creatura. Abbiamo già raccontato qui sopra di come la vendita di Cooley abbia iniettato nelle casse della famiglia Teeling il capitale necessario per le nuove avventure. Ma certamente è sorprendente trovarsi di fronte ad una distilleria così bella ed accogliente, tutto sembra proprio pensato, posizionato e funzionare nel migliore dei modi.
Il concept è moderno. All’ingresso si viene accolti alla reception; la posizione cittadina renderà sicuramente la distilleria la più visitate di Irlanda e tutto sembra pensato in questa direzione. Un ampio cafe dove è possibile pranzare, una sala esposizioni che ospitava una mostra fotografica, la cortesia di chi ti accoglie ed il successo è garantito.
John racconta come sia stato difficile riconvertire questo edificio a distilleria ma ormai questo fa parte del passato. La distilleria è stata completata nel Marzo 2015, ha inizio a distillare a Luglio (prima botte riempita il 06/07/2015). Sembra che ne appariranno altre, John dice che entro un anno probabilmente Teeling non sarà più l’unico Spirit of Dublin, probabilmente ne apriranno almeno altre due. Cosa che sicuramente aumenterà il numero di vacanze Irlandesi tra gli appassionati di whisk(e)y.
La distilleria è a tripla distillazione, anche se è già predisposta per poter lavorare a doppia distillazione – come da buona tradizione di Cooley. Per il momento distillano non torbato … ma il Connemara whiskey lo hanno inventato loro quindi non sorprenderà scoprire un Teeling peated. Il potstill è qui fatto con una ricetta di 95% orzo non maltato e 5% orzo maltato, la farina viene bagnata prima di entrare nel mulino, il grist così ottenuto passa in un lauter tan dove la mistura viene scaldata allo scopo di rompere le cellule di amido e di consentire agli enzimi presenti nell’orzo maltato di agire anche sull’amido dell’orzo non maltato. Dopo circa 5 ore la conversione è completa, tutti gli zuccheri si sono disciolti e la parte liquida, il wort, viene pompata verso i quattro tini di fermentazione – 2 di legno e 2 di acciaio. Curiosità, al momento nei due tini di legno non viene aggiunto alcun lievito, la fermentazione parte in modo naturale probabilmente a causa della parte volatile dei lieviti provenienti dai waskback in acciaio. Si passa quindi alla distillazione, come già detto attualmente tripla.
Ah dimenticavo, la distilleria ha un cuore … tutto Italiano. Gli alambicchi sono stati infatti prodotti presso la Frilli di Monteriggioni (Siena), azienda italiana che ha deciso di non rimanere vincolata allo stagnante situazione italiana della grappa e che sta conquistando – con merito – significative quote di mercato nella distillazione mondiale di whisky e di tanti altri spiriti. Azienda che ho visitato ad Agosto e di cui avremo modo di parlare. Ci basti per il momento sapere che i Teeling sono rimasti entusiasti del loro lavoro; il fatto che la scozzese Forsyths (Rothes) abbia liste di attesa di oltre due anni e l’Euro debole stanno sicuramente aiutando (non per l’Irlanda che è pure Euro), ma i toscani ci hanno davvero messo tanto del loro. Bravi!
Il whiskey di grano arriva oggi dalla distilleria di Cooley ma abbiamo già accennato che l’altra nuova distilleria di John Teeling, la Great Northern Distillery sta già distillando grano quindi si tratta solo di avere qualche anno di pazienza.
La visita è molto piacevole, la distilleria non è piccola (capacità di 500.000 litri annui) anche se l’unità produttiva è tutta concentrata in un unico ampio locale (cosa tra l’altro valida anche per Tullamore che ha un dimensione ben maggiore). Da qui ci si sposta verso il Bang Bang Bar dove – a secondo del biglietto acquistato – è possibile assaggiare un ampia gamma di dram e di cocktail. Si cocktail, i loro mixologist si sono dati un sacco da fare per pensare e preparare i migliori cocktail stagionali che valorizzino gli ingredienti di qualità fatti in casa e che completino al meglio l’esperienza.
Infine c’è lo shop dove è possibile anche imbottigliarsi al momento alcuni single cask, al momento della nostra visita c’era persino un 24 anni full maturation in sherry, non male.
Grande Claudio! E’ un’emozione anche il solo leggere l’articolo ..
Alberto! Ci vediamo al Milano Whisky Festival!